Amicizie inesauribili. Don Lorenzo Milani

Redazione Web

Amicizie inesauribili. Don Lorenzo Milani

Prete degli ultimi e straordinario educatore

 

Rimini, 24 agosto 2023 – A cento anni dalla nascita, il Meeting per l’amicizia fra i popoli dedica un incontro alla riscoperta di don Milani, prete degli ultimi e straordinario educatore. Papa Francesco, visitando la sua tomba nel 2017, dichiarò: «Sono venuto a Barbiana per rendere omaggio alla memoria di un sacerdote che ha testimoniