Il potere degli algoritmi. L’uomo e la sfida dell’intelligenza artificiale

Redazione Web

Il potere degli algoritmi. L’uomo e la sfida dell’intelligenza artificiale

 

Rimini, 22 agosto 2023 – Il potere degli algoritmi è sotto gli occhi di tutti. Se l’impatto delle tecnologie di nuova generazione, vastissimo e pervasivo, accompagna acquisti, studio e lavoro, si può incappare nel rischio di non osservare l’impatto del potere “dietro gli algoritmi”, che ne condizionano finalità e impieghi.

All’incontro su “Il potere degli algoritmi. L’uomo e la sfida dell’intelligenza artificiale”, al Meeting per l’amicizia fra i popoli due protagonisti assoluti nel campo delle intelligenze artificiali, Nello Cristianini e Paolo Benanti, si sono confrontati su rischi e opportunità dei cervelli elettronici che camminano in mezzo a noi. Ha moderato il confronto Andrea Simoncini, vicepresidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS, docente di Diritto Costituzionale all’Università di Firenze.

Cristianini, professore di Intelligenza Artificiale dell’Università di Bath, ha riassunto l’evoluzione dell’intelligenza artificiale, che, dopo aver tentato di emulare invano la logica dell’intelligenza umana, si è concentrata sulla previsione statistica dei comportamenti grazie a un’imponente mole di dati. «Evitiamo di farci confondere dalla bellissima complessità della nostra intelligenza», ha ammonito Cristianini, «l’intelligenza serve di più alla gallina ad attraversare la strada senza farsi colpire dalla macchina che a Shakespeare per scrivere i suoi capolavori». Le AI predittive dietro a Youtube, TikTok e Amazon sono possibili grazie a tre “scorciatoie” alle quali la tecnologia è ricorsa dopo i fallimenti nell’emulazione della logica umana: «La prima scorciatoia è appunto il trovare le relazioni statistiche. La seconda è di prendere i dati da Internet. La terza è l’osservazione dell’utente». I problemi dietro alle AI sono figlie di queste scorciatoie: «Le macchine comprendono il mondo a modo loro, non comprendono come mostrare un certo video su Youtube a un ragazzino contribuirà a radicalizzarlo. Dobbiamo trovare un modo di coesistere con le macchine in modo sicuro».

Padre Benanti, docente alla Pontificia Università Gregoriana di Roma ed esperto di bioetica, etica delle tecnologie e human adaptation, ha osservato: «Questi sistemi funzionano bene su dati che nascono su sistemi meccanici». Invece negli uomini, muniti di libertà, questi sistemi, oltre che di prevedere, sono in grado di intervenire: «Quell’annuncio su un sito che mostra un libro che mi può interessare sta prevedendo il mio comportamento o sta producendo una vendita in più?». Questo connubio tra predizione e intervento «può essere utilissimo ma anche pericolosissimo». Il problema etico non è «nel potere degli algoritmi, ma il potere dietro gli algoritmi. Ogni artefatto tecnologico nel suo entrare nella società funziona come strumento d’ordine e dispositivo di potere. Bisogna mettere al microscopio la tecnologia e vedere quale strumento d’ordine e quale dispositivo di potere sia nelle nostre relazioni sociali. L’etica della tecnologia non dice se una tecnologia è buona o cattiva, ma se l’uso in quella circostanza e in quei fini affermi, confonda o neghi altre forme di diritto al cuore della nostra società».

In conclusione Benanti si è affidato agli esempi: l’intelligenza artificiale può essere insomma impiegata per ottimizzare l’adesione dei pazienti alla corretta terapia farmacologica per tenere sotto controllo le malattie croniche o può essere dispiegata per manipolazioni su larga scala dell’opinione pubblica. Insomma, la morale sta nei fini più che negli strumenti in sé.

(A.C.)

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