INVITO ALLA LETTURA

Sto registrando tutto per l’eternità.
Presentazione del libro di Graziano Grazzini (Ed. Itaca). Partecipano: Matteo Renzi, Presidente Provincia di Firenze; Denis Verdini, Deputato al Parlamento Italiano. Introduce Gabriele Toccafondi, Deputato al Parlamento Italiano.

 

MODERATORE:
Proviamo a prendere posto anche se per qualcuno prendere posto vuol dire solo stare in piedi o addirittura, come vedo, stare fuori davanti a un video. Questo da una parte mi fa piacere, perché vuol dire che in tanti abbiamo conosciuto e vogliamo conoscere Graziano Grazzini, dall’altra mi dispiace, perché non riusciamo a dare a tutti un posto comodo. Innanzitutto benvenuti alla presentazione del libro di lettere di Graziano Grazzini dal titolo “Sto registrando tutto per l’eternità”.
Poi darò alcuni consigli tecnici per poter acquistare anche al Meeting il libro.
È un libro che raccoglie alcune lettere che vogliono registrare, appunto, esperienze, tappe, sentimenti che hanno scandito la vita di Graziano Grazzini, abbracciata e allietata dall’incontro con Comunione e Liberazione.
Graziano aveva incontrato appunto CL all’inizio degli anni ’80, “un incontro che mi cambiò la vita”, come ebbe a scrivere su un quotidiano fiorentino all’indomani dei funerali di don Giussani. Si è sposato con Giovanna, ha avuto quattro figli e io saluto la famiglia, Giovanna, Anna, Giulio, Francesco, Gabriele, babbo Luigi, i fratelli e tutti i familiari che oggi son qui presenti.
La passione che aveva Graziano, per cui in tanti lo abbiamo conosciuto, è la passione per la politica, per la cosa pubblica, nelle fila della Democrazia Cristiana prima e infine, dopo vari passaggi, in Forza Italia. Per due volte è stato consigliere comunale a Firenze e infine dal 2004 fino al 6 settembre 2006, giorno della morte di Graziano Grazzini, è stato capogruppo in Provincia.
E ringrazio qui, per la Provincia, il Presidente del Consiglio Provinciale, Massimo Mattei che è qui in rappresentanza dell’ultimo luogo politico cui partecipò Graziano.
Dal curriculum si capisce bene che è una vita non certo da copertina, non certo da numero uno, potremo dire usando anche il titolo di questo Meeting “O protagonisti o nessuno”, secondo i canoni naturali dell’uomo da copertina. Graziano non era certo un protagonista e invece, perché c’è assolutamente un invece, chi lo ha conosciuto e i relatori oggi ci aiuteranno in questa ulteriore conoscenza, capirà che Graziano era assolutamente ed è assolutamente un protagonista. Anche nell’ambito politico è stato un protagonista, lui che non ha mai governato niente, ed è stato sempre all’opposizione. È stato un protagonista anche della politica e lo dico in questo momento in cui sento quanto bisogno abbia la politica di veri protagonisti come Graziano.
È particolarmente significativo e assolutamente non casuale, quindi, che il libro sia presentato al Meeting, non perché Graziano fosse un assiduo frequentatore del Meeting, cercava di mettere insieme la famiglia, le ferie, il lavoro per essere presente al Meeting. Ma anche è significativo e assolutamente non casuale che il libro sia presentato a questo Meeting che ha questo titolo “O protagonisti o nessuno”. Il vero protagonista della storia, come dicevo, non è il super uomo, chi arriva primo, né chi detiene il potere ma chi è certo, e si è certi, si è veramente certi, non per un’autoconvinzione o per le platee che annuiscono e chi fa politica sa bene a cosa mi riferisco, ma si è certi per dei fatti reali che accadono. Afferma Don Giussani: protagonisti non vuole dire avere la genialità o la spiritualità di alcuni ma avere il proprio volto, che è in tutta la storia e l’eternità unico e irripetibile. Il vero protagonista, infatti, è l’uomo che fa la scoperta commovente di avere un volto unico e irripetibile. Un uomo che conosce perché ama tutto, tutto ciò che lo circonda, anche fatti dolorosi, fino alla morte. E le lettere sono colme di questo, colme di un uomo che abbraccia tutto e sarebbe un aspetto inumano, se ci pensate, se non fosse per quella certezza che spero possa emergere anche dagli interventi. Comunque un protagonista. Ci aiuteranno a conoscere Graziano, due amici, Denis Verdini, Parlamentare, coordinatore nazionale di Forza Italia e Matteo Renzi, Presidente della Provincia di Firenze. Io lascio la parola al primo intervento e chiederei di farlo al Presidente Renzi. Prego.

