Storie di paternità e di figliolanza, di tribolazioni bibliche e di eredità più o meno ingombranti da ricevere e rivitalizzare: questo il suggestivo filo conduttore di “Padre e Figlio” (Arena Spettacoli UnipolSai D3, Fiera di Rimini, ore 21,45), una produzione teatrale del Meeting di Rimini che il 23 agosto vedrà in scena Massimo Popolizio confrontarsi con alcune figure fondamentali delle tre religioni monoteiste: Caino e Abele, Abramo e Isacco, Giacobbe ed Esaù.
La pièce si presenta come uno degli spettacoli centrali del Meeting, un progetto originale sviluppato proprio per dare voce e diretta emozione alla relazione tra tradizione e libertà che viene espressa dal titolo della 38°Edizione della manifestazione riminese. Il testo di “Padre e Figlio”, steso da Fabrizio Sinisi, drammaturgo della compagnia Lombardi-Tiezzi, è stato sviluppato con il contributo di Wael Farouq (intellettuale egiziano e docente di Scienze linguistiche e lingue straniere all’Università Cattolica di Milano) e Otello Cenci (regista e direttore artistico del Meeting).
Sinisi così illustra le ragioni del testo portato in scena: «Nella Bibbia, il rapporto padri-figli si realizza principalmente su due grandi livelli: uno è quello delle vicende che riguardano, appunto, i rapporti fra due generazioni, il passaggio di un testimone, la prosecuzione di una storia. Ma l’altro rapporto, più generale, è quello fra Dio e il suo popolo, che è appunto un rapporto tra padre e figlio, con tutte le controversie, i riavvicinamenti, i tradimenti e gli infiniti perdoni di un rapporto genitore-figlio. Lo scopo di questo rapporto sembra essere la maturazione del figlio attraverso la libertà e tutto questo noi cerchiamo di portare sul palco puntando ad un diretto coinvolgimento del pubblico su questioni che sembrano passate, ma che sono invece di radicale contemporaneità».
Efficace nei suoi cambi di epoca e nella capacità di indossare panni opposti, il grande mattatore dello spettacolo è Massimo Popolizio, attore dal curriculum ormai infinito, diretto sul grande (e piccolo) schermo tra gli altri da Sorrentino e Faenza, Verdone e Martone.
Popolizio in scena ha il compito di interpretare i brani biblici, ma durante la serata la sua presenza declamatoria è circondata da mille altri momenti artistici, con l’interpretazione di musiche klezmer da parte del Siman Tov Quintet (elettrizzante formazione che presenta la contaminazione di ritmi e musiche ebraiche e balcaniche, formata da Fabrizio Flisi, fisarmonica e piano; Martino Colicchio, clarinetto; Tiziano Paganelli, fisarmonica, percussioni e flauti; Gioele Sindona, violino e nickelarpa; Nicolò Fiori, contrabbasso) e dall’inedita arte visuale di Massimo Ottoni, artista dell’animazione interattiva che già ha lavorato con David Riondino, Alessandro Bergonzoni e Stefano Benni.