400 anni dalla morte di Shakespeare: il senso dell’altro in Amleto

Press Meeting

In occasione dell’anniversario della morte di Shakespeare, al Meeting 2016 è andato in scena Amleto, alle 19, in una affollatissima sala Poste Italiane A4. Davide Rondoni, Poeta e Scrittore, ha dialogato con Piero Boitani, Docente di Letteratura comparata, sul senso dell’altro in Amleto.

“Il Meeting mette a tema il tu come bene – ha esordito Rondoni – ma è il senso critico che permette all’io di andare incontro al tu”. Il personaggio di Amleto è quello più fortemente utilizzato per comprendere cos’è l’io: “Tutti noi siamo Amleto”.

Poi è il turno di Boitani, che comincia ad illustrare la prima e più nota tragedia dell’uomo moderno, partendo dalla trama. Fondamentale per lo sviluppo della storia è l’odio per lo zio Claudio, usurpatore del trono, che spetterebbe allo stesso Amleto. Secondo il docente, il punto centrale è l’indecisione del protagonista, che per tutta la prima parte del dramma s’interroga, dubita, non si decide a compiere la vendetta. A questo punto, il professore legge un brano in inglese per far sentire come suona il brano in lingua originale.

Nel brano, Amleto è in preda a un sentimento malinconico, che sconfina nella depressione e vede solo il lato oscuro della vita. Così si finge pazzo o forse lo diventa veramente, come sostiene Boitani. Vivere o uccidersi, morire o dormire, si chiede il tormentato eroe. Amleto ragiona come un filosofo e sa arrivare al cuore delle cose. “Dormire, forse sognare”. Il male del cuore è il travaglio che Amleto porta dentro.

“Tra le altre cose – ha aggiunto Boitani – Amleto è cristiano, ma anche uomo del Rinascimento che dubita, si pone domande e non sembra credere al ritorno in vita”. Nell’ultima scena in cui il protagonista muore, assistiamo, però ad un’evoluzione: Amleto accetta la Provvidenza per diventare un uomo riconciliato e propriamente un uomo cristiano. “Il resto è silenzio”.

L’incontro termina con un’ultima riflessione di Rondoni sull’io: “La cultura cristiana non si è mai sottratta al problema del destino”. “Il secondo problema è il potere – ha aggiunto il poeta – l’uomo è fatto per stare nel mondo e per esercitare il potere. L’io non si comprende senza fare prima i conti con il destino e il potere”.

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