Le nuove frontiere della chirurgia

Press Meeting

…e l’irrinunciabile addestramento

“Esiste un fare nel campo umano in cui non sia necessario esercitarsi ed allenarsi? Evidentemente no! Eppure una simile palestra per i chirurghi in Italia non esiste. È necessario che il governo metta la formazione a budget”. È una richiesta appassionata quella che Raffaele Pugliese, Presidente Aims Academy (Advanced International Mini-invasive Surgery Academy) lancia al Governo dalla Sala Neri CONAI alle ore 11.15.

Purtroppo il ministro della Salute Beatrice Lorenzin non è potuta intervenire, trattenuta a Roma delle esigenze istituzionali legate all’emergenza del terremoto in centroitalia, ma Antonio Quaglio, Direttore editoriale de Ilsussidiario.net e moderatore dell’incontro, si impegna a farle avere i dati illustrati dai relatori. Sono dati impressionanti: 11 miliardi della spesa sanitaria derivano dalle complicanze ed errori commessi dai chirurghi. “Gli Stati Uniti – sottolinea Pugliese – non hanno avuto paura di pubblicare i dati scioccanti che emergono da uno studio sulla sanità americana: oltre un milione di morti, la prima causa di morte per incidente e la terza in assoluto dopo le malattie cardiocircolatorie e il cancro”.

A fronte di ciò si è sviluppata ormai da anni una tecnica di intervento mini-invasiva, la laparoscopia. Pugliese riferisce che rispetto alle tradizionali tecniche chirurgiche, essa “consente di ridurre l’insorgenza di complicanze, permette una più rapida ripresa del paziente, una degenza più breve, minor dolore e maggiore soddisfazione di tutti gli operatori e dei pazienti stessi. Questa metodica richiede però un’alta padronanza della tecnica e della tecnologia avanzata di cui si serve e quindi ha bisogno di una palestra per esercitarsi”. Michael Bailey, Co-direttore dell’International Centre of Excellence for Telesurgery UK, descrive l’esperienza inglese di una formazione di eccellenza voluta direttamente dal governo britannico dopo una morte tragica causata da un chirurgo inesperto in laparoscopia. In Inghilterra sono tre i centri di formazione e quello in cui egli opera è denominato Mattu.

Il sistema inglese prevede il conseguimento di una certificazione apposita senza della quale il chirurgo non può operare in laparoscopia. Sono infatti ormai collaudati “specifici standard per la misurazione e la valutazione delle capacità acquisite”. La certificazione viene conseguita “solo da chi abbia effettivamente appreso l’uso di questa tecnica con l’esclusione di quei medici che non hanno il necessario coordinamento occhio-mano”.

Le slide proiettate da Bailey parlano da sole: 65 corsi avanzati in tecnologia, esercizio in laboratorio, chirurgia simulata, virtuale o su animali, addestramento nell’uso della telemedicina, tutoraggio e la necessità di una corretta esecuzione di 1600 interventi di diverse tipologie. Pugliese sottolinea: “In Italia non esiste una simile formazione strutturata per gli interventi in laparoscopia, così che qualunque medico, per il solo fatto di avere visto altri utilizzare questa tecnica, può decidere di eseguirla da solo. Ma guardare altri che operano non basta”.

E cita l’esempio della storia dell’aeronautica: “Nel 1930 un semplice modellino di esercitazione ha ridotto drasticamente il numero di incidenti aerei e attualmente un complesso modello virtuale utilizzato obbligatoriamente dagli apprendisti piloti per un numero minimo di ore, ha reso il volo aereo il mezzo di trasporto più sicuro in assoluto”.

Pugliese però non si è rassegnato all’inerzia istituzionale e ha cercato di mettere a frutto la preziosa esperienza fatta in un centro di formazione francese attivo dal 1944 – Ircad – e di quella del Mattu. Ha quindi costituito una fondazione nell’ospedale Niguarda di Milano, Aims Academy. “Con l’ausilio della Regione Lombardia e di vari finanziatori privati dal marzo 2010 è attiva una struttura di 2.500 mq completamente dedicata alla formazione, con caratteristiche analoghe a quella degli altri centri di eccellenza europea e non solo, con i quali è collegata”. Ma questo sistema purtroppo è solo per i pochi chirurghi che riescono a essere sponsorizzati dalle aziende “e tra questi – continua – non vi sono di certo gli specializzandi che quindi ad oggi hanno meno competenze del passato, perché non riescono ad esercitarsi”.

E ora, per cercare di convincere il Governo dell’estrema convenienza di un investimento nel campo della formazione, ha iniziato un programma di studio pilota che la possa documentare scientificamente. “Compito delle istituzioni – conclude Pugliese – è scovare il positivo là dove esiste e farlo diventare diffusivo. Non ragionare in astratto preoccupati solo del potere, ma voler essere utili e umilmente lasciarsi provocare da un tentativo di risposta, a partire dalle esperienze che ci sono”.

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