87. Un caffè con … un professore di Economia

Press Meeting

Nell’ambito dell’appuntamento giornaliero delle 13.45 della Compagnia delle Opere dedicato alle imprese, Maurizio Dallocchio, docente di finanza aziendale all’Università Bocconi di Milano ha risposto alle domande poste prima dal giornalista Gianluigi Da Rold e poi dal pubblico presente, sulla crisi economica e finanziaria che ha colpito l’intero pianeta e sulle prospettive di ripresa.
Da Rold ha detto che una domanda ricorrente della gente è quella sulle origini della crisi e su come sia possibile uscirne. A questa questione, girata all’economista, il giornalista ha aggiunto quella su quale cambiamento la crisi chiede anche a noi.
Per introdurre la risposta Dallocchio, parafrasando un po’ il titolo del Meeting, ha messo in risalto che l’origine della crisi va addebitata a finanzieri, politici ed imprenditori “che non hanno avuto cuore”, che cioè hanno agito con ingordigia, superficialità, sottovalutazione del rischio, senza guardare al lungo periodo, al beneficio per tutti, “senza rispetto per tutti noi”. Grande, in questo senso, la responsabilità delle società di rating, superficiali nelle valutazioni e nei controlli. Accanto a tali cause soggettive si sono poste quelle oggettive, costituite dai tassi troppo bassi per troppo tempo, che hanno favorito l’indebitamento anche da parte di chi non poteva restituire i prestiti e una ingegneria finanziaria spregiudicata, che ha fatto sì che la finanza prendesse il posto dell’economia reale. Alla domanda “a che punto siamo?” il docente ha risposto che la crisi ha colpito soprattutto il settore immobiliare e quello bancario e che siamo in una fase di stallo perché non c’è fiducia da parte delle imprese e dei consumatori. Occorre una ripresa di credibilità del sistema perché ricresca anche in noi la fiducia.
“Cos’hanno fatto in questi tre anni di crisi gli organismi internazionali per favorire l’uscita dalla crisi?” è stata la successiva domanda di Da Rold. Dallocchio ha “promosso” la Federal Riserve statunitense, il Governo statunitense ed il Fondo monetario internazionale, intervenuti con tempestività per il salvataggio delle banche in difficoltà, cosa questa che ha permesso la tutela dei risparmiatori, nonché della Grecia; ha espresso invece giudizi critici nei confronti della lentezza dell’intervento della Banca centrale europea, mentre ha lodato la capacità del G20 di coordinare gli interventi internazionali.
Alla domanda del giornalista che chiedeva su quali comportamenti del mercato finanziario sia necessario intervenire, l’economista ha risposto dicendo che deve necessariamente cambiare il rapporto tra Pil mondiale e valore delle attività finanziarie principali e derivate, ma che il problema non è quello di avere nuove regole, altrimenti i mercati “muoiono”. “Certamente occorrono controlli adeguati ed anche regole nella determinazione delle modalità di remunerazione degli operatori finanziari, ma soprattutto – ha concluso Dallocchio riprendendo l’osservazione con cui aveva aperto l’incontro – è necessario che chi agisce sul mercato si confronti con il ‘cuore’ per non essere ingordo e incentrato solo su di sé”.
“È cambiato nel tempo il metodo di insegnamento della Finanza aziendale?” è stata l’ultima domanda posta dal giornalista. “Va premesso – ha precisato il docente – che la disciplina Finanza aziendale è cosa diversa dalla disciplina Finanza di mercato e che compito della prima è studiare la raccolta e l’impiego del denaro, nonché le modalità di controllo del rischio. Detto questo, ho cercato di far comprendere agli studenti che ci sono altri mondi, oltre quello della finanza e delle banche di affari, in cui poter spendere il proprio impegno: quello delle imprese e del settore pubblico, ad esempio”. Il risultato è che molti laureati si indirizzano verso tali settori. “Devo aggiungere – ha concluso Dallocchio – che ho molto puntato anche sull’esempio personale, non mancando mai alle lezioni, ai consigli di facoltà, al ricevimento studenti”.
Varie domande sono state poste poi dal numeroso pubblico presente. Interessante la precisazione, in risposta ad una domanda sul rischio di inflazione connessa all’immissione di forti liquidità sul mercato. “L’inflazione non c’è stata! – ha spiegato Dallocchio – perché la liquidità è stata immessa sia sul mercato americano sia su quello europeo, sicché non si è verificato alcuno squilibrio tra euro e dollaro”. Rilevante anche la sottolineatura sulla necessità dell’innovazione per indurre l’aumento dei consumi, ma anche per evitare problemi di smaltimento connessi ad acquisti basati soprattutto sulla quantità e non sulla qualità.

(A.M.)
Rimini, 25agosto 2010