112. Van De Sfroos in concerto al Meeting: il folk rock lombardo che canta la forza insopprimibile del cuore

Press Meeting

La grande musica al Meeting suona sempre note particolari: sono le melodie che narrano storie di uomini e di artisti in grado di suggerire aperture improvvise al mistero, come negli anni scorsi hanno fatto Lucio Dalla, Giorgio Gaber, Angelo Branduardi, Enrico Ruggeri, Franco Battiato, Bruno Lauzi. Nella tradizione ormai consolidata di grandi presenze musicali al Meeting di Rimini, quest’anno si inserisce Davide Van De Sfroos, cantautore folk-rock lombardo, uno dei più convincenti ed esuberanti musicisti del panorama italiano, tra i più originali nell’esprimere il faccia a faccia con l’essere uomo e con le sue domande.

Davide Van De Sfroos – all’anagrafe Davide Bernasconi, nato a Monza nel 1965 – è cresciuto sul Lago di Como, a Mezzegra “nel cuore del lago di Como: un posto bellissimo, cantato da poeti e scrittori”. La maggior parte dei suoi testi è pensata, scritta e cantata in dialetto tremezzino (o laghée): una lingua più che un dialetto, resa ancor più realistica e forte da storie, volti e personaggi che, anche se scomode, sono assolutamente poetiche. Davide ha già pubblicato nove cd, prima con la band De Sfroos e poi a proprio nome: Ciulandari (con i De Sfroos, 1992), Viif (con i De Sfroos, 1994), Manicomi (con i De Sfroos, 1995), Brèva e Tivàn (1999), Per una poma (mini cd con tre canzoni, 1999), E semm partii (2001), Laiv (2003), Akuaduulza (2005), Pica! (2008). Già vincitore del Premio Tenco come miglior artista esordiente e per il migliore album dialettale (E semm partii), Van De Sfroos ha superato i confini “dialettali” della Lombardia conquistando il pubblico italiano e si è trovato in breve catapultato su una ribalta internazionale, andando a suonare anche in Louisiana e a New York.

Nelle sue canzoni più celebri, come El fantasma, Il duello, Il minatore di Frontale, 40 pass, i suoi temi sono quelli del viaggio, del lavoro duro e faticoso dei minatori e dei frontalieri, degli emigranti, degli amori e delle memorie collettive. Queste canzoni che nascono tra l’alta Lombardia e la Valtellina assumono suoni celtici e irlandesi, s’apparentano con le tradizioni di New Orleans, occhieggiano a Giorgio Gaber e a Bob Dylan, a Jackson Browne a Fabrizio De Andrè. Nei suoi testi brilla una consapevolezza nuova e commossa di fronte a certi dati insopprimibili della realtà: la dignità delle vite, lo struggimento per le proprie radici, il senso della ricerca autentica, il mistero delle persone e soprattutto l’anelito strutturale al positivo “dentro” le cose. Commovente in questo senso la chiusura di 40pass, una delle canzoni portanti di Pica: “una preghiera per Bob Marley e per el nonu in paradisi/una candela a Sant’Ambroes, una candela a San Vituur/ e a sta bela Madunina che la riess amò a brilà… la sarà anca piscinina ma la riéss anca a scultà”, “Una preghiera per Bob Marley e per il nonno in paradiso, una candela a Sant’Ambrogio, una candela a San Vittore e a questa bella Madonnina, che riesce ancora a brillare, e sarà anche piccolina ma riesce ancora ad ascoltare”.

Van De Sfroos sarà domani sera al Meeting di Rimini con una band formata da Francesco Piu (chitarre), Paolo Legramandi (basso), Silvio Centamore (batteria), Michele Papadia (tastiere), Galiano Persico (violino), Giorgio Reggiani (armonica) Tiziana Zoncada (voce).

(W.G.)
Rimini, 28 agosto 2008