MATTEO RENZI:
Grazie Gabriele. Io faccio una premessa e tre o quattro flash che mi derivano soprattutto dall’aver letto e in alcuni casi riletto il libro che oggi presentiamo. La premessa è che Graziano, è bene dirlo subito, era un mio avversario politico o forse io ero un suo avversario politico. Lui era il capo dell’opposizione, io ero il capo della maggioranza – poi lui sosteneva che non fossi proprio il capo della maggioranza avendo una coalizione molto complessa da governare – ma lo dico perché mi sembra importante che questo sia il punto di partenza di ogni considerazione, che dà senso anche alla seconda premessa. Graziano era un amico vero per me. Era un amico vero, un fratello maggiore, anche se l’espressione è molto abusata. Era una persona più grande di me, che in alcuni casi, nel buio delle stanze, mi dava anche qualche suggerimento, poi naturalmente nella parte pubblica giocavamo con le nostre rispettive responsabilità. Questo tema dell’amicizia è altrettanto importante del fatto che fossimo su due sponde diverse. La seconda premessa è che oggettivamente non si capisce Graziano se non si coglie il suo rapporto straordinario con CL e il fatto che Comunione e Liberazione gli aveva cambiato la vita. Ai miei compagni di coalizione è sempre difficile, talvolta anche ai compagni della vostra coalizione, far capire che Comunione e Liberazione è senza dubbio un’esperienza che interviene nel sociale in tutte le modalità che ritiene opportune, ma che l’esperienza di Comunione e Liberazione può cambiare la vita davvero. E nel titolo del libro mi piace molto l’espressione: “Sto registrando l’eternità”, ma è il tutto forse che segna per me, perlomeno per come io l’ho conosciuto, molto meno di voi, probabilmente, la figura di Graziano, perché questa esperienza lo abbracciava tutto. E partirei dall’sms, l’sms del compleanno numero 50, 10 ottobre 2005, e che è l’sms che ricevemmo in tanti, credo: “Oggi cinquantenne, lieto e grato, anche grazie alla compagnia di questa misteriosa avventura”. Mi ha sempre colpito, da quando ho ricevuto quel sms, l’idea di letizia. Cosa vuol dire essere lieto? Lorenzo il Magnifico diceva: “Chi vuol esser lieto sia, del doman non v’è certezza”. Era un’immagine di letizia assolutamente effimera. La letizia di Graziano è la letizia collegata al tema dell’eternità. Non è: “del doman non v’è certezza”. È esattamente l’opposto, se posso dire. So che stabilisco un rapporto abbastanza pretenzioso tra Lorenzo il Magnifico, Graziano e tutti noi. Ce lo siamo sempre ridetti: il fatto che noi lavoriamo nelle stanze dei Medici è il simbolo della decadenza di Firenze, mentre l’idea della letizia è l’elemento che Graziano sottolinea per primo nel momento del suo compleanno: lieto e grato. E credo che questa sia la cosa forse più bella e più significativa, che dà un senso anche a tutto il resto. E credo che sia anche la cosa più straordinaria e più controcorrente oggi. Si può essere lieti fino in fondo, si può essere lieti non perché “del doman non v’è certezza”, ma perché stiamo registrando tutto per l’eternità. Naturalmente c’è anche un motivo per non leggere il libro, così andiamo subito sul…: Graziano era juventino. Era più facile perdonargli di essere di Forza Italia che essere per la Juve, scherzando glielo dicevamo, ma credo che una delle cose belle che tutti insieme stiamo facendo, con la famiglia naturalmente, con il Consiglio Provinciale e tutti noi, è quella di dedicargli ogni anno il Memorial delle scuole, il