Al Meeting “Sabatino”, spettacolo con l’Opera Fratel Ettore

Press Meeting

Spettacolo visionario e di grande intensità emotiva sulla storia di uno dei primi e più grandi amici di fratel Ettore, ”Sabatino” va in scena portato dall’Opera Fratel Ettore domani sera alle 20 all’International Arena Frecciarossa1000 nel padiglione B7 (biglietto intero 10 euro, ridotto 8 euro), con replica giovedì 28.
Precederà l’Open Act “Canta per il mondo”. Sudamerica, Africa, Nuova Zelanda, Irlanda e Italia: un viaggio intorno alla terra per incontrare le diverse culture attraverso il canto. Evento promosso dal Gruppo vocale Amarcanto, dall’Associazione Il Ponte sul Mare e dalla Cooperativa Centro Open.
Sabatino era il primo compagno di Fratel Ettore Boschin. “Scrivete di Sabatino”. Spesso fratel Ettore ha ricordato così l’inizio della sua avventura umana a Milano: erano in due, “io e Sabatino”, alla Stazione Centrale, avevano raccolto e chiamato “amico” quel povero diavolo coperto di cenci e piaghe purulente, lo avevano lavato, medicato, lo avevano trasportato al Fatebenefratelli e poi al Sacco dove era stato finalmente ricoverato grazie alle energiche “argomentazioni” del frate camilliano, “con lui mi arrangio io, domani però vi denuncio tutti”. Erano in due, perché nel 1978 il giovane fattorino Sabatino Iefuniello si trovava all’istituto San Giuseppe retto dai Fratelli delle Scuole Cristiane, quando fece irruzione, esigendo «aiuto immediato», Ettore Boschini, il frate camilliano che da due anni aveva fatto dei marciapiedi della città la sua “corsia d’ospedale”. Solo Sabatino aderì all’accorato appello: la mattina dopo, alle ore sette, si era presentato davanti alla chiesa di San Camillo per avventurarsi, all’ombra del gigante della carità, tra gli straccioni attaccati alla bottiglia, con le piaghe alle gambe, la scabbia, i pidocchi. In due quindi, apostoli tra un popolo di reietti e dimenticati da Milano che sotto due buie arcate di ponte, in fondo a via Sammartini, avrebbero trovato il Regno di Dio.
Quello che ne è seguito è un nuovo spettacolo, “Sabatino”, e un contributo al titolo di questa edizione del Meeting dedicata alle periferie. Periferie che, certo, Sabatino non si aspettava di trovare nella grande città “piena di luce, di gente che lavora e che produce”. Le cronache dicono che arrivò a Milano insieme alla sorella nel 1968, respinto dal seminario perché “non portato per gli studi” e qui aveva trovato posto come metalmeccanico, operaio e infine fattorino presso una multinazionale. Ma soprattutto, aveva trovato il Duomo. Facile è immaginarlo lì, come i tanti che non sapevano di avere accanto un santo, ai piedi della cattedrale. Immobile, sotto il sole rovente d’agosto, impigliato nei suoi vestiti da emigrato del sud nel tranvai della città che non dorme neanche d’estate, osservava sbalordito quella selva di statue e guglie che si arrampicavano fino al cielo dove sbocciava, lucente, la Madonnina di Milano.
Uno stupore che il Teatro della Misericordia racconta servendosi di un manichino di legno, realizzato da Emanuele Fant, giovane talento appassionato di arte scenica e di scrittura teatrale, al quale otto attori, scelti tra i senzatetto di Betania, prestano le proprie braccia e gambe per muoverlo all’interno di scenografie povere, luci e violini. Sabatino si lasciò fare da quell’abbraccio ed è questa docilità che lo spettacolo cerca di trasmettere e testimoniare, questa semplicità di cuore che lo portò ad amare i luminosi santi e beati, da san Carlo Borromeo al cardinal Schuster, come rissosi e corpulenti peccatori ai bordi delle strade della città. Scelse di entrare nel Piccolo Gruppo di Cristo, e di servire in castità, santo invisibile tra gli invisibili, il Regno di Dio all’ombra del più energumeno dei suoi testimoni.
(M.T.)

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