50. Marija Judina, la pianista che commosse Stalin

Press Meeting

La luce è spenta, sul palco un pianoforte e l’interno di una casa. Questo è lo spettacolo che si mostra al pubblico dell’Arena D3, in attesa dell’inizio della piéce musico-teatrale sulla vita della pianista russa Marija Veniaminovna Judina.

Le prime note suonate da una allieva di Judina, Marina Drozdova, aprono le danze di questo attesissimo intreccio di musica e racconto teatrale per riportare in vita l’ardore dell’“insolente” pianista che commosse Stalin.

“La musica era lo strumento per raggiungere Qualcos’altro, tramite per capire e comunicare la Bellezza, la consistenza della vita”, spiega il regista Andrea Chiodi. Ed è questo plus nella musica della Judina ad aver commosso Stalin: così come l’auditorium D3 lunedì 23 agosto.

Non una mera e fredda riproduzione di eccellenti brani musicali, ma una passione per la vita e per la bellezza, resa possibile solo dall’incontro con la Chiesa. “Sono cresciuta e continuo a crescere perché obbedisco alla Chiesa di Cristo, perché ho incontrato qualcuno che mi ha amato veramente… E la mia musica cresce con me, grazie a questo”, recita l’attrice Angela Demattè nei panni della stessa Judina. Suo interlocutore è Pavel (Matteo Bonanni), immaginario alunno della Judina e accanito difensore del realismo socialista.

Il dialogo, immaginato dall’attrice, è un incontro-scontro tra due posizioni umane antitetiche, accomunate dalla medesima passione per la musica e per la vita. Pavel è l’uomo di partito, amante della musica che non scuota troppo le coscienze del popolo: “Non dovresti suonare Stravinskij e Šostakovič. Il popolo ha bisogno di Bach e Brahms”.

Eppure qualcosa della musica della Judina lo stupisce e lo spinge a cercarla. Marija invece suona e vive di cuore, guarda al suo talento come un dono da condividere. Questa è l’origine del suo plus. Lei suona lasciando parlare l’arte: “Osservare l’opera e non seguire regole”. Il resto è puro manierismo. Per questo Stalin volle l’incisione della sua esecuzione del Concerto n. 23 per pianoforte ed orchestra di Mozart. E per questo Iosif Vissarinovic detto Stalin tenne in vita la Judina e con lei la sua musica “di cuore”.

Ad accompagnare Marina Drozdova, vi sono anche la voce di Yury Fedorishchev, il pianoforte di Victor Derevianko (altro allievo della Judina), e Diana Cahanescu al violoncello. I brani sono vari, da Brahams a Schumann, da Glinka a Mussorgsky, ed eseguiti eccellentemente.

Cornice dell’esecuzione finale è stato un video in bianco e nero, proiettato sullo sfondo, con immagini del popolo russo nel periodo stalinista. Uno spettacolo da guardare, ascoltare e soprattutto da lasciar risuonare nei nostri cuori perché “educare è introdurre alla Bellezza”.

(E.M.)
Rimini, 23 agosto 2010