torneo di calcio delle scuole. Uno dice: “è una cosa piccola”. Sì, per carità, però credo che l’esperienza del mettere insieme il tema dell’educazione e del calcio sia un qualcosa che ci dà la cifra di una persona così appassionata della vita. Cosa colpisce a me oggi ripensando a Graziano e rileggendo il libro? Il primo tema è poco politico, se volete. Insisto su questo passaggio, poi vengo anche ad una considerazione di natura politica e di natura istituzionale. Per esempio, un gesto che mi ha sempre colpito di Graziano, tutte le volte che parlava in Consiglio, è che si abbottonava la giacca. Era un gesto che esprimeva il suo rispetto per le istituzioni. Il tema della paternità è un tema che io sento profondamente, ed è la prima cosa a cui penso quando penso a Graziano. Mi colpì una volta che mi disse di don Giussani: “Vedi, io sono contento di avere incontrato una paternità commossa al destino dei miei figli” e in qualche modo mi colpì il fatto che egli individuasse nell’esperienza che aveva incontrato un valore talmente grande da poter segnare il proprio rapporto con i figli. Allora, io ho tre figli: 7, 5 e 2 anni. Pensare di trovare qualcuno che voglia più bene di me ai miei figli è complesso. La Chiesa ci insegna, l’esperienza cristiana ci insegna che questo è possibile ed è possibile nel rapporto col Mistero. Il primo punto che mi sembrava che Graziano avesse trovato nell’esperienza che egli aveva incontrato, insieme a Giovanna e alla sua famiglia, era una cosa straordinariamente bella e affascinante perché in grado in qualche modo di abbracciare la propria famiglia con la stessa passione, con lo stesso amore che egli aveva verso di loro. Questa discussione avvenne nel giorno del funerale di don Giussani, a cui andò con Gabriele e con Stefano Giorgetti in rappresentanza della Provincia insieme a Stefano. Insomma, da questo punto di vista, il primo elemento che mi viene in mente non è il Graziano avversario politico, o il Graziano amico, ma il Graziano babbo e il Graziano che incontra un’esperienza che in qualche modo lo educa e ci educa alla paternità. Secondo tema: la parola “cuore” rientra spesso in tutta la vostra esperienza, perlomeno per come l’ho conosciuta io, rientra in alcune delle lettere di Graziano, rientra nell’omelia di don Silvano in modo molto forte, nell’omelia funebre. Io penso che il cuore di Graziano che si è fermato è quasi una provocazione, l’abbiamo detto anche in quei giorni, no? Ecco, io credo che Graziano avesse uno straordinario rispetto per la politica, anzi rispetto per le Istituzioni, una straordinaria passione per la politica. Inutile stare a far discorsi: la politica gli piaceva e credo che questa sia una cosa bella in tempi di antipolitica, anche giustificata, per carità. Graziano era uno di quelli che se volevi fare una battaglia per la dignità della politica, te lo trovavi al fianco, anche a costo di andare a litigare con qualche amico. L’ultima telefonata il giorno precedente la morte io ero in macchina. Lui aveva scritto un articolo, l’ultimo articolo, l’ultimo articolo, quello su Toscana oggi, che prendeva spunto da una vicenda che era il rimpasto di Giunta. In realtà, in quei mesi ci siamo sentiti tre volte nel mese di agosto: la prima perché lo chiamai per chiedergli di essere clemente dopo il rimpasto – cioè ci fu una vicenda politica interna e chiamai Graziano per chiedergli come Forza Italia avrebbe giudicato una scelta, e ci scambiammo due parole. Il secondo punto è quando lo chiamai