Il Meeting? Una porta sull’infinito

Sofia Bronzetti

PASSATO, PRESENTE E FUTURO NEL VOLUME DI ABBRUZZESE PRESENTATO DALL’AUTORE E DAL GIORNALISTA POLITO

 

Rimini, 24 agosto – Il titolo dell’ultimo incontro di quest’anno “40 anni di Meeting. In occasione dell’uscita del libro di Salvatore Abbruzzese” ha offerto l’opportunità di interrogarsi sulla longevità della manifestazione e proporre un momento di riflessione con lo sguardo rivolto al futuro. Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, ha introdotto e moderato il dibattito tra Salvatore Abbruzzese, docente di Sociologia della Religione all’Università degli Studi di Trento, e Antonio Polito, vice direttore de Il Corriere della Sera e scrittore.

Come è stata possibile una storia lunga quarant’anni e ancora in crescita, in un panorama nazionale che ha visto il progressivo dissolversi dei suoi principali attori? «La parola “meeting” vuol dire incontro e la parola incontro sta al cuore del successo del Meeting. Incontro non vuol dire dialogo, che sarebbe già tanto, ma qualcosa di più, non un confronto tra idee e posizioni diverse, ma tra persone e storie diverse. Ciò che veramente unifica le persone che vengono al Meeting è che tutte credono nell’esistenza della verità, non tanto gli esiti di questa ricerca» ha risposto Polito, che ha rilanciato con una domanda ad Abbruzzese: «Che dimostrazione ha dato il Meeting alla possibilità di agire del senso religioso nella storia?». «Il Meeting è nato come denuncia dell’assenza di senso. Quando l’essenziale tendeva ad essere dichiarato come non esistente, qui era ed è ben presente l’interrogativo sul senso dell’esistenza. Non è antimoderno ma denuncia la pretesa della modernità di aver risolto il problema del senso: “Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice” è una frase emblematica» ha commentato Abbruzzese, riprendendo il titolo di una precedente edizione. Ma perché proprio a Rimini? Abbruzzese ha proseguito: «L’estate è il luogo della totale libertà dagli impegni: competere in pienezza di vita con tutto quello che c’è qui è forse uno dei motivi della scelta. Questa non è l’anti-Rimini ma una proposta che lancia un’alternativa. Tutto questo è testimoniato dai volontari, gente che fa fatica e affronta dei costi, eppure vuole ritornare l’anno dopo. Guardate fino in fondo quella feritoia: i volontari sono lo specchio che apre la porta sull’infinito».

Emilia Guarnieri ha chiuso i lavori ritessendo le fila della lunga storia della manifestazione al presente e al futuro che già dal prossimo anno rilancia l’appuntamento: «Abbruzzese e Polito ci hanno regalato un approfondimento, leggere il libro è stata la documentazione di una sintonia tra il vissuto e il ritrovato. Che cosa può essere il Meeting nei prossimi dieci anni? Non lo so, anche perché alla mia esperienza di questi ultimi quarant’anni appartiene un’assoluta incapacità di programmare. Il Meeting si è costruito e sta continuando a farlo rispondendo a quello che succede. Ma perché sappiamo che quello che siamo può reggere (e non vincere, che è diverso) di fronte a tutte le contraddizioni? Perché l’esperienza che i volontari vivono, la gratuità, il dare sé per l’ideale è una porta aperta per l’infinito. Il titolo dell’edizione 2020 sarà “Privi di meraviglia, restiamo sordi al sublime”, non vogliamo restare sordi al sublime, vogliamo che la porta sull’infinito continui a restare aperta».

 

(L.V.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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