EDUCAZIONE – Libertà tra i banchi

Agosto 2020

di Alessandro Pavanati

L’Italia è arrivata alla sfida del Covid 19 con un consistente gap formativo ed educativo, per il quale il lockdown e le carenze della didattica a distanza hanno accelerato fenomeni come l’abbandono e la dispersione scolastica. Intere aree del Paese non coperte da infrastrutture di rete e migliaia di bambini e ragazzi senza la possibilità di vivere adeguatamente la dimensione scolastica, pur nell’emergenza. Un sistema quello italiano, viziato da un centralismo che non riconosce le potenzialità dei corpi intermedi nei settori vitali della società, come la scuola, l’educazione e la formazione.

Una scuola, in questi mesi, “sulla bocca di tutti e nel cuore di pochi”, come ben ha sintetizzato il direttore del Censis, Giorgio De Rita, in occasione dell’incontro “Nuovi spazi per educazione e formazione. Liberare le iniziative della società”.

“Di sicuro non abbiamo  problemi di soldi – ha sottolineato Maurizio Lupi, presidente dell’intergruppo parlamentare   per la sussidiarietà - tre miliardi spesi per comprare i banchi con le rotelle, adesso non possiamo dire che ci mancano le risorse”.

Sono molte le provocazioni giunte in questi giorni in Italia, non ultima quella di suor Anna Monia Alfieri, esperta di politiche scolastiche, che in un’intervista rilasciata all’AdnKronos sottolinea come "a settembre almeno il 15 per cento degli alunni, pari a 1,2 milioni di persone, dovrà trovare collocazione al di fuori degli edifici scolastici, proprio per la necessità di garantire il distanziamento. È incomprensibile la ragione per la quale la ministra Lucia Azzolina, che continua a chiedere collaborazione, rifiuti o meglio non prenda proprio in considerazione la proposta sostenuta dai suoi alleati, dall'opposizione e dai cittadini: patti educativi fra statali e paritarie, una soluzione facile e a costo zero". Quel patto educativo richiamato fortemente dal palco del Meeting dall’ex ministro della pubblica istruzione Mariastella Gelmini che ha ammonito: “Non è  attraverso l’ampliamento delle piante organiche o la regolarizzazione dei precari che si migliora la situazione, anzi, non si fa un favore alla scuola e agli studenti.

Se durante il lockdown sono stati persi fra il 12 e il 15 per cento degli studenti e abbiamo avuto un calo delle immatricolazioni universitarie fra l’8 e il 12 per cento, non è tuttavia tutta colpa della politica. “In Italia i privati investono troppo poco nelle università”, fa notare Ferruccio De Bortoli.

Sussidiarietà e autonomia scolastica sono la strada tracciata trasversalmente da esponenti sia della maggioranza che dell’opposizione, da Simona Malpezzi – sottosegretario Pd per i rapporti con il parlamento, che evidenzia l’importanza di patti territoriali che coinvolgano tutti gli attori del sistema scolastico, a Gabriele Toccafondi già sottosegretario all’istruzione, ora deputato di Italia viva.

Una scuola che ha bisogno, come ha annotato Toccafondi con una metafora calcistica, “sia del mediano, sia del regista”, cioè di un’azione che tenga conto del presente e del futuro. In sintesi, per dirla con il vicesegretario della Lega Giancarlo Giorgetti, di un pensiero lungo, quando la politica oggi ha un pensiero, soprattutto e purtroppo, corto, se non in affanno.