dal Meeting. Noi eravamo venuti con un pullman per accompagnare la esibizione di Rutelli contro Pisanu, e non gli avevo detto che sarei venuto, quindi lo fregai. Lo chiamammo di qui dicendo: “Quest’anno al Meeting siamo venuti prima noi…”. E la terza volta fu il giorno quando con Graziano discutemmo un suo articolo su Toscana Oggi, nel quale lui prendeva le distanze da una polemica, nata proprio in virtù di questo rimpasto, di questa polemica nostra, con il settimanale diocesano ed affermava uno spazio di intervento per la Chiesa che è molto interessante come argomento di riflessione. Lui allora contestò una presa di posizione specifica, che è anche poco interessante oggi. Gli dissi: “Mi hai dato ragione per la prima volta”. “No. Ho dato torto a loro, non ho dato ragione a te” e la contestò annunciandomi anche che avrebbe contestato a lungo il rimpasto nella seduta che era originariamente prevista per la discussione politica, ma la contestò non avendo paura di dire quello che pensava fino in fondo su questo tema. Infine, una cosa bella che ho scoperto e che non sapevo, è il travaglio di Graziano nel passaggio dalla lista CDU CCD a Forza Italia. Graziano prendeva sul serio tutto. A me Graziano ha dato l’impressione, e credo qualcosa di più che l’impressione, di essere una persona che tutto prendeva sul serio, quand’anche si trattasse di qualcosa di abbastanza banale. La lettera a Don Ciccio dimostra anche una riflessione profonda sulla necessità di servire il bene comune attraverso il proprio schieramento politico, e m’ha fatto pensare. Ricordate quando propose la borsa di studio su don Andrea Santoro? Ricordate, era il tempo del referendum sulla procreazione medicalmente assistita e tutti a dire: “Quella è laicità, laicità, laicità”, poi ti ammazzano un prete in Turchia e tutti zitti. Allora lui fece un’iniziativa su questo che andò a buon fine, con il voto anche della parte più, diciamo, lontana della nostra maggioranza, perché disse: “Scusate, se parlate di laicità, parliamo di laicità quando sgozzano i preti anziché continuare a parlare di laicità sul referendum”. Il terzo e ultimo elemento che vorrei citare è la parola compagnia, che egli usava spesso. Ora non voglio dire compagno Grazzini, perché Denis mi querela subito, e non solo Denis. Però anche questa è una parola che dovremo in qualche modo riprenderci, dico noi come nostro mondo, mondo cattolico soprattutto. Graziano era un compagno di strada, un compagno vero. Il compagno è colui che divide il pane – cum più panis – il compagno è colui che divide l’essenziale, il compagno è colui che in qualche misura gioca il tutto con gli altri. Io credo che Graziano sia stato un compagno, perché sapevi che se volevi ti dava un consiglio, che rispondeva a quello che lui pensava, senza doppi fini, terzi fini, e quant’altro. Io credo che la cosa più bella di graziano non sia la sua esperienza politica, che pure ha fatto con tutto il cuore, con tutto l’entusiasmo, con tutta la passione. La cosa che più mi resta impressa nel cuore è l’espressione della letizia. Credo fortemente che quel cuore non si è fermato, credo fortemente che Graziano è a tu per tu con quel Mistero che ha dato un senso alla sua vita e per il quale ha registrato tutto per l’eternità. La vera letizia non è di chi immagina che del domani non v’è certezza, ma la vera letizia è di chi ci ha insegnato, camminando, facendosi compagno di strada, che la vera letizia è possibile soltanto se si registra tutto per l’eternità.

MODERATORE:
La parola, adesso a un altro amico di Graziano, anche di partito. La parola all’onorevole Verdini.

DENIS VERDINI:
Grazie Gabriele, io vorrei parlare di tre fasi di questo mio rapporto con Graziano. Una relativo al libro, nel quale ritrovo tutto Graziano. Un libro molto intimo, le sue lettere sono intime e in esse ritrovo tutti i termini, tutte le parole che mi sono segnato, con le quali io facevo profonde discussioni con Graziano. Mistero, stupore, compagnia, amore, servizio, che ricorrono costantemente nelle lettere di Graziano, sono parole estranee al mio modo di ragionare la politica ed era un modo con il quale lui mi metteva in difficoltà. Nel ’98, quando Graziano aderì a Forza Italia, era un momento molto difficile, forse lo ricorderete era il momento della CDL, della questione dell’UDR, della spaccatura della allora CDU, insomma un travaglio, un travaglio complesso da parte di Graziano. E mi ricordo che in Forza Italia c’era una grandissima diffidenza, perché pochi anni prima era successo che, alle regionali del ’95, Forza Italia si era unita alla CDU, formando il polo popolare e all’interno di quelle elezioni, con il gioco delle preferenze, l’allora CDU aveva preso un numero esagerato di consiglieri regionali, per costituire subito dopo il gruppo separato. Quindi la questione era molto delicata, e a Forza Italia si guardato con diffidenza chi aveva questa capacità di raccogliere le preferenze all’interno dei voti. Ricordo che in Toscana furono eletti sette consiglieri, quattro passarono nelle liste del polo popolare, quattro passarono al CDU e tre rimasero a Forza Italia: questo per darvi il dato della complessità di queste operazioni. Quindi la diffidenza nei confronti degli amici. Io invece ero uno di quelli che riteneva, e lo ritengo anche oggi, che i partiti vadano allargati e non vadano chiusi, che i partiti diventino grandi, perché è l’unica cosa che conta. Quindi lavorai al fianco di Graziano, accompagnandolo in tantissime riunioni cittadine. Lui era, diciamo, pur non avendo il ruolo principale, quello che in città si dava da fare più di tutti e facemmo un percorso comune. Però con quelle parole che io ho ricordato e che ritrovo nelle lettere, io ancora oggi sono in difficoltà, poiché di Graziani ne ho conosciuti due. Uno diretto attraverso la politica, su cui non eravamo d’accordo, perché io ho un carattere più pragmatico, avrei voluto, nel suo interesse, che facesse cose diverse. Ma a me i consigli non li chiedeva, anzi i consigli che gli davo li rifiutava tutti in blocco. L’altro Graziano è quello che ho conosciuto in modo indiretto attraverso mio padre. Il rapporto con Graziano vero non è mai stato quello diretto tra me e lui pieno di litigi, ma è stato un rapporto indiretto con mio padre. Mio padre era un dipendente delle autostrade, e molti anni prima di questa avventura politica aveva un rapporto privilegiato con Graziano, tant’è che conoscevo Graziano prima della politica attraverso questa questione familiare, questo rapporto che lui aveva con mio padre. Un rapporto molto particolare, anche per il carattere di mio padre. Mio padre era un uomo che era tornato dall’Unione Sovietica dopo sei anni in un campo di concentramento per la guerra ed aveva un senso di rispetto verso la gioventù, la vita, proprio verso quelle parole che Graziano usa nel suo libro. Se erano estranee a me, erano invece, come dire, patrimonio di mio padre. Chi scampa ad una disgrazia come quella successa ai militari italiani, – da centodiecimila sono tornati in diecimila – credo che stupore, mistero, eternità, vita siano elementi estremamente importanti. Infatti su questo, mio padre e Graziano si intendevano perfettamente. Io sono un uomo che vede i partiti in un certo modo, che li vede inquadrati, che vede l’ordine, che vede come dire la prospettiva politica, so che il successo passa attraverso il consenso, so che il consenso si ottiene anche con elementi che non sono solo questi ma sono anche far sognare la gente, non voglio dire ingannare perché questo sarebbe sbagliato, ma insomma stimolare sotto certi aspetti; e Graziano invece era una persona diversa, come voi l’avete conosciuta, come si evince dalle lettere e dai suoi ragionamenti. Quindi ero anche un po’ invidioso di questo rapporto con mio padre, che costantemente mi richiamava e mi diceva che non capivo nulla e che Graziano era un bravo ragazzo e io ero… Una storia che è durata tantissimo tempo, voi non avete idea delle incazzature che io prendevo con mio padre. No, perché… eh no, lui è bravo, lui capisce, lui è buono, ha il cuore, te non capisci nulla, questa era la sostanza del ragionamento. Io dicevo: “Babbo, guarda, non capisce nulla lui, io gli dico anche, gli do anche dei consigli, che lui disdice, la politica è un’altra cosa…”. Ma mio padre si fidava più di lui ed io ero geloso e invidioso. Il mio legame invece politico con Graziano è un legame serio, perché è una persona straordinaria sotto l’aspetto umano, sempre con difficoltà di comprensione, ma serio. Io gli dicevo: “è stupido quello che fai” e lui invece lo faceva per generosità, lo faceva perché era convinto, e lo ripete molte volte in queste lettere, che la politica era “al servizio di”, aveva questa sua visione delle cose che, voglio dire, nel mondo della politica è anche un po’ inusuale no? Non si ritrova. Lui le opportunità, posso essere testimone, le rifiutava, per quel senso di generosità, per quel senso di servizio, per quel senso del mistero, per quelle cose che io, come dire, ho difficoltà ancora oggi a comprendere. Lui rinunciava a queste cose, per questa sua anima diversa, secondo me poco adatta alla politica. Ma lui questa cosa la sapeva, non è che fosse un ingenuo, eh le cose le conosceva e ci rinunciava, e quando Matteo dice che stava stretto nel ruolo di capogruppo in provincia di Firenze, ha perfettamente ragione, perché l’esperienza e la qualità politica di Graziano era elevata, mediamente alta, molto alta nel rapporto e nel giudizio che si può dare della classe dirigente ed è evidente che in una Toscana oppressa da una maggioranza di Matteo Renzi, i posti sono quelli lì…
Il problema è che lui era serio, profondamente serio, come ha manifestato nel lungo travaglio che lo ha portato poi in Forza Italia. A ragione era stretto in quel ruolo, le sue qualità politiche, le sue qualità umane erano molto più grandi, ma ripeto e lo ripeto più che altro ai suoi figli, perché io ho litigato su queste cose. Lui rinunciava volontariamente, valutava le cose e poi sceglieva il servizio, sceglieva il mistero, sceglieva quello che voi conoscete meglio avendolo vissuto anche sotto un altro lato. Quindi il mio rapporto con Graziano è stato un rapporto molto complesso, molto difficile. Differenti profondamente in tutte le cose, però uniti da una grande simpatia.

MODERATORE:
Io ringrazio ancora una volta i due relatori. Il libro è acquistabile sia fuori all’uscita, sia alla libreria del Meeting. “Sto registrando tutto per l’eternità” di Graziano Grazzini, Itaca Libri. Ricordo anche che, per volontà della famiglia, il ricavato del libro sarà a favore dell’associazione “Famiglie dell’accoglienza” della Toscana. Vi ringrazio ancora tutti della presenza, della pazienza e soprattutto chi non è potuto entrare, e sono tantissimi, nelle varie sale davanti ai teleschermi, ancora grazie, arrivederci.

(Trascrizione non rivista dai relatori)

Data

26 Agosto 2008

Ora

19:00

Edizione

2008

Luogo

Sala Mimosa B6
Categoria
Incontri