160. Invito alla lettura.

Press Meeting

“Il Padre Nostro, la preghiera che ci ha consegnato Gesù, riguarda e abbraccia il contenuto ultimo di ogni atto della nostra esistenza”, così Camillo Fornasieri, direttore del Centro culturale di Milano, introduce alle 19 il libro di Angelo Scola, patriarca di Venezia, “il dulcisissimus in fundo”, afferma Fornasieri con un latino improbabile, dei libri presentati in questo Meeting.
“Il volume è un affresco straordinario ed è un atto di estrema delicatezza il fatto che la Chiesa faccia ripetere questa preghiera ogni giorno – esclama Stefano Alberto, docente di introduzione alla teologia all’Università cattolica Sacro Cuore di Milano – ma cosa sono queste sette domande che il Signore stesso ci ha insegnato?”
Una semplice preghiera che, per la storia della Chiesa e del suo popolo, è più imponente e decisiva del giudizio universale dipinto nella Cappella Sistina. “La parola Padre, riferita a Dio, incommensurabilmente altro da noi, indica un mistero e allo stesso tempo, una presenza familiare: Tam pater nemo!”. “Una paternità esito non di progetti umani o di consonanze culturali, ma del volere di colui che ci ha messo insieme: non mio, ma nostro”.
Il relatore si sofferma poi sulla domanda “Venga il tuo regno”. “Il regno però, a differenza di quello che molti hanno pensato dopo il Concilio Vaticano secondo, non è qualcosa che verrà dopo la storia, ma qualcosa che accade ora”. Così si racconta del ministro Sacconi che in visita al meeting al bar dei carcerati chiedeva a Franco, uno di loro, se veniva pagato per fare questo lavoro. Alla risposta “Sì” seguiva un “ah ecco!”, ma subito il carcerato precisava “Tutti i soldi li mando a mia figlia per studiare, così anche se sono in carcere, posso continuare ad esserle padre”.
Fatti che forse non compariranno su nessuna pagina di giornale, ma segni “del suo regno presente, – continua Stefano Alberto citando sant’Ambrogio – un regno discreto come Cristo che pazientemente bussa al cuore dell’uomo e non si permetterebbe mai di entrare se questo non gli aprisse”. Paziente fino alla morte in croce. Conclude il relatore: “Così alla fine, di fronte a tutti nostri tradimenti, Gesù taglia corto e chiede un’unica cosa al mio e al tuo cuore: mi ami tu?”

(G.P.M.)
Rimini, 28 agosto 2009