L’amicizia fra le culture. Culture che curano l’amicizia

Redazione Web

L’amicizia fra le culture. Culture che curano l’amicizia

Rimini, 21 agosto 2023 – Il fenomeno della globalizzazione ha origine con la fine della Guerra Fredda, il
momento in cui crollò il fronte sovietico e si assistette alla nascita di un mercato globale; un processo che
negli ultimi decenni, innanzitutto grazie agli incredibili sviluppi degli strumenti comunicativi a nostra
disposizione, ha subito un‘accelerazione senza precedenti.
Tuttavia, la globalizzazione non può essere vista solamente come un elemento facilitatore per quanto
riguarda gli scambi culturali e materiali: un tale fenomeno sta causando anche un appiattimento della
realtà, provando a dare forma a una società sempre più omogenea e priva di particolarismi.
È da questo paradosso che è nato l’incontro “L’amicizia fra le culture. Culture che curano l’amicizia”.
L’evento, moderato da Wael Farouq, professore di Lingua e Letteratura Araba presso l’Università Cattolica
del Sacro Cuore, ha visto il prezioso contributo di ospiti impegnati in prima persona nella costruzione di
amicizie tra le culture e i popoli: Ahmed bin Rakkad al Ameri, chairman of the Sharjah Book Authority (SBA);
Antonella Sciarrone Alibrandi, sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione e professore di
Diritto dell’Economia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore; Maria Tripodi, sottosegretario di Stato
agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale.
All’incontro sono intervenuti anche Luca Beccari, segretario di Stato per gli Affari Esteri, per la
Cooperazione Economica Internazionale e le Telecomunicazioni della Repubblica di San Marino, e Bernhard
Scholz, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS.
Introducendo il panel, Farouq ha evidenziato che «la distanza e la differenza sono elementi essenziali per
conoscersi e per potersi arricchire vicendevolmente»; una sottolineatura ripresa da Tripodi, la quale ha
aggiunto che «la cultura gioca un ruolo fondamentale perché è ciò da cui occorre partire per costruire un
ponte tra i diversi popoli».
Ahmed bin al Ameri ha ripreso quanto detto, sottolineando che «la paura nei confronti dell’altro proviene
dall’ignoranza nei confronti della sua cultura». Da qui deriva l’impegno dello Sharjah Book Authority che ha
portato alla digitalizzazione di più di 2500 manoscritti arabi e alla traduzione in arabo di numerosissimi testi
propri della cultura occidentale; inoltre, «la Fiera del Libro che organizziamo a Sharjah è una delle più
grandi al mondo: qui in soli dieci giorni si incontrano più di centomila persone. Noi ci auguriamo che
conoscere l’altro possa permettere di costruire questi ponti tra diverse culture». Un’iniziativa
immediatamente valorizzata da Farouq: «L’obiettivo di un evento così importante come la Fiera del Libro di
Sharjah è unicamente quello di creare spazi per gli altri, perché l’altro possa farsi conoscere e incontrare a
propria volta».
Sciarrone Alibrandi ha, infine, dichiarato che «il Meeting di Rimini è la concretizzazione di quello che è
emerso durante questo incontro: uno spazio che esemplifica come non possa esserci educazione senza
cultura. Lo stesso presupposto che guida l’università: un luogo di promozione della cultura dove potersi
incontrare e confrontarsi».
Quanto emerso dagli interventi mostra che, con il proprio impegno e lavoro, le persone semplici possono
decidere la direzione che prende il mondo. Come ha dichiarato Wael Farouq nelle proprie conclusioni
riprendendo una citazione di papa Francesco: «Lla santità non è fare lo straordinario, ma l’ordinario con
amore straordinario». È questo ciò che permette di incontrare l’altro senza dover rinunciare alla propria
identità e cultura.
(A.P.)

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