La luce nelle persone e nelle cose

 

‘”Il gesto con cui Erminio Poretti ci fa partecipare del suo sguardo al mondo è solo apparentemente discreto. È vero che la “sua” luce, le “sue” figure e i paesaggi non ci vengono mai imposti; ed è vero anche che il suo attaccamento alla ferialità del figurativo non è il risultato del sofferto e quasi risentito ritorno proprio di tanta pittura contemporanea dalle raggelate astrazioni verso l’incoercibile reale; insomma, è vero che il gesto di Erminio sembra venir su dalla stessa discrezione con cui il mondo si presenta in certe albe fumiganti di nebbia nella sua Lombardia. Però a guardar bene, qualcosa di vorticoso anima in fondo questo fortunato e grazioso ricomporsi di luci su Venezia o sui tanti suoi paesaggi e volti. Qualcosa di vorticoso come un’ansia, se non fosse che non si tratta di un’ansia, di una febbre che pretende di richiamare e di restituire il mondo attraverso l’arte (banale e tragica supponenza degli artisti!) bensì si tratta di un’animazione che somiglia a quella che prende i bambini in procinto di iniziare il loro gioco quando si trovano in presenza di adulti che li osservano. Voglio dire, insomma, che se la parvenza è di discrezione, io vedo che in fondo al gesto di Erminio c’è una energia terrificante. Quella stessa dei bambini che non ammette repliche. La sua luce non è un’ennesima elegia che si stende e vela e svela Venezia o il volto di Grazia. Questa luce che non ha del miracoloso, poiché frega ogni nostra facile immaginazione eppur ci fa ri-conoscere le città, i campi, la donna. È piuttosto l’alone che resta dopo l’incendio. E l’incendio è propriamente il suo sguardo. Noi spettatori, o meglio, attori dei suoi quadri arriviamo fortunatamente dopo, quando lui, il mite Erminio, ha già devastato con il violentissimo fuoco chiaro del suo sguardo, cioè della sua carità, il bosco di rovi e di spine che occupa tutta la visuale, il muro di sterpi e di zizzanie che si affolla davanti ai nostri occhi disabituati all’avvenimento del mondo. Quando noi arriviamo ai suoi quadri, o quando essi ci arrivano, lo sterminio è già compiuto, ne restano poche ma inequivocabili tracce in questa luce così troppo viva nella acque, sui muri e nei cieli. E il mondo riaccade, è ancora creatura. Discreto, dunque, il gesto di Erminio: ma sarebbe lontano dal vero chi non intravedesse, oltre la pacificata offerta del mondo in questi quadri, la lotta feroce, il dramma che vi si è compiuto. O l’ascesi, intendendo con questo termine, quell’unica furia a cui l’uomo può consegnarsi per ottenere letizia, invece che altra furia e solitudine soltanto”. Davide Rondoni’

Data

22 Agosto 1999 - 28 Agosto 1999

Edizione

1999
Categoria
Esposizioni Mostre Meeting