35. Enzo: un’avventura di amicizia

Press Meeting

“Enzo. Un’avventura di amicizia” è il titolo del libro, edito da Marietti, che il giornalista Emilio Bonicelli ha dedicato al grande chirurgo modenese ed ha presentato, in una sala Neri gremita, oggi pomeriggio al Meeting insieme ad Alberto Savorana, portavoce di Comunione e Liberazione e Giuliano Barbolini, senatore della Repubblica, relatore a Palazzo Madama della legge sul “5 per mille”.
“Una persona che ha segnato la vita di tanti, di sicuro la mia”. Per Alberto Savorana, come per migliaia di persone che lo hanno incontrato, prima della sua tragica scomparsa in un incidente stradale, il 26 maggio 1999, Enzo Piccinini è stato un amico e un padre, “una presenza travolgente, con una promessa di pienezza per la propria vita”. Ma anche per chi non lo ha coinvolto direttamente, come il senatore Giuliano Barbolini, la vita di Piccinini ha tuttora un fascino eccezionale, per la forza e l’amore che l’hanno sempre contraddistinta.
“Aver incontrato il cristianesimo per lui ha significato trovare il segreto della vita, la vera umanità – ha continuato Savorana –. Si ribellava con tutto se stesso a un cristianesimo che rendesse l’uomo un po’ meno uomo”. Non a caso si definiva spesso “un ateo diventato cristiano per caso”, affascinato, lui che veniva da un’esperienza di estrema sinistra, da “un gruppo di amici che gli piaceva”.
“Ho scoperto Enzo attraverso gli amici de “La Carovana”, la scuola fondata da lui trent’anni fa,” – ricorda Barbolini – “e ho trovato nella loro attività una semplicità e una determinazione a costruire per il bene comune che mi hanno colpito molto. Leggendo il libro mi sono reso conto dell’origine di tutto questo, come testimonia proprio l’episodio della fondazione della scuola che all’inizio contava tre o quattro bambini. Iniziare una cosa del genere a Modena, in quegli anni, significava avere proprio un bel fisico! Oggi è una realtà ricchissima, con oltre seicento alunni, che rende onore a quel coraggio iniziale ed è un modello educativo per tutti”.
Il desiderio di scrivere questo libro Emilio Bonicelli lo custodiva già da alcuni anni, almeno da “quel terribile 1999”, quando, pochi mesi dopo la morte di Piccinini, scoprì di essere malato di leucemia. “Non c’è più Enzo, mi sono detto, perché lui sarebbe stato il primo con cui condividere quel peso enorme. E invece, durante la malattia, ho dovuto riconoscere che Enzo era presente eccome, attraverso dei segni evidenti”. Questo volume non è una biografia, ma “una memoria viva per chi non l’ha conosciuto, con l’idea di mettere insieme alcuni amici cambiati dall’incontro con lui”. Si tratta di un libro scritto con lo stile dei vangeli: “quell’ora, quel minuto in cui è parso evidente che qualcosa di eccezionale era entrato nella loro vita”. Succedeva che in gesti banali, come andare in bicicletta per Modena, all’improvviso Enzo ti rivolgesse la domanda: “Ma tu sei disposto a dare la vita per Cristo?” Così “il Mistero irrompeva nella nostra vita e ci era evidente che la vita è una cosa seria, con un destino buono”.
Un Mistero buono che irrompeva anche nel rapporto con i malati, accompagnati con grande professionalità e con un’umanità fuori dal comune. E non è un caso che il libro inizi proprio in sala operatoria, il luogo di una “scuola di grande umanità”. Come testimonia anche la frase di un paziente che, appena saputo della morte di Enzo, dice a uno dei medici del suo staff: “Spero che ognuno di voi possa andare in una città diversa a rifare quello che fate qui, perché tutti quelli che stanno male come me dovrebbero fare un’esperienza così”.
Concludendo l’incontro, Alberto Savorana ha riletto le parole pronunciate di getto da don Luigi Giussani alla notizia della scomparsa del suo grande amico: “Enzo fu un uomo che, dall’intuizione avuta in dialogo con me trent’anni fa, disse il suo sì a Cristo con una stupefacente dedizione, intelligente e integrale come prospettiva, e rese la sua vita tutta tesa a Cristo e alla sua Chiesa. La cosa più impressionante per me è che la sua adesione a Cristo fu così totalizzante che non c’era più giorno che non cercasse in ogni modo la gloria umana di Cristo”