Uno sguardo che cattura l’umano – INCONTRO CON IL FOTOGRAFO TONY VACCARO

Sofia Bronzetti

Rimini, 18 agosto – Un titolo che si addice al meglio a questa edizione del Meeting, indicando come il nome, il volto dell’uomo nascono da ciò che si è fissato, fissando come nel caso del grande Tony Vaccaro, istanti di storia che rimangono adesso, ci parlano adesso.

Il pubblico che gremiva l’Arena Percorsi A2 ha accolto con un calorosissimo applauso il grande reporter italo-americano, oggi novantaseienne, che è eccezionalmente tornato per questa occasione in Europa, dove fu per documentare eventi come lo sbarco in Normandia e la liberazione del sud Italia.

50 suoi celeberrimi scatti sono esposti al pubblico nella mostra: “Tony Vaccaro. Il fotografo dell’umano”, a cura di Mirko Iezzi, Antonella Annecchini, Fabiana Buscio, Alice D’Alessandro, Valentina Di Pietro, con coordinamento generale di Frank e Maria Vaccaro.

«La fotografia è la mia passione», ha detto Vaccaro rispondendo alle domande di Letizia Bardazzi, che ha voluto rivolgergli il sentito ringraziamento per questa straordinaria avventura insieme iniziata tre anni fa dalla curiosità suscitata in alcuni ragazzi dell’Università di Chieti dalla sua opera fotografica: l’immagine di un contadino di Bonefro, suo paese natale, che guarda in direzione della luce del sole. Da questo è nato un dialogo incessante con l’autore. «Ed è quindi grazie a questa loro scoperta che oggi lo incontriamo», ha sottolineato Letizia Bardazzi,  ricordando come egli sia da considerare uno dei maestri indiscussi della fotografia contemporanea e il più grande dei fotografi di guerra.  A lui è stato dedicato nel 2016 anche un film “Underfire”.

Figlio di immigrati italiani, originari del Molise, dove la famiglia tornò e dove trascorse la giovinezza, Vaccaro tornò negli Stati Uniti per sfuggire al regime fascista e al servizio militare obbligatorio in Italia. Diciassettenne, appena conclusa la sua formazione presso la scuola superiore di New Rochelle, si arruolò nell’esercito e venne inviato in Europa nel 1944, dove combatté come soldato semplice nella 83ª divisione di fanteria in Normandia e poi in Germania. Il suo ruolo di ricognitore gli permetteva di scattare foto durante il giorno e divenne così reporter ufficiale del giornale della divisione. Fino al 1949, Vaccaro operò come fotografo in Germania e in Europa, documentando la vita del dopoguerra.

«Ma cosa si prova a fotografare la guerra?», gli ha chiesto Letizia Bardazzi. «Avrei voluto fare una famiglia», dice il reporter, «ma non l’ho potuta fare. Ho fatto solo la guerra., sono stato ferito due volte, ma sono stato fortunato. Ho conosciuto ad esempio John Fitzgerald Kennedy  alla Casa Bianca, e poi siamo stato insieme a Berlino, dove ha tenuto quel discorso straordinario, dove si erano compiuti gli orrori di Hitler. Sono contento di essere questa sera in un luogo di pace come questo».

E come si coglie invece la rinascita della speranza, mostrata attraverso foto famose come “il bacio della liberazione” del 15 agosto 1944, ma anche con le immagini di persone che hanno dato, in maniera diversa ”qualcosa all’ umanità” come Frank Loyd Wright e Sofia Loren («una donna speciale», ha aggiunto Vaccaro, «come sono tutte le donne. Senza di loro noi uomini non potremmo fare niente»)? «Dobbiamo pensare che abbiamo creato un mondo straordinario dove l’uomo può diventare più grande, migliore, amabile, dove non ci deve essere nessuna distinzione, perché tutti dobbiamo essere solto ‘umani’. Il resto sono brutte parole. Dobbiamo creare un mondo dove ci sia solo l’amore, solo cose belle. Io insegno una sola cosa: amate i vostri figli, perché sono loro che fanno sì che il mondo vada avanti».

 

(M.T)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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