121. Modelli organizzativi dei nuovi ospedali

Press Meeting

Dopo l’incontro della mattinata sull’assistenza domiciliare, la sanità torna protagonista dell’incontro delle ore 15 in sala Mimosa dove si è discusso dei nuovi modelli organizzativi degli ospedali. Carlo Lucchina, direttore generale sanità della Regione Lombardia, ha introdotto l’incontro con questa provocazione: “I nuovi modelli organizzativi e gestionali richiedono un cambiamento rispetto al modo di lavorare tradizionale? Che cosa sta cambiando effettivamente?”.

Il primo relatore ad intervenire è stato Maurizio Amigoni, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Desio e Vimercate, che ha raccontato la sua esperienza relativa al nuovo ospedale appena costruito: “La necessità di rinnovamento della struttura ospedaliera è resa necessaria da molteplici motivi, tra cui le nuove possibilità tecnologiche, nuovi quadri epidemiologici, l’evoluzione delle professioni e le maggiori informazioni di cui dispone il paziente”.

Amigoni ha presentato le principali caratteristiche organizzative della nuova struttura: “Il percorso del paziente è costruito in base all’intensità delle cure, che anche all’interno dello stesso dipartimento possono essere molto diverse”. Secondo il direttore occorre “investire sul sapere specialistico, per questo abbiamo istituito le unità di responsabilità di cura che sono un team di medici specializzato su una particolare area specialistica che si prende carico dei pazienti. Si prevede anche la figura di un medico tutor che segue il paziente e mantiene anche il rapporto con il medico di base”.

Queste innovazioni a volte trovano alcune resistenze anche da parte dei medici e per questo è necessario “coinvolgere i diversi professionisti in questo percorso innovativo”.
Anche Carla Dotti, direttore generale dell’azienda ospedaliera “Ospedale Civile di Legnano” ha illustrato le caratteristiche della nuova struttura sanitaria: “L’idea di fondo è stata ricostruire tutti i percorsi di cura per ristabilire un ordine nei flussi.

Anche gli spazi sono stati pensati seguendo questa logica”. In particolare il direttore ha specificato che “l’80 per cento di chi arriva in ospedale utilizza i servizi del primo piano, dove sono presenti tutti i laboratori diagnostici. Al piano terra ci sono gli studi dei medici organizzati in open space e gli uffici amministrativi. Nei piani superiori c’è la degenza, che prevede spazi molto compatti per favorire la rapidità degli interventi”.

Questa nuova struttura ha molti pregi ma presenta anche qualche criticità da gestire, come “il rischio di una distanza tra le degenze dei piani superiori e i medici che sono al piano terra”.
Costantino Passerino, direttore centrale della Fondazione Salvatore Maugeri, ha descritto le attività svolte dalla fondazione sottolineando che “il contesto territoriale di una struttura incide molto sull’attività della struttura stessa.

Noi operiamo in diverse Regioni ma in Lombardia ci sono delle caratteristiche (economiche, storiche, sociali e politiche) che hanno permesso più che da altre parti lo sviluppo delle nostre attività”. Passerino ha ricordato le diverse iniziative sviluppate negli anni nel campo della riabilitazione, della cura del paziente dopo la fase acuta e dell’investimento nelle cure intermedie. “Migliorare la sanità vuol dire anche un risparmio nella spesa sanitaria” ha concluso.

L’attività di una struttura privata è stata oggetto dell’intervento di Mario Colombo, direttore generale dell’Istituto Auxiologico Italiano, che parlando del nuovo ospedale ha sottolineato l’importanza “del coinvolgimento di tutti i professionisti in questo processo di rinnovamento”. L’attività dell’Istituto si divide in quattro settori: l’assistenza territoriale (grazie ad una forte presenza sul territorio), l’attività ospedaliera (che si concentra su quattro specialità cliniche), la residenza sanitaria assistenziale (Rsa) e la ricerca clinica.

Secondo Colombo “il modello organizzativo delle strutture private è forse più complesso di quelle pubbliche, perché dobbiamo gestire e finanziare diverse attività assumendoci dei rischi e non avendo dallo Stato il supporto che hanno le strutture pubbliche”. Colombo ha poi concluso esprimendo un giudizio positivo sulla delibera regionale lombarda che dall’inizio di quest’anno ha previsto una differenziazione tariffaria collegata alla complessità delle attività delle strutture sanitarie.

(M.C.)
Rimini, 26 agosto 2010