La “genialità pedagogica” di don Giussani

Redazione Web

La “genialità pedagogica” di don Giussani

 

Rimini, 22 agosto 2023 – Un incontro di altissimo spessore accademico si è tenuto nell’Auditorium isybank D3 sul pensiero pedagogico di don Giussani: introducendo l’incontro, Alberto Savorana, responsabile attività editoriali di Comunione e Liberazione, ne ha ricordato il primo giorno da educatore, che saliva le scale del liceo milanese “Berchet” per iniziare la sua missione coi giovani. «Tanti nel mondo sono debitori di quei primi passi», ha detto Savorana, ricordando poi uno dei punti chiave del pensiero educativo di Giussani: «“Non sono qui per farvi ritenere vostre le idee che io vi do, ma per insegnarvi un metodo per giudicare le cose che vi dirò”». Citando poi il discorso di papa Francesco al movimento di Comunione Liberazione del 15 ottobre 2022, ha ricordato l’origine del titolo dell’incontro. Francesco disse infatti che «Don Giussani è stato padre e maestro, è stato servitore di tutte le inquietudini e le situazioni umane che andava incontrando nella sua passione educativa e missionaria. La Chiesa riconosce la sua genialità pedagogica e teologica, dispiegata a partire da un carisma che gli è stato dato dallo Spirito Santo per l’utilità comune».

I termini di questa “genialità” sono stati approfonditi dai tre ospiti dell’incontro nella consapevolezza, come detto da Savorana, che «il tema educativo è decisivo nel tempo di oggi. Papa Francesco ha lanciato un patto educativo per le nuove generazioni, coinvolgendo tutti. La pandemia ha ovattato e nascosto questo problema, ma è il problema della nostra società». Ha avviato gli interventi Timothy P. O’Malley, director of Education at the McGrath Institute for Church Life and academic director of the Notre Dame Center for Liturgy, University of Notre Dame. O’Malley, nella sua attività di docente a contatto continuo coi ragazzi, ha potuto osservare come «gli studenti stanno lanciando un segnale: soffrono di ansia debiltante e provano ansia per il futuro, preoccupati di non trovare un amore capace di sostenerli nella vita. Hanno sentimenti di angoscia già dall’età di sei-sette anni. Cosa sta succedendo nella loro esperienza e cosa possiamo fare?». A questo domanda ha provato a rispondere individuando nel testo “Il senso religioso” di don Giussani una strada possibile secondo tre aspetti fondamentali: in primis, la situazione educativa dominante non fa porre le domande trascendenti; in secondo luogo, la crisi è intellettuale, perchè non vengono date letture convincenti ai problemi dei giovani: è la conseguenza della negazione a priori della tradizione; in terzo luogo, questa crisi identitaria paradossalmente impedisce la libertà dei giovani, li rende inabili ad agire. O’Malley per ciascun punto ha mostrato come l’ipotesi educativa sottesa da “Il senso religioso” è un reale percorso operativo capace di superare l’impasse dei giovani d’oggi.

È intervenuta poi Monica Scholz-Zappa, docente di Scienze Linguistiche e Culturali all’Università Albert-Ludwig di Friburgo in Brisgovia, che ha esordito sostenendo che «qui parliamo non di un tema teorico, ma del sacrificio di una vita di don Giussani; è toccante ciò che dice il Papa sulla sua genialità educativa». La relatrice ha poi svolto il suo intervento sul «legame tra carisma e genialità. Come si dispiega?». Scholz-Zappa ha mostrato come la genialità nel fondatore di CL sia sempre stata operativa e capace di suggestioni, citando per esempio il tema del “Bel giorno” o ricordando l’origine della passione educativa di Giussani nel famoso viaggio in treno in cui osservò le conversazioni dei ragazzi e comprese che «la lontananza dalla fede è un problema di conoscenza»: scatta qui l’intuizione e l’intenzione educativa. E la docente conclude ricordando l’attenzione di don Giussani ai passaggi della sua proposta educativa, come quando nel 1963 comprese un possibile equivoco sul tema del “fare esperienza” e scrisse tre pagine al futuro Paolo VI per tranquillizzarlo sulle possibili devianze di un tale approccio, fissandone un canone poi confluito nel testo “Il rischio educativo” in cui sviscera i tre termini di “incontro”, “grazia” e “coscienza”.

Il terzo intervento è stato di Carmine Di Martino, professore ordinario di Filosofia morale, Università degli Studi di Milano. Di Martino ha descritto la genialità del pensiero pedagogico di don Giussani secondo quattro tappe. La prima riguarda l’osservazione di Giussani della carenza di proposta e di metodo: il Cristianesimo non è più proposto secondo i dati originali dell’annuncio, ovvero l’incontro con un uomo e l’esperienza integralmente umana ad esso connessa. La seconda è che «se il Cristianesimo è un fatto che accade, esso sollecita tutti i dinamismi umani. Una pedagogia della fede non può non essere pedagogia umana». Per questo Giussani vuole attuare una rivoluzione pedagogica: “A noi preme cambiare l’educazione come tale” è arrivato a dichiarare. La terza tappa riguarda il rischio educativo, ovvero «un’educazione che rispetta i fattori originali dell’umano. Educare significa per Giussani introdurre alla realtà totale. Infine, la coscienza che «“Educare è capitale! Tutto ciò che è umano è frutto di educazione”. È l’educazione la chiave dell’umanizzazione della vita, il cardine della società. Ma vi è educazione solo laddove c’è già umano». E conclude: «Per questo Giussani abbandona l’insegnamento della teologia per lanciarsi nelle scuole; meno male che l’ha fatto, altrimenti non saremmo qui oggi!».

(G.F.)

 

 

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