149. Un impegno per ciascuno. Ognuno al suo lavoro

Press Meeting

Doveva essere l’incontro riassuntivo tra quelli nati dalla provocazione della mostra della CdO “Un impegno per ciascuno. Ognuno al suo lavoro. Dentro la crisi, oltre la crisi”. E non ha certo deluso le aspettative la tavola rotonda con Philip Blond, direttore di ResPublica, Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera ed Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior.
Alla radice della crisi c’è “un’idea di razionalità economica ridotta”, ha detto il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini, che ha citato una frase di don Giussani: “Il desiderio è come la scintilla con cui si accende il motore. Tutte le mosse umane nascono da questo fenomeno”, per questo l’uomo inizia ad interessarsi di tutto, “in forza dell’ingrandirsi, del dilatarsi, del maturarsi di questi stimoli che ha dentro e che la Bibbia chiama globalmente cuore”. Ed è “per un impeto a sviluppare sempre di più questo cuore” che ci interessa anche una visione più umana dell’economia.
La cause della crisi sono da ricercarsi nel nichilismo della nostra cultura, come sottolineano più volte tutti i relatori presenti. E le conseguenze di questa cultura si vedono nell’egoismo di chi è convinto di risparmiare non mettendo al mondo dei figli e non si rende conto che, nel lungo periodo succede proprio l’opposto, come evidenzia Gotti Tedeschi. Un’altra conseguenza negativa è un’economia dove i protagonisti si considerano al di là del bene e del male, dove “coloro che si arricchiscono di più non hanno alcun rispetto per le persone”, come sottolinea De Bortoli.
Come uscirne? Ripartendo dalla persona: “Troppo spesso abbiamo dato poca importanza al capitale umano”, che è invece l’aspetto più importante dell’economia. “L’economia del futuro”, ha continuato il direttore del Corriere, riprendendo Blond, “è fatta di relazioni tra le persone”. Proprio Blond evidenzia come “la sinistra e la destra siano due facce della stessa medaglia”.
Entrambe le ideologie, quella del mercato e quella del collettivismo, hanno portato a un maggior centralismo della ricchezza e a un maggiore impoverimento dei meno abbienti. Lo stesso welfare state non è riuscito nel suo intento. Per de Bortoli occorre una nuova economia che valorizzi le associazioni che partono dal basso e che permettono ai più poveri di godere di servizi, “come i prestiti a basso interesse, altrimenti impossibili da ottenere”. Conseguenza di questo potrebbe essere l’abbassamento delle tasse e quindi un maggiore sviluppo.
Meno figli non è sinonimo di maggior benessere, anzi è proprio il contrario. Nel lungo termine, come ha docomentato Ettore Gotti Tedeschi, le popolazioni occidentali a crescita zero saranno infatti superate dalla crescita economica dell’Asia, dove l’incremento demografico sta favorendo sempre più lo sviluppo e l’innalzamento del pil. Il progressivo invecchiamento dell’Occidente sta invece favorendo la crescita dei “costi fissi”, problema che le nostre economie non sono riuscite ad affrontare con incisività negli ultimi anni.
Misure quali l’aumento di produzione, la delocalizzazione e soprattutto l’eccessivo indebitamento non hanno infatti risolto nulla, ma hanno anzi favorito la crisi che stiamo vivendo. Senza una nuova cultura non c’è sviluppo: “Senza che i preti tornino a insegnare il catechismo, non è possibile creare una nuova etica e quindi una nuova economia per l’uomo”.

(Al.C.)
Rimini, 27 agosto 2010