Sostenere lo sviluppo. Nuove politiche per un’economia innovativa

Redazione Web

Sostenere lo sviluppo. Nuove politiche per un’economia innovativa

Rimini, 21 agosto 2023 – «I temi economici sono centrali al Meeting perché un’amicizia inestinguibile ha a
che fare con il bene della gente». Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, ha
introdotto così, all’edizione 2023 del Meeting per l’amicizia fra i popoli, l’incontro “Sostenere lo sviluppo.
Nuove politiche per un’economia innovativa”, nel quale il mondo del credito, dell’impresa, delle
assicurazioni si sono confrontate con il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti su come
vada sostenuto lo sviluppo economico in Italia e quale stile debba incarnare.
«Una banca», ha esordito Stefano Barrese, responsabile Divisione Banca dei Territori Intesa Sanpaolo,
«deve sostenere i territori e la comunità, perché chi fa impresa possa farla meglio e chi voglia avviarla sia
nelle condizioni di farlo». Con credito «chi non ha i mezzi» è in grado di «realizzare il suo potenziale».
Chiave dello sviluppo è certamente il sostegno allo studio: «Se non diamo ai giovani la possibilità di avere
un’istruzione qualificata funzionale al loro futuro e al futuro della società e del lavoro che faranno, noi non
garantiremo un futuro a noi stessi». Le sinergie tra pubblico e privato, viste in campo già con il meccanismo
delle garanzie di sostegno al credito nei tempi del Covid, devono soprattutto contrastare fenomeni come la
fuga dei cervelli: «Il 50% dei laureati va all’estero, dobbiamo invertire il trend demografico», ma «non c’è
economia che possa crescere se non vengono messe al centro le persone, le loro prospettive, la loro
sicurezza», dunque centrale «la certezza che passa dalle tutele sul lavoro».
Francesco Mutti, amministratore delegato Mutti Spa e presidente Centromarca, ha enfatizzato l’importanza
del profitto: «Molto spesso consideriamo il profitto come qualcosa di negativo e sbagliato. Ma dovremmo
considerare il modo con cui il profitto viene allocato. È il modo con cui la società va avanti. Essere più
competitivi significa generare più ricchezza nel paese». La visione sociale che si collega a questa
redistribuzione dei profitti serve la logica dei cerchi concentrici: «Non sui può avere un ruolo sociale se non
si parte dall’interno della propria organizzazione, a partire da come si trattano e si fanno crescere
collaboratori e fornitori. L’impresa», ha aggiunto Mutti, «deve sapere allocare al meglio le proprie risorse,
al meglio non solo per continuare a generare, ma per creare qualcosa di più vasto rispetto a mero valore
economico», mentre l’Italia, «paese piccolo ma con un ruolo economico ancora importante», deve puntare
«su quello che sa fare, sulla qualità, sulla capacità di creare prodotti esclusivi», ma l’eccellenza non è solo
nel prodotto, ma nel «rapporto con i collaboratori, nel rapporto tra Stato e aziende e nella tutela del
territorio».
Maria Bianca Farina, presidente Ania, ha infine segnalato l’importanza che il mondo assicurativo può avere
in un contesto in cui la fiscalità generale avrà sempre meno manovra e i bisogni di welfare saranno sempre
maggiori in virtù dell’invecchiamento della popolazione. «L’assicurazione può affiancare il pubblico a
condizione di un’integrazione di finanziamenti tra pubblico e privato», anche sul fronte «dei disastri
naturali». La crescita del numero dei poveri richiama però politica e mondo economico ad accorgersi di
come «una fede semplicistica nella sola crescita sarebbe un errore, un errore che molti hanno commesso
negli anni d’oro della globalizzazione. Adorare il feticcio del PIL non basta a creare benessere». Tutti hanno
«responsabilità di creare condizioni per una crescita giusta, recuperando le relazioni che connettano
l’economia alle istanze più profonde che riguardano l’uomo e l’ambiente».
Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, intervenendo in videocollegamento, ha
osservato i limiti di uno strumento di misurazione come il Prodotto Interno Lordo: «Il PIL come indicatore»,
ha dichiarato, «non permette di cogliere fenomeni oggi di assoluta rilevanza, come l’economia informale
nelle famiglie o il degrado dell’ambiente, oggi tema centrale». Lo sviluppo economico sostenibile, «oggi declinato nel tema ambientale che è fondamentale», non può non tener conto di «solidarietà intergenerazionale e natalità. Non c’è nessuna riforma previdenziale anche di tipo assicurativo», ha denunciato Giorgetti, «che tenga con i numeri della natalità che oggi vediamo nel nostro paese».
Sostenere lo sviluppo significa sostenere l’impresa, anzi, l’imprenditore: «Riusciamo e riesce il sistema
creditizio», si è domandato il ministro dell’Economia e delle Finanze, «a valutare correttamente il merito di
credito dell’imprenditore che rinuncia – a differenza di un fondo speculativo proprietario – al profitto
immediato e che investe nel futuro?».
«Confidare unicamente nella mano invisibile del mercato non è corretto. In queste fasi di cambiamento il
ruolo del pubblico diventa fondamentale nell’accompagnare le transizioni e promuovere innovazione e
imprenditoria». Il pubblico, oggi, è rappresentato sì dallo Stato, ma anche dalle istituzioni europee: «La
Commissione Europea», ha notato con soddisfazione Giorgetti, «ha cambiato paradigma con il
superamento delle regole del patto di stabilità e il Next Generation EU», ma anche con il chips act e
l’allentamento delle sugli aiuti di Stato. «È fondamentale non solo che il pubblico faccia interventi», ha
aggiunto il ministro, «ma come e con qualità. Sul PNRR non c’è solo il “fare in fretta”, ma è il fare bene».
La legge di bilancio di autunno «sarà complicata. Siamo chiamati a decidere delle priorità, non si potrà fare
tutto. Dovremo intervenire a favore dei redditi medio-bassi e per promuovere la crescita». E in vista della
riscrittura delle regole del Patto di Stabilità l’avvertimento: «Auspichiamo che a livello europeo si capisca il
senso del tempo. La guerra in Europa influenza anche i dati fondamentali dell’economia, come l’inflazione
energetica. Spero che si tenga conto di tutto questo nelle nuove scelte di governance, nelle quali gli
investimenti siano privilegiati rispetto a spese correnti».
(A.C.)