57. Help! Il grido del rock

Press Meeting

“Come giornalista musicale e grande appassionato di musica rock mi sono accorto che nel panorama culturale e sonoro di oggi manca un vero strumento in grado di fornire una chiave di lettura per questo tipo di musica che da più di cinquant’anni rappresenta un potentissimo mezzo di comunicazione” . Così Walter Gatti, in occasione della presentazione del suo libro “Help!Il grido del rock” all’interno dello spazio Scena.it riassume l’intento che lo ha spinto a scrivere questa breve guida assieme al giornalista musicale Paolo Vites, il presidente dell’Emerald Institute di New York Maurizio Maniscalco e l’amico Stefano Rizza. Oltre agli autori, sul palco sono saliti anche l’editore del libro Eugenio Dal Pane e il famoso giornalista irlandese John Waters.
Il libro, edito da Itacalibri, rappresenta una sorta di antologia contenente ciò che questo genere musicale ha cercato di dire a proposito della vita, dell’amore e dell’esistenza umana in generale. “Help! Il grido del rock” è infatti un’analisi di 130 canzoni suddivise in sei aree tematiche relative al rapporto del rock con l’uomo e la realtà, l’utopia, il desiderio, la strada, l’amore e il divino, al fine di affrontare la musica da una prospettiva alternativa e opposta rispetto alla fruizione meramente superficiale a cui siamo abituati oggi.
“Nelle canzoni di Bruce Sprigsteen ho trovato una corrispondenza immediata con quello che il mio cuore desiderava” afferma Paolo Vites, raccontando come il rock non sia soltanto quella musica ritenuta appannaggio di una sottocultura nichilista, comunista e volta alla distruzione dell’io. Al contrario, tramite questo veicolo sonoro estremamente espressivo e immediato, le esigenze dell’uomo vengono comunicate in tutta la loro urgenza e drammaticità, come testimoniano brani quali “Come as you are” dei Nirvana, “Nowhere man” dei Beatles e “What do you want me to do” di Mike Scott, citati dai quattro autori.
Anche l’intervento conclusivo di John Waters fornisce una testimonianza sulla musica come mezzo per esternare domande, grida e desideri intrinseci dell’essere umano. Il giornalista irlandese narra del suo primo impatto con i dischi di Leonard Cohen e di come sin dal primo ascolto si fosse sentito perfettamente descritto dalla canzone “Bird on the wire”: “In quei pochi versi mi sono totalmente ritrovato anche se allora non avevo ben chiaro tutto il suo significato. Con quelle parole Cohen mi ha comunicato un riflesso del mistero ancora prima che me ne rendessi conto personalmente”.
Ed è proprio questo il livello a cui mira il libro, definito dallo stesso Waters come “la guida al cuore del rock”. Una ricerca di quel desiderio, quella luce che non cessa mai di brillare anche nei momenti più bui, come sintetizza il titolo della canzone degli Smiths: “There’s a light that never goes out”.

(M.M.)
Rimini, 26 agosto 2008