Al servizio dell’uomo moderno. La dottrina sociale della Chiesa

Press Meeting

Quali sono le condizioni perché il singolo e le comunità in cui vive possano fare esperienze di piena libertà all’interno di una società? E’ Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, a porre in questi termini la questione, all’inizio dell’incontro che ha visto dialogare insieme Savino Pezzotta, Segretario generale CISL, Giuseppe Camadini, Presidente Cattolica Assicurazioni e S.Em. il Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio Iustitia et Pax. Fra i presenti, anche il senatore Giulio Andreotti.
E’ uno dei numerosi incontri promossi dalla Fondazione per la Sussidiarietà, durante questa edizione del Meeting. Vittadini ha ricordato in apertura come a questo tema molti dei presenti siano stati introdotti dall’intervento che Don Giussani fece all’assemblea della Democrazia Cristiana ad Assago nel 1987.
“Sussidiarietà – ricorda il cardinale Martino – vuol dire che ciò che può fare un corpo inferiore non deve farlo quello superiore; ciò che può fare la famiglia non deve farlo il Comune o lo Stato”. Questa preoccupazione è stata sempre presente nei documenti della Chiesa, fino al recente ‘Compendio sulla dottrina sociale’, di cui il Cardinale delinea le linee guida e indica i temi prioritari: il tema della vita e della sua difesa e promozione; il tema della libertà religiosa; quello della pace; e infine quello dei diritti umani, da quelli più elementari dell’individuo a quelli dei popoli.
Camadini descrive il ruolo delle associazioni intermedie nella società civile e la loro importanza: esse sono indispensabili perché si superi l’attuale disaffezione alle forme di costruzione di vita comunitaria. “Questo lavoro – aggiunge – richiede un’educazione continua, un’educazione cristiana dalla quale possono nascere tentativi nuovi di risposta a questa crisi”.
Savino Pezzotta, in un intervento che ha il sapore di una testimonianza personale, ringrazia la Chiesa per questi punti di riferimento offerti dalla Dottrina sociale. “L’impegno cristiano non può essere un fatto privato – sostiene – non si può separare la fede dalla vita: è la fede che ci chiede una dimensione pubblica”. “Se come sindacalisti – aggiunge ancora – bisogna contrattare il prezzo del lavoro, non si può peraltro ridurre il lavoro alla sua dimensione economica o politica. Il lavoro è orientato al riposo e non, come si pensa comunemente, alla retribuzione o al successo”. È la dottrina sociale della Chiesa che è capace, in questo momento, di rimetterci tutti in discussione. Vittadini, in chiusura, ricorda che la fede è un’esperienza umana, che nell’incontro odierno è descritta in varie forme. La sussidiarietà, allora, non è un’ideologia, ma una riflessione su questa esperienza.

F.R.
Rimini, 23 agosto 2005