Rimini, sabato 22 agosto – «Riapertura delle scuole a settembre. Edilizia scolastica adeguata alle esigenze della didattica e non solo alla sicurezza. Carriera progressiva dei docenti, che riconosca la professionalità degli insegnanti ad ogni livello, compreso quello economico. Rapporto con ciò che è fuori della scuola, dalle famiglie alle imprese, valorizzando i PCTO (l’ex alternanza scuola-lavoro) soprattutto ai fini dell’orientamento»: questi gli impegni che, ieri sera, la vice ministra all’Istruzione Anna Ascani ha preso al Meeting di Rimini. L’esponente di governo era ospite dell’incontro “Le scuole ripartono. Esperienze educative ed autonomia”, al quale hanno preso parte Luca De Simoni, consigliere di amministrazione de “La Zolla” Cooperativa Sociale, Milano; Pier Eugenio Lucchetta, dirigente Scolastico I.C. Vittorio Veneto 2 “A. Zanzotto” di Vittorio Veneto; Luca Pozzi, insegnante all’ITCG “Achille Mapelli” di Monza; Claudia Ventura, insegnante all’I.C. “Dozza” di Castel Guelfo; e Carlo Di Michele, presidente Diesse, nella veste di moderatore. L’incontro è stato realizzato in collaborazione con CdO Opere Educative, Diesse, DiSAL, Il Rischio Educativo, Avvenire.
De Simoni ha avanzato la richiesta di maggiori finanziamenti alle scuole paritarie, affermando che «il riconoscimento del pluralismo educativo si deve tradurre in una parità, oltre che giuridica, anche economica. Solo in questo modo si favorisce la nascita di nuove scuole e la sopravvivenza di quelle che ci sono, unica garanzia di una vera libertà di scelta».
La “Zolla” di Milano ha cinquant’anni e come tutte le scuole è rimasta chiusa 183 giorni, durante i quali i genitori hanno chiesto che i figli continuassero a fare quell’esperienza di educazione cristiana per la quale l’avevano scelta. I soldi sono stati subito una difficoltà e alla difficoltà si è risposto: pc della scuola a chi non ne aveva, rette restituite nella scuola dell’infanzia, un fondo di solidarietà per chi le rette non poteva pagarle per intero. Il risultato è che il 95% delle famiglie ha riconfermato le iscrizioni per il prossimo anno. Secondo De Simoni, la relazione interpersonale e la presenza in aula sono determinanti e per questo le scuole debbono riaprire, in un clima di maggiore autonomia e pluralismo.
Per Andrea Pozzi, docente di Lettere, quanto è successo nei mesi passati lo ha portato a valorizzare quattro aspetti della professione educativa. In primo luogo una condivisione con gli altri colleghi, che ha portato ad un affronto intelligente dei problemi. Poi, la centralità della relazione fra persone e con le discipline: il lockdown, attenuando la relazione, aveva fatto affievolire la motivazione e per questo si è cercato di suscitare nei ragazzi un approccio personale. La didattica a distanza ha imposto la digitalizzazione e quindi la necessità di utilizzare e valutare gli strumenti utilizzati. La digitalizzazione, infine, ha fatto scoprire nuovi criteri di verifica e l’importanza della rielaborazione personale rispetto all’acquisizione delle conoscenze.
A Castel Guelfo, in provincia di Bologna, le insegnanti della scuola dell’infanzia della “Dozza” sono partite dalla necessità che i loro bambini di cinque anni apprendessero a vivere la realtà in cui si trovavano: la propria casa. Così li hanno seguiti e aiutati dando valore educativo a ciò con cui erano alle prese con i genitori e i nonni: apparecchiare la tavola, mettere in ordine la cameretta, fare i biscotti … Naturalmente poi c’era l’aspetto scolastico in senso stretto con materiale fornito online, anche ai genitori perché si rendessero conto di come stavano crescendo i loro figli. «Ai genitori abbiamo mandato documenti, canzoni, brani letterari», ha raccontato Claudia Ventura. «Abbiamo fatto compagnia anche a loro, che alla fine sono stati i testimoni affidabili della crescita dei loro figli. L’insegnamento più importante di questa pandemia», ha concluso, «è stato scoprire che la scuola è una comunità solo se è fatta da una comunità di gente che si mette all’opera».
Il preside Lucchetta ha elencato gli aspetti negativi di «una esperienza drammatica come il lockdown»: aumento della dispersione, incertezza, frammentazione delle relazioni, impoverimento dell’offerta formativa, disagio esistenziale, fragilità psicologica, assenza di ragioni per una speranza davanti alla solitudine e alla morte. Ma davanti a tutto questo c’è stata una reazione positiva: «È nata una nuova relazione con le famiglie», ha spiegato, «e molti insegnanti sono rimasti a scuola ben oltre il proprio orario di lavoro, come i dirigenti e il personale non docente, per affermare il valore che ogni studente è. C’è stato un reale esercizio di autonomia scolastica, un’esperienza di comunità che ha fatto nascere in molti un senso di responsabilità». Infine, le condizioni per ripartire: reale semplificazione delle procedure di gestione, valorizzazione dei soggetti che aggiungono valore alla scuola e delle associazioni professionali. «Lo stato», ha concluso Lucchetta, «tuteli noi dirigenti anche sotto il profilo della sicurezza con una responsabilità commisurata alle reali possibilità di intervento».
La vice ministra ha promesso che farà tesoro delle esperienze ascoltate e delle richieste che, ha affermato, vanno nella direzione di una scuola in grado di aiutare lo sviluppo dei bambini e dei ragazzi come persone, sostenendoli nel loro desiderio di crescita e rendendoli capaci di spirito critico nei confronti di una società fortemente invasiva. «I finanziamenti dell’Europa, oggi, ci permettono di fare molto per i giovani», ha aggiunto la Ascani, «e noi li utilizzeremo in larga parte per la scuola. La scuola è la prima priorità di un paese e per questo, a settembre, le scuole riapriranno».
(D.B.)