150. La valutazione di impatto del no-profit: il caso AVSI

Press Meeting

Alle ore 15 nella sala Mimosa B6 si è svolto l’incontro workshop relativo alla valutazione dell’operato di una organizzazione non profit, attraverso l’esempio di un progetto dell’ong Avsi in Africa. Il moderatore Antonio Mandelli (Presidente di CdO-Impresa Sociale) avverte i presenti che il tema forse non sarà dei più semplici, ma d’importanza primaria per un’organizzazione non profit. Si tratta infatti di valutare i risultati di una struttura non profit, con caratteristiche quindi per molti versi differenti dalle aziende tradizionali, valutazione però non in base a criteri astratti, ma rispondenti ai dati suggeriti dalla concreta realtà in cui opera.
Il quadro d’insieme viene delineato nella prima relazione da Carlo Lauro, docente di statistica dell’Università di Napoli, che si propone l’obiettivo di analizzare a livello macrostrutturale il sistema valutativo nelle organizzazioni non profit. Tramite una serie di slides il professore illustra dettagliatamente sia il senso stesso dell’attività di valutazione, sia il processo ad essa sottostante. “La valutazione – inquadra così il tema – è un metodo di raccolta e analisi sistematica di una serie di dati partendo dai bisogni manifestatisi all’interno di una realtà particolare”. Generalmente basata su di un calcolo di inputs e outputs, la valutazione dell’impatto di un’attività mostra l’utilità di un progetto attraverso il confronto sul campo degli effetti ottenuti (outcomes) seguendo un programma, confrontandoli poi con la situazione che si verifica in assenza di questo.
Con l’intervento di Giampaolo Silvestri, responsabile Progetti Avsi, viene portato in sala un esempio di attività non profit: il progetto Ovc Avsi in Kenya, Rwanda e Uganda (l’attività del Meeting Point di Rose Busingye infatti fa parte di questo piano). Sostenuto congiuntamente dal programma Pepfar della ong americana Usaid e dai fondi Avsi derivati dal sostegno a distanza, Ovc è un piano di lavoro atto a migliorare e sostenere la cura degli orfani e dei bambini vulnerabili (spesso per ragioni legate alla diffusione dell’Aids). Con il supporto di slides e di un filmato sull’applicazione dell’Ovc in Kenya, Silvestri illustra gli obiettivi del progetto africano, tra cui la salvaguardia della salute dei bambini, la loro alimentazione e istruzione. Al conseguimento di questi tre scopi non contribuiscono solo i fondi di Ovc; un ruolo decisivo viene ricoperto anche dalle famiglie e dal contesto, i “local partners”. Pertanto Avsi ha deciso di puntare molto sulla cooperazione con questi tre soggetti, sia fornendo gli strumenti alle famiglie per affrontare i problemi dei figli, sia mediante la costruzione di un dialogo con le organizzazioni dislocate sul territorio. “Il motivo di fondo – conclude – della valutazione su questa attività sta nella volontà di documentare e comunicare in modo adeguato il nostro operato anche a soggetti esterni”.
Il terzo e ultimo intervento, a cura del docente dell’Università Cattolica Giancarlo Rovati, riguarda l’applicazione della griglia di valutazione a questo caso specifico. Oltre allo studio di dati tecnici, il docente focalizza l’attenzione sulla natura del lavoro valutativo, vissuto non come un’attività meccanica, ma come un’esperienza relazionale tra due protagonisti: il relatore e l’intervistato.
(M.M.)