Coro ecumenico “San Nicola”

Press Meeting

Il coro San Nicola ha una fisionomia particolare. Caso più unico che raro, ha due direttori, uno cattolico, Guya Valmaggi, e uno ortodosso, Batyrzan Aleksander Smakov.
Il coro nasce dalla fusione del coro Millennium e del coro ecclesiastico della Cattedrale ortodossa di Rimini ed ha fatto il suo esordio nella città romagnola nel gennaio 2013 in occasione della celebrazione ecumenica per l’unità dei cristiani. Lo spiega Marina Valmaggi, musicologa ed autrice di alcuni brani in repertorio, presentando nella Chiesa del Suffragio di Rimini la performance odierna del coro San Nicola, e nota che il coro ecumenico “documenta come la musica possa essere un importante terreno di incontro, che consente di superare barriere di origine storica, etnica o religiosa”. Ed infatti il repertorio di questo coro, in cui solisti e direttori si alternano in funzione dei brani, mostra come il nuovo e l’antico delle due tradizioni si fondono in un timbro originale, che sfrutta le diverse tecniche e consuetudini vocali in totale affiatamento e con la passione per la creatività, in perfetta sintonia col tema del Meeting: se l’uomo emerge, crea.
La prima sezione del programma è dedicata alle origini: il culto di san Nicola, venerato nell’Adriatico come protettore dei marinai, risuona in un inno medievale, insieme alla lauda medievale umbra e ad un Kyrie dalla liturgia bizantina, ad un inno mariano del quarto secolo dalla liturgia di San Basilio, e ad un discanto medievale ungherese. La diversità degli stili musicali è unificata dall’interpretazione, sempre attenta alla parola.
La seconda sezione del programma è dedicata ai martiri della chiesa, e comprende tre brani contemporanei: il Miserere dalla suite delle musiche di scena per il Miguel Manara e l’Absterget Deus dall’oratorio per il martirio di Santo Stefano di Marina Valmaggi e Vincenzo Bocciero, intercalati da una poesia di Puskin musicata da Sviridov, di grande effetto emotivo sotto la direzione di Smakov ed affidata, oltre che al coro, ad un imponente basso in perfetto stile russo, ma riminese.
La terza sezione approfondisce il tema ecumenico: dedicata ai fondamenti della fede e della comunione cristiana, fa definitivamente breccia nel cuore del pubblico con la straordinaria potenza del Vjeruyu, il Credo di Gretchaninov dalla liturgia bizantino-slava, due Pater Noster (quello di Stravinskij e il Tatal Nostru dalla liturgia rumena), un’Ave Maria (Bogoroditze Prijezhno di Arkhangelsky) e in conclusione con l’inno alla carità Ubi Caritas, armonizzato sulla melodia gregoriana da Egidio Araldi per il recentissimo oratorio “Paulus Apostulus”.
Trasportato tra cielo e terra dalle sonorità orientali ed occidentali, il pubblico ottiene come bis l’applauditissimo Vjeruyu, in cui la stretta interazione tra il basso solista Ivan Artagalijev e l’intero coro diretto da Guya Valmaggi testimoniano la condivisa certezza della fede.

(A.C.)

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