Ombretta Salvucci ricorda Birthe Lejeune: la sua amicizia, un dono immeritato

Maggio 2020
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di Ombretta Salvucci

L’amicizia con Birthe iniziata quasi 10 anni fa è stata un puro dono, completamente immeritato. Quando nel versetto del Salmo 62 leggo «La tua Grazia vale più della vita», penso sempre a questa “amicizia miracolosa”. Infatti, l’incontro con Birthe è stato organizzato in Cielo circa 11 anni fa da suo marito Jérôme Lejeune che a 18 anni dalla sua morte, miracolosamente, diventò una reale compagnia per la mia vita in un momento di crisi personale. Da questo periodo scaturì l’idea di presentare la vita di Jérôme Lejeune al New York Encounter (NYE) 2011 attraverso la testimonianza di sua figlia Clara Gaymard-Lejeune, allora Vice Presidente Internazionale di General Electric (GE) e Presidente e CEO di GE in Francia.

Ad accompagnare Clara c’era sua mamma Birthe. Con lei ho trascorso quasi tutti i giorni dell’evento newyorkese e sono subito rimasta colpita dalla sua vivacità e dal suo sguardo intenso e carico di bene. Al NYE, Birthe mi presentò un suo amico vescovo dell’America Latina al quale raccontò velocemente il nostro incontro. Alla fine quel vescovo mi disse: «Devi continuare a prenderti a cuore Birthe e tutta la sua famiglia perché lei e Jérôme sono dei santi e tutto quello che nasce da loro è santo!». Ho obbedito a queste parole che ho custodito con me e ripensandole in questi giorni capisco che erano profetiche.

Dopo qualche giorno dal rientro a Parigi da New York, Birthe mi chiama e mi dice: «Ti ringrazio per il tuo entusiasmo per Jérôme e per la tua fede. Vieni a trovarmi a Parigi a marzo, ci sarà una conferenza sulla trisomia 21 e sarai ospite a casa mia». A quel Meeting incontrai Pierluigi Strippoli dell’Università di Bologna che coinvolsi nella mia amicizia con Birthe, la quale divenne l’origine di tutta la storia di rilancio della sua ricerca sulla trisomia 21, ispirandosi al pensiero scientifico di Jérôme Lejeune.

Infatti, la dedizione di Birthe all’opera del marito è stata per noi un esempio che ha trascinato me, Pierluigi, Mark ed altri amici tutti gli anni a casa sua, dove abbiamo avuto il privilegio di poter leggere il diario personale di Jérôme e di ammirare le sue laboriose costruzioni in legno come la struttura del DNA, rosari, barche etc. Birthe sempre meravigliosamente e con tanto calore ci ospitava, raccontandoci storie su suo marito e dando consigli per la ricerca sulla trisomia 21 perché noi imparassimo a guardare e fare come Jérôme guardava e faceva. Ci voleva un gran bene. Aveva una fiducia esagerata e una grande stima verso di me, i miei amici e di tutta questa storia di incontri. A tutte le cose che chiedevamo, era sempre pronta ad aiutarci ed organizzava per noi cene, pranzi ed indimenticabili viaggi sulla tomba di Jérôme a Chalo-Saint Mars ai quali negli anni si univa sempre più gente.

Nonostante fossi entrata nella sua vita solo recentemente, mi considerava come una figlia. Le sue e-mail erano sempre piene di affetto e di una fede limpida ed io contraccambiavo raccontandole tutte le cose belle che succedevano intorno a Jérôme qui negli Stati Uniti e in Italia. Allo stesso tempo, Birthe era anche molto pragmatica, piena di vitalità e non perdeva mai un minuto di tempo nel compiere la sua missione. Le sue lettere sempre concludevano: «Débordée par le travail, je t’embrasse très fort et toujours en union de prières» («Sopraffatta dal lavoro, ti abbraccio forte e sempre insieme nella preghiera»).

La sua positività e la sua capacità di essere ancorata alla vita mi vengono in mente quando tutte le volte che le chiedevo: «Birthe, comment ça va?», rispondeva sempre: «Je vais très très bien!» («Birthe, come va?» «Sto molto molto bene»). Perfino, in una delle sue ultime e-mail a febbraio, quando mi annunciò la triste notizia del tumore da cui non sarebbe guarita, conclude la e-mail: «Autrement, je vais très bien, je prends le metro et je travaille tous les jours!» («A parte questo - la malattia -, sto molto bene, prendo la metro e lavoro tutti i giorni»).

Per i suoi 90 anni, con un pò di amici, l’abbiamo festeggiata invitandola ad un ristorante dove lei aveva sempre desiderato di andare. È stata una bellissima serata. Il giorno dopo, con la sua sensibilità sempre ricca di tanti gesti di attenzione e di affezione, mi scrisse una lettera per ringraziare i miei amici e me per essere venuti da lontano per lei, “mettendo a rischio la vostra vita” con gli atti terroristici di quei giorni a Parigi e in più l’incubo degli scioperi. E ringraziava anche Jérôme per avergli dato degli amici così fedeli. Ma per noi era una festa stare con lei.

Sabato mattina, qualche giorno prima della sua morte, ho ricevuto una video-chiamata da Clara con Birthe al suo fianco. È stato un grande regalo! Non potendo viaggiare, bloccati dal coronavirus, e non potendo essere lì con lei, ho potuto esprimerle tutta la mia gratitudine e affetto per sempre, mentre lei, con la mano che muoveva a fatica, mi mandava baci. Sono sicura che se in Paradiso continiuamo ad essere come Dio ci ha creati, lei continuerà ad essere vitale e attiva come d’altronde ha promesso nel biglietto scritto prima di morire: «Voi siete la cosa più importante di questo lavoro che Jérôme ha iniziato. Lo so che non vi fermerete dopo che io vi avrò lasciato. Sarò con voi in modo diverso. E se Dio vorrà, con Jérôme, veglieremo sui pazienti, sulla Fondazione e sull'Istituto. Un grande abbraccio, con tutto il mio amore». Insieme a Pierluigi, Mark, Anna, Maria Chiara e tanti tanti altri amici coinvolti in questa storia, ricambio l’abbraccio e ti vogliamo anche noi tanto bene.