90. Conferenza stampa col Cardinale Scola

Press Meeting

“Come ha teorizzato un filosofo tedesco, questo desiderio di Dio è una ‘diceria’ che non si spegne” e che riemerge anche nel cosiddetto mondo post-moderno.

Con queste affermazioni è iniziato il dialogo coi giornalisti del cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, mezz’ora prima del suo intervento in auditorium sul tema: “Desiderare Dio. Chiesa e post-modernità”. Il patriarca di Venezia ha proseguito dicendo che l’uomo post-moderno ha la possibilità “di mettere le mani sulla sua stessa genesi”.

Bisogna dunque rispondere alla domanda: che uomo vuole essere l’uomo del terzo millennio? È necessario scegliere tra due grandi opzioni: da una parte quella che afferma che “l’uomo è solo il suo proprio esperimento”, dall’altra quella che punta sulla rinascita dell’io, che è sempre un “io-in-relazione”; o, ancora, un “io duale: anima e corpo, uomo-donna, persona-società”.

La domanda di salvezza “continua a urgere gli uomini. L’infinito è una condizione per vivere il finito. Il compito dei cristiani è testimoniare che, seguendo Cristo, si vive meglio”.
Interpellato sul tema del federalismo, il cardinale ha anticipato: “rispondo come cittadino comune”. “Non si può costruire un’autentica ‘polis’ senza ricreare continuamente un equilibrio tra persona e società, facendo i conti con tutti i corpi intermedi che rappresentano una ricchezza dell’Italia. Se il federalismo è un metodo per aiutare un rapporto corretto tra persona e società, ben venga. Però all’interno di un orizzonte unitario, in un bilanciamento corretto, secondo giustizia, dei tre elementi: diritti, doveri, leggi. Credo che fosse questo che intendesse anche il cardinale Bagnasco”.

Sul tema dei diritti, Scola ha richiamato l’importanza di tener fermi i tre termini: diritti, doveri e leggi. “Abbiamo destoricizzato – ha osservato ancora – la genesi dei diritti ed è un gravissimo errore, a questo riguardo, sottovalutare l’apporto delle religioni e delle etiche sostanziali”.

Bisogna inoltre saper distinguere tra i diritti fondamentali e quelli che non sono fondamentali. “Sono convinto che una società civile adeguata – ha detto il cardinale – poggi su un’unione stabile uomo-donna, aperta alla vita”. In un clima di “appassionata narrazione da parte di tutti” delle proprie ragioni, è possibile cogliere la ragionevolezza di questa posizione.

Sollecitato da altre domande, il cardinale Scola ha detto di non essere d’accordo “con chi ha cominciato a scrivere che il concetto di ‘società civile’ è superato e va abbandonato. Non parlo dal punto di vista teorico, ma pratico. Nelle mie visite pastorali ho verificato che esiste ed è all’opera una colossale ricchezza”.

Altre battute: anche i politici devono riscoprire “delle buone ragioni per una vita comune”. E ce n’è anche per i giornalisti. “Io ritengo che tutta la stampa non abbia diritto di forzare i toni, anche la stampa che ha come riferimento il mondo cattolico. La tentazione più grossa che voi avete si chiama verosimiglianza, che è il principio della forzatura”.

(V.C.)
Rimini, 25 agosto 2010