IMPRESE FAMILIARI, IMPRESE CHE VANNO

Press Meeting

I punti di forza e le criticità di un settore che rappresenta la gran parte del sistema imprenditoriale italiano al centro del dibattito svoltosi questo pomeriggio in sala B5.
Giuseppe Tripoli, Segretario Generale Unioncamere, ha introdotto i relatori, Giovanni Marseguerra, Docente di Economia Politica all’Università del Sacro Cuore di Milano, Mario Preve, Presidente e AD delle Riso Gallo e Benoit Lheureux, Presidente e AD Auchan Italia.
“Le imprese familiari rappresentano una ricchezza senza pari”, ha detto Marseguerra all’inizio del suo intervento. In un apparato produttivo che ha fatto registrare grosse difficoltà rappresentate dalla concorrenza asiatica, dal problema energetico e dalla pressione fiscale, le imprese familiari hanno sempre mantenuto il passo. In questo quadro generale risulta evidente che “occorre valorizzare il buono che c’è”, perché si tratta di un fenomeno “rimarchevole a livello mondiale”. “Le imprese familiari sono una risorsa senza pari”, perché con la sovrapposizione tra impresa e imprenditore si verifica il trinomio imprenditorialità-libertà-responsabilità. Esiste in questo tipo di impresa, ha poi detto Marseguerra, un pericolo reale, rappresentato dall’accentrarsi di funzioni in un unico soggetto. Le stesse imprese incontrano spesso, ha aggiunto, tre tipi di problemi: la scarsità di risorse umane, di risorse finanziarie e infine di cultura di impresa. Queste tre difficoltà possono essere affrontate attraverso la formazione, volgendo lo sguardo al modello cooperativo e popolare e a quello dell’associazionismo. Occorre insomma, in conclusione, quello che la Compagnia delle Opere, con il suo fare rete, sta proponendo già da diversi anni.
Presentato come “colui che vende il riso ai cinesi”, Previ ha raccontato come l’impresa che guida, nata 150 anni fa, abbia, ad oggi, guadagnato il 23% del mercato e riscuota una notorietà pari al 98%. Accennando alla “mission” puntata sull’accorciamento dei tempi di cottura e sulla diffusione all’estero del concetto di “risotto”, si è soffermato sulle difficoltà legate al “passaggio generazionale, particolarmente traumatico”. “L’85% delle imprese familiari ha di questi problemi”, ha dichiarato, e “non esistono buoni o cattivi in una famigli, ma semplicemente persone con interessi diversi”. Occorrono, per superare questi problemi, “regole del gioco”, dei veri e propri “patti familiari”.
Anche Lheureux è partito dalla nascita della sua azienda nel 1961, quando fu aperto il primo ipermercato a Roubaix nel quartiere di “Hauts Champs” (da cui il nome Auchan): oggi il gruppo è presente in 12 paesi con circa 175mila persone impiegate. “È un’impresa familiare grande – ha proseguito – moderna ed in grado di confrontarsi con mercati altamente competitivi in ogni Paese”. In 46 anni di attività la proprietà è sempre rimasta nelle mani della stessa famiglia, che detiene l’85% del capitale: la restante parte è in mano ai dipendenti. Il fatto di non essere quotata in borsa è abbastanza anomalo, ma Lheureux ha spiegato che la filosofia è “basata sulla creazione di una rete di azionisti interna al ceppo familiare, con un sistema blindato contro possibili scalate”, e la missione è quella di “suscitare e accompagnare imprenditori impegnati nel successo di imprese autonome, creatrici di ricchezze umane ed economiche”. In questa logica i membri della famiglia sono tenuti a sviluppare l’”Affectio Societatis”, per mantenere vivo nel tempo lo spirito imprenditoriale e saldi i valori. Non dimentichiamo che qualsiasi strategia commerciale può essere vanificata dal comportamento scorretto di un dipendente con un cliente, e che da questo può dipendere il successo o la sconfitta commerciale.
Anche in Auchan è evidente che “il fattore umano è al centro dell’impresa”: basta ricordare che i giovani assunti hanno un’età media di 25 anni. “L’impresa che ho l’onore di rappresentare dal 1993 è riuscita – ha concluso – a sviluppare un modello di capitalismo familiare al punto da essere diventata assolutamente italiana, forse più di tante altre che di italiano ormai hanno solo il nome”.
Tripoli, nel chiudere l’incontro, rivolgendosi a Enrico Biscaglia, Direttore della CdO, ha lanciato la proposta, per un prossimo incontro, in cui si aiutino le imprese a prepararsi per tempo al traumatico passaggio generazionale.

G.F.I.
Rimini, 23 agosto 2007