68. Corazòn Bogotà: le mani di Juan Rey

Press Meeting

Uno scultore coraggioso, un viaggio, l’incontro con persone eccezionali. A Bogotà, una delle città più violente dell’America Centrale. “Corazòn Bogotà: le mani di Juan Rey” è la storia del cambiamento del cuore di un uomo, Fabrizio Loschi, un artista che si è tuffato in un’esperienza prima del tutto sconosciuta: il Centro San Riccardo Pampuri, nel quartiere di Juan Rey di Bogotà, Colombia. Portando con sé “solo domande, e neppure troppo intelligenti”, oltre agli strumenti del mestiere di scultore.
I bambini, 260 solo quelli dell’asilo, lo accolgono divertiti quando inizia a prendere il calco delle loro mani, una ad una.

“Il San Riccardo non è un’isola, ma un cuore che pulsa”, dirà ancora nel video. Oltre alla scuola materna, primaria e doposcuola, il centro comprende anche corsi di formazione socio sanitaria e numerosissime attività. Ma non è appena un servizio, come dirà una delle insegnanti, ma una “compagnia al destino”. Gli sguardi dei bimbi s’illuminano quando Fabrizio mostra loro le vere sculture delle loro mani, ognuno riconosce la sua, scoppia un applauso entusiasta. “Oggi, in uno dei posti più sfigati del mondo”, racconterà, “mi sono sentito vivo, utile, importante”.

Il lavoro continua, Fabrizio prende il calco delle mani anche delle insegnanti e di don Carlo d’Imporzano, il fondatore dell’opera, che lo colpisce in modo decisivo.
“Non sono qui certo per essere buono, ma a un certo punto il mio destino non è più nelle mie mani”. Nasce l’idea: scolpisce un cuore, che insieme a tutte le mani dei bambini e delle insegnanti del San Pampuri diventano l’opera d’arte bellissima posta nel giardino della scuola.

“Una scuola”, dirà don Carlo mostrando l’opera ai ragazzi, “che è nata e vive proprio per questo, perché noi offriamo i nostri cuori e perché un altro prima di noi ha offerto il suo: Gesù”. E intonano la Virgen de Guadalupe. Il viaggio è finito, Fabrizio torna cambiato. “Ho smesso di arrabbiarmi con Dio e le sue presunte disattenzioni. Definitivamente”.

“Quello che ci sostiene”, dice alla fine della proiezione Marco Valera, rettore del San Pampuri, “è la certezza che c’è un cuore nei bimbi e nelle loro famiglie e che si può educare.

Noi lo aiutiamo ad esplodere. Loro si sentono amati e anch’io mi sento abbracciato da Dio attraverso di loro”. Marco Civinelli di Limina, regista del video, ha ringraziato tutti coloro che hanno dato un contributo fondamentale alla sua realizzazione, a partire da Daniele Mingucci, ideatore e punto di riferimento del progetto e Giuseppe Argelli, che l’ha sponsorizzato.

Per informazioni e per sostenere il Centro Riccardo Pampuri: www.ventoproject.com.

(Al.C.)
Rimini, 24 agosto 2010