Non “per”, ma a partire “da” i più deboli

Redazione Web

Non “per”, ma a partire “da” i più deboli
Crisi energetica, difficoltà sul lavoro, instabilità politica internazionale causata dalla guerra in Ucraina, instabilità politica interna italiana, gestione del Pnrr. Come ha affrontato e dovrà affrontare tutto questo il Governo italiano? Forse rovesciando lo sguardo e lavorando “a par-tire dai più deboli” e non “per i più deboli”.

Rimini, 22 agosto 2022 – Crisi energetica, difficoltà sul lavoro, instabilità politica internazionale causata dalla guerra in Ucraina, instabilità politica interna italiana. Questa situazione di difficoltà rischia di aumentare il divario non solo geografico tra nord e sud, ma tra fasce sociali deboli e più deboli. Come sostenere e favorire, dunque, la crescita affinché siano inclusi anche coloro che vivono una condizione di fragilità socio-economica? Questi i temi introdotti da Emmanuele Forlani, direttore Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS, per la discussione su “Favorire la crescita e sostenere i più deboli”.
«Questo titolo riassume la stella polare del Governo negli ultimi diciotto mesi, in cui si è dovuto fronteggiare ogni tipo di emergenze», esordisce Roberto Garofoli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che però ne descrive la scia di resilienza e risalita: «Abbiamo cercato di favorire la crescita, riattivare e consolidare un sentiero di crescita, che in-fatti è stata superiore rispetto a quella di altri Paesi occidentali, penso alla Francia, penso alla Germania. La fiammata inflazionistica e il caro energia hanno preoccupato e continuano a preoccupare e per questo sono stati stanziati cinquanta miliardi per affrontare questi nodi che stringono maggiormente le fasce deboli». E, per fronteggiare le notizie allarmanti di questi ultimi giorni sull’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia, Garofoli assicura: «Il go-verno continuerà nelle prossime settimane a monitorare questa evoluzione e a muoversi, sempre sul solco tracciato dal capo dello Stato quando, all’atto dello scioglimento delle ca-mere, ha indicato i limiti di azione di questo governo».
Simone Bemporad, deputy chairman The Human Safety Net e chief Communication and Pu-blic Affairs officer del Gruppo Generali, racconta cosa voglia dire quella che chiama “rivoluzione copernicana”, ovvero trasformare il business secondo i criteri ESG, “environmental, social and governance” (ambiente, sociale e governance): «Per una compagnia che genera business da 60mila miliardi di euro all’anno non è stata una cosa facile da fare. Il criterio che abbiamo seguito è quella proprio di guardare al sistema delle diseguaglianze, perché la re-sponsabilità sociale ci impone di capire che un’impresa non può vivere solo nell’isola dei famosi, non può essere l’unico palazzo elegante in un quartiere di case cadenti, senza logica meramente filantropica». E racconta l’esperienza di The Human Safety Net, la fondazione creata da Generali, la cui mission è il sostegno alle famiglie vulnerabili con figli piccoli (da zero a sei anni) e l’integrazione dei rifugiati attraverso il lavoro e l’imprenditorialità.
«Nell’attuale situazione di instabilità abbiamo due certezze: l’aumento della popolazione e del Pil mondiale a fronte della diminuzione della superficie agricola e della necessità di tute-lare le risorse naturali. Una sfida da affrontare immediatamente dando risposte efficaci, anche alla luce degli shock esterni prodotti da pandemia, guerra e cambiamenti climatici». Così parla il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che prosegue: «L’agricoltura è strategica non solo per i singoli Paesi, ma per il mondo intero, perché i cittadini stanno pagando un prezzo elevato degli alimenti e allo stesso tempo parte della popolazione mondiale non ha accesso al cibo». Continua Giansanti: «L’agricoltura deve essere protagonista nei percorsi di transizione energetica, ambientale. L’aumento dei prezzi del cibo è infatti strettamente legato a quello dei costi energetici». Per questo per Giansanti serve una strategia globale di politica agricola, ma anche della nutrizione, dell’alimentazione e dell’energia: «È arrivato il momento delle scelte e il prossimo governo dovrà realizzare gli obiettivi strategici del Paese. Avremo un ottobre molto difficile: l’instabilità dei mercati continuerà a spingere la crescita dei prezzi e dunque le famiglie a rivedere la loro politica di acquisto dei generi alimentari. Non c’è più tempo da perdere».
«Le misure per mitigare l’impatto dei costi energia», ricorda invece Francesco Starace, am-ministratore delegato Enel, «sono destinate nel breve a funzionare, ma purtroppo questa situazione energetica potrebbe protrarsi più a lungo del previsto. Serve andare alla causa, che è la non giustificata esplosione del prezzo della materia prima gas. È fondamentale mettere in sicurezza il sistema europeo e speriamo che la proposta del premier Draghi prima o poi arrivi a compiersi. Senza un tetto al prezzo del gas tutti i Paesi europei finanzieranno un trasferimento di ricchezza dai deboli ai ricchi, portando denaro dove non serve. Alcuni Paesi euro-pei non sono d’accordo, ma penso che la forza della realtà prima o poi prevarrà, spero prima che poi». Proprio per questo, Starace crede che sul Pnrr sia «fondamentale accelerare e impegnarsi. Le risorse possono cambiare la storia nel prossimo paio di anni. Tutti gli investi-menti diventano realtà nel momento in cui c’è gente che lavora per farli. Non bastano i soldi, ci vogliono le persone che fanno le cose».
Per Francesco Mutti, presidente Centromarca, sono quattro le condizioni per aiutare il Paese: generazione di ricchezza, una politica redistributiva, formazione ed educazione, corretto uti-lizzo delle risorse. La prima per Mutti è «la capacità di creare effettivamente delle condizioni affinché l’impresa possa svilupparsi, e questo è legato a una serie di fattori: una situazione competitiva corretta, ma anche un profondo rispetto della legalità, avere un governo capace di intervenire in tempi rapidi con una capacità non tanto declaratoria quanto esecutiva». Redistribuzione per Mutti significa equilibrare quanto debba rimanere a chi ha generato e quanto debba andare alle fasce più disagiate, e una politica che privilegi il lavoro, perché chi lavora possa godere dei propri frutti. Sulla formazione Mutti è molto netto: «C’è una discrasia enorme tra la domanda delle imprese e l’offerta del mondo del lavoro. Abbiamo una cul-tura umanistica meravigliosa che non dobbiamo perdere, ma oggi la prima richiesta del mondo delle imprese nel mondo del lavoro sono gli Stem, cioè ingegneri, studenti di chimica, di fisica, di matematica». Mutti chiude su quello che definisce «un piccolo mostro, l’inflazione, che sta montando e sta distruggendo enormemente i deboli perché colpisce in primis i prodotti base: alimentari ed energia».

(G.D.G.)

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