Rosso Newman, blu Klein: i colori della storia

21 Agosto 2022

“L’arte è la firma infalsificabile dell’essere umano” – G.K. Chesterton

La mostra “L’incontro (in)possibile. Una storia dell’arte alla rovescia”, prende il nome dal desiderio degli artisti americani di ritrovare una propria cultura. L’arte americana è sempre stata influenzata da quella occidentale a causa della colonizzazione da parte degli europei. 

Un artista particolarmente coinvolto nella questione è il pittore Barnet Newman, uno dei protagonisti della mostra. Gli artisti contemporanei americani hanno avuto la necessità di emanciparsi e di sganciarsi dai modelli europei, per questo hanno sentito il bisogno di scoprire le proprie radici: l’uomo primitivo e le sue rappresentazioni. I soggetti principali dei dipinti erano animali e uomini stilizzati, accompagnati da una mano che rappresentava una sorta di carta d’identità, una vera e propria firma ma anche il desiderio di comunicare la propria presenza. Da qui nascono i dipinti di Newman. La prima tela di rilievo è “Vir Heroicus Sublimis”, tavola rossa di cinque metri, intervallata da linee di altri colori che eliminano il senso del piatto. Il desiderio dell’artista è che lo spettatore osservi l’opera alla distanza di due, tre centimetri per farlo immergere nell’opera. Newman attinge il colore rosso dai primitivi e così pure il sentimento del sublime: l’uomo primitivo prima di cacciare la preda ne rimaneva estasiato, così l’artista prima di dipingere un soggetto o un paesaggio ne rimane estasiato e solo successivamente lo riproduce.

“Che l’impossibile arrivi presto e fondi il suo regno”, Yves Klein. Inizialmente il colore blu raffigurava un sentimento associato alla malinconia, ma allo sesso tempo anche alla tranquillità, non una tristezza con accezione negativa ma con una sfumatura di serenità. Con l’avvento del cristianesimo, il significato di questo colore è stato rivoluzionato. Oggi infatti il blu viene usato per rappresentare Maria Regina del cielo. Questo colore diventa prezioso, non solo per il materiale da cui deriva, i lapislazzuli che si potevano reperire solo con un lungo viaggio via mare, seguito da un duro lavoro di estrazione e lavorazione. Klein inizia ad usare il blu addirittura come unico colore, Giotto lo utilizzò nella rappresentazione del Giudizio Universale nella Cappella degli Scrovegni. Prendendo esempio proprio da Giotto, oltre al blu, Klein iniziò ad usare anche l’oro e il rosso magenta. Questi tre colori sono racchiusi in un ex voto a santa Rita alla quale era molto devoto. Klein affida alla santa la sua arte: “Fa che tutto ciò che faccio sia bello”. Il pittore si recherà a Cascia quattro volte e al ritorno dall’ultimo viaggio nella città umbra, scrive sul suo diario privato: “Fa che l’impossibile arrivi presto e fondi il suo regno”, infatti l’anno successivo realizza alcune opere importanti e si sposa. Nel giugno del 1961 intuisce che la fine della sua vita sta per arrivare e confida agli amici: “Vado a lavorare nello studio più grande che sia mai esistito”.

 

Di Irene Bonfanti, Caterina Caprio, Elena Destro, Claudia Melzi, Maria Marsciani.