Ogni goccia è preziosa: la sfida della blue economy

Redazione Web

Ogni goccia è preziosa: la sfida della blue economy

 

Rimini, 24 agosto 2023 – Il sistema politico ed economico globale non può tralasciare di occuparsi dell’acqua. Secondo il rapporto “World Water Development 2023” delle Nazioni Unite, ancora oggi due miliardi di persone al mondo non hanno accesso all’acqua potabile e più di tre miliardi e mezzo non sanno cosa siano servizi igienici e sanitari affidabili. Da qui si comprende l’importanza di difendere e valorizzare questa risorsa, linfa vitale dell’umanità. Se ne è parlato al XLIV Meeting per l’amicizia fra i popoli nel convegno “Ogni goccia è preziosa: la sfida della blue economy”. «L’acqua è come l’amicizia», introduce Gianni Bessi, presidente di Confservizi Emilia-Romagna: «un bene che dobbiamo gestire in modo inesauribile».

Nel 2022 e nel 2023 nel nostro Paese abbiamo avuto la tempesta perfetta: siccità, episodi alluvionali, crisi energetica. Lo testimonia bene Tonino Bernabè, presidente di Romagna Acque, società che gestisce in termini industriali la rete infrastrutturale della Regione. «In questi due anni la Romagna ha vissuto gli impatti dell’accelerazione del cambiamento climatico, sperimentando che cosa significa passare in tempi rapidi da un anno siccitoso a un anno alluvionale. È un tempo che ci consegna una maggiore responsabilità sia come gestori, sia come istituzioni». Responsabilità nella gestione delle emergenze ma anche nella gestione della risorsa: oggi a livello di Paese raccogliamo solo l’11% dell’acqua piovana. «Occorre definire una strategia a livello nazionale», conclude Bernabè. «Organizzarsi significa migliorare l’efficienza delle reti e degli impianti, aumentando la capacità del sistema territoriale di captare maggiori quantità di acqua: servono infrastrutture che vanno studiate a partire dai bilanci idrici, da quanta acqua serve ad un territorio per i diversi usi».

L’acqua è relazione che supera i confini istituzionali e connette territori. Giuseppe Catalano, capo di Gabinetto della Regione Puglia, affronta questo punto citando papa Francesco: «L’acqua non può essere oggetto di sprechi o abusi o motivo di guerre, ma va preservata a beneficio nostro e delle generazioni future. In queste poche parole, talmente semplici e chiare, c’è la chiave di lettura che ci deve ispirare». Per la sua scarsità, l’acqua diventerà sempre più oggetto di conflitto. «Al Meeting per l’amicizia fra i popoli», prosegue Catalano, «occorre riflettere come governare a livello internazionale l’acqua come bene condiviso». Gli strumenti per perseguire questi obiettivi sono tecnici e la governance di questo sistema non può essere verticale, perché i fenomeni da governare sono orizzontali. «Occorre superare questa architettura tardo-borbonica di competenze settoriali», conclude Catalano: «la risorsa va vista nella sua globalità».

L’acqua mette in relazione anche le cose: per le vie d’acqua passa il 90% delle merci del mondo. Questo genera problemi di sostenibilità: l’aumento delle navi e delle attività portuali ha un grande impatto emissivo. «La storia dello shipping negli ultimi trent’anni è stata segnata da due grandi fenomeni: il gigantismo navale e la presenza di operatori globali verticalmente integrati», spiega Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità del Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale. «Se l’Italia vuole essere competitiva, non può non curare il confronto con questi due fattori».

L’acqua è un bene che diamo per scontato. Ogni mattina quando facciamo il gesto di aprire il rubinetto per lavarci i denti non ci domandiamo come quell’acqua è arrivata fino a noi. Il tema delle infrastrutture è il cuore del problema secondo Barbara Marinali, presidente di ACEA, la società che serve 9,2 milioni di utenti in cinque Regioni. «Il sistema idrico del nostro Paese è stato concepito su ambiti troppo limitati. Se vogliamo rendere l’acqua disponibile per tutti, continuamente e ovunque ce n’è bisogno, dobbiamo superare la logica del localismo e ragionare in un’ottica nazionale e sussidiaria: non è possibile che oggi esistano Regioni prive di risorse idriche e altre che si possono permettere di gettare l’acqua potabile in mare». L’acqua è il bene dei beni: va preservato e va gestito in modo industriale. «Lo dico molto chiaramente: l’acqua è un’industria», conclude Marinali. «Per favorire il riuso o l’utilizzo delle acque meteoriche sono necessari grossi investimenti e tutte le grandi infrastrutture vanno gestite in modo industriale ed efficiente, con sistemi digitalizzati. Solo un operatore integrato è in grado di farlo».

In Italia ci sarebbe acqua per tutti: va creato un sistema integrato, partendo da alcune consapevolezze. La prima: nel nostro Paese ogni cittadino consuma 155 metri cubi di acqua in un anno, a livello europeo il consumo più alto in assoluto. La seconda: fatto 100 l’uso dell’acqua, il 53% lo utilizza l’agricoltura, il 21% il settore industriale, il 20% è impiegato per uso potabile e il restante 6% è impiegato dall’idroelettrico. Infine, abbiamo perdite significative su tutta la rete, in media del 42%. Giacomo Aiello, capo di Gabinetto al Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare, osa una sintesi offrendo una prospettiva per il futuro a breve e medio termine: «L’acqua non è risorsa inesauribile. Citando Thomas Fuller, “Non conosciamo mai il valore dell’acqua fino a che il pozzo non si prosciuga”; il che ha reso non più procrastinabile un intervento di sistema. Dobbiamo trovare soluzioni», conclude Aiello, «che ci consentano con una relativa rapidità di aumentare la nostra capacità di captazione dell’acqua».

Senza acqua non si può fare nulla. La crisi del gas ci ha insegnato che dipendere da altri per qualcosa di essenziale alla nostra vita è pericoloso. Ancora una volta, sarà possibile valorizzare ogni goccia solo insieme.

(P.C.S.)

 

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