Per continuare un incontro… Un dialogo con Giuseppe Tanzella-Nitti

Press Meeting

Rimini, 23 Agosto, 19.00 – Presso l’Arena Exoplanets B3 Don Giuseppe Tanzella-Nitti è a disposizione delle domande dei visitatori.
La prima proviene da un medico e riguarda l’impenetrabile complessità della vita, che sorge e finisce in modo misterioso. Risponde il teologo: “Le domande sull’origine sono sempre quelle che attirano di più. Ma rischiamo di mitizzare questi inizi, come se la chiave del tutto fosse nell’inizio. Ciascuno di noi all’inizio era solo una cellula, di cui sappiamo quasi tutto. Ma fra quella conoscenza e ciò che ciascuno di noi è, c’è una differenza abissale e tale conoscenza non spiega chi siamo. Resta sempre presente il mistero, la sensazione di qualcosa che ci trascende. Anche se mettessimo insieme tutte le catene causali che hanno portato alla nostra nascita, sopravvivrebbe la domanda ‘perché io?’”.
Suscita interesse la particolare biografia del sacerdote ed astronomo e di come egli concili questi due aspetti: “Senz’altro la mia formazione scientifica mi torna utile: mi occupo di teologia fondamentale, ovvero appunto del rapporto tra fede e ragione, tra fede e scienza. Nella mia persona avviene quello che dovrebbe avvenire per la teologia tutta: che essa si serva delle scienze tutte, anche quelle naturali. Già San Tommaso – prosegue – nella Summa contra gentiles, citando Sant’Agostino, si schiera contro chi pensa che basti avere una giusta idea di Dio e non della natura. Non è vero: per avere la prima serve la seconda. Se noi non conoscessimo bene le cose create vi attribuiremmo qualità che sono di Dio. La scienza oggi è pensiero forte. La scienza crede nella verità, sta dalla parte della teologia, che dà un volto a questa verità.”.
Una domanda interessante è se renda maggior gloria a Dio un universo con più esseri senzienti in grado di rivolgersi a Lui o un’umanità unica a sua immagine e somiglianza. “Vi sono diverse scuole teologiche. Non mi sento di sbilanciarmi a favore di una migliore teologia, a priori. Mi sento di dire che non possiamo dedurre tutto dalla conoscenza di Dio, il Dio cristiano non è un demiurgo platonico da cui dedurre tutto, lasciamogli la santa Libertà.”
Sempre su questo tema, secondo il relatore, altre civiltà non indebolirebbero l’amore di Dio per noi: “Dio è come una madre, che ama ogni figlio come se fosse il suo figlio unico”. Si chiede di seguito: “Gesù Cristo è Figlio Unigenito. Ciò non gioca a favore dell’unicità?” “Lo snodo cristologico – ha affermato Tanzella-Nitti – non può rispondere a se. Altre forme di vita intelligente hanno bisogno di redenzione. L’unicità di Cristo viene dalla sua natura di Verbo incarnato, non dalla sua natura umana.”. Interviene allora Paolo Musso: “Nel caso ci fossero altre creature intelligenti, come dovremmo vivere il peccato originale rispetto al fatto che la redenzione è avvenuta solo per la nostra natura?” “Non siamo obbligati – replica il teologo – a pensare che il nostro peccato, originale o attuale, modifichi il creato. Il peccato non crea la morte biologica, crea la morte come lacerazione e oblio del legame tra noi e il Creatore”.

(M.Be-A. Me.)

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