Pirovano Aristide

Il vescovo Mons. Aristide Pirovano, che lavora a Marituba tra i lebbrosi, è nato a Erba (Como), diocesi di Milano, il 22 febbraio 1915. Entrato nei Seminari del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) proveniente da un periodo di lavoro nella piccola azienda paterna, diventa sacerdote nel 1941, all’inizio della Seconda Guerra Mondiale.
Impossibilitato a partire per le missioni a causa del conflitto mondiale, è assistente dei giovani nel suo paese natale fino al 1946. In questo periodo fu coinvolto come cappellano nei gruppi partigiani dell’alta Brianza. Vivace e coraggioso, per la difesa dei giovani impegnati nella lotta per la liberazione e per l’aiuto prestato ad alcuni di loro in difficoltà con le autorità fasciste, fu trasferito per breve tempo
nelle carceri di San Vittore.
Amico di Giancarlo Puecher, ucciso durante il periodo della lotta partigiana, è ricordato ancora oggi come la punta di diamante degli ideali cristiani a cui si ispiravano i giovani cattolici degli anni ’40 nel loro cammino di maturazione di fede per un servizio libero e cristiano all’Italia.
Nel 1946 veniva destinato dai Superiori del PIME alle nuove missioni del Brasile. Dopo poco meno di un anno di permanenza a San Paulo, Padre Pirovano con altri due confratelli, pionieristicamente, si portava nell’Amazzonia brasiliana, dove alzo la sua tenda missionaria a Macapà, sulle foce del Rio delle Amazzoni. Tempi duri, gente scristianizzata per mancanza di preti, povertà ridotta a miseria, un clima equatoriale da spezzare anche temperamenti e fibre forti: questo il panorama di quell’immenso territorio di Amapà con il suo capoluogo Macapà fatto da baraccopoli e lebbra. Una missione da ricostruire e da rianimare. Padre Pirovano con un pugno di missionari del PIME tirava la cordata della speranza e del coraggio per dire alla gente che Cristo si è fermato anche all’Equatore.
A quarant’anni, è consacrato Vescovo e nominato Prelato di Macapà. Per le sue capacità di leader e di paternità evangelica, Mons. Pirovano viene eletto Superiore Generale del Pontificio Istituto Missioni Estere nel 1965. E lo è per dodici anni. Tempi duri anche questi per guidare un Istituto missionario nel mare burrascoso degli anni ’70 in Italia e in un periodo di profondi e vasti mutamenti della missione nel Terzo Mondo.
La sua fu una mano sicura e ortodossa di Superiore, ritenuta talvolta dura, ma necessaria per mantenere a livello di tutto il PIME una passione per la Chiesa missionaria ed una fedeltà di dedizione ai più poveri del mondo. Finito il suo mandato nel 1977, chiese di ritornare tra la sua gente dell’Amazzonia e scelse il gruppo umano più esigente di aiuto, di fraternità e di amore: i lebbrosi, segregati in un lazzaretto poco lontano dalla città di Belém, dove era già entrato amorevolmente il Dottor Marcello Candia, grande amico del Vescovo Pirovano. Fu appunto Mons. Pirovano che ispirò e accompagnò la maturazione della vocazione laicale di Marcello Candia. Ora il Vescovo Pirovano è operoso tra migliaia di lebbrosi ed ex-lebbrosi di Marituba per i quali offre il suo dinamismo, la sua creatività, l’aiuto quotidiano concreto reso possibile anche dalla generosità dei suoi tanti amici italiani, e, soprattutto, egli offre il suo grande cuore di prete.

Ultimo aggiornamento: 14 Agosto 1983