163. Invito alla lettura

Press Meeting

Dopo il successo della prima edizione presentata al Meeting 2007, è stata presentata la nuova edizione accresciuta del volume “Bellezza, ascesi, utilità. La sfida educativa nello sport”, a cura di Nicola Lovecchio e Giancarlo Ronchi. allenatori ed educatori dell’Istituto Sacro Cuore di Milano.
“Veniamo dal periodo straordinario di immagini, emozioni, storie incontrate alle Olimpiadi”, ha posto in evidenza in apertura Eugenio Nembrini, rettore dello stesso istituto. È vero che anche una bellezza può avere una contraddizione. Pensate alle ginnaste cinesi, quali sacrifici avranno dovuto compiere per riuscire ad emozionarci così?”.

Un testo, ha quindi sottolineato Lovecchio, che ha raccolto le storie di tanti che si sono impegnati nello sport, a contatto con i giovani, e che fa emergere qual è la dinamica che fa lavorare nell’ambito sportivo e che è diversa dal “rastrelliere cinese” per raccogliere medaglie.

“Dopo aver studiato all’Isef abbiamo formato un’equipe che mettesse insieme talento e idee nel campo dell’educazione allo sport, tanta passione che però non reggeva allo scetticismo della cultura dominante sul ‘perché farlo’. Cercando allora una risposta nei nostri maestri, Giovanni Paolo II e don Luigi Giussani, abbiamo scoperto la dinamica nuova e originale che ha ridato forza e passione al nostro lavoro. Tutti e due ne hanno parlato in termini di bellezza. Come disse Giovanni Paolo II rivolgendosi a una squadra di alpini: ‘Le forze fisiche e muscolari devono essere sostenute da una tenace volontà e da un’intelligente passione per il bello’”.

“Le parole del titolo – ha quindi aggiunto Ronchi – ci giunsero nell’84 da don Giussani, quasi come una sfida da accettare, sul come vivere un’esperienza autentica di vita. Lo sport è desiderio di vivere qualcosa di memorabile, dove la personalità si possa esprimere in modo gratuito e cogliere un’ancora maggiore soddisfazione di sé. Dentro la vicenda sportiva c’è un io che desidera, che vuole qualcosa per sé; un dribbling, una schiacciata, qualcosa che mi soddisfi. E ‘ascesi’ significa pensare a quale impegno, sacrificio, capacità di vincere la propria istintività, occorra per arrivare a questo. Altrimenti ogni richiamo alle regole è solo formalismo. Se si capisce questo, è allora che si rinviene nello sport – ribadiva don Giussani – quell’utilità che ne fa un grandioso fattore educativo”.

(M.T.)
Rimini, 29 agosto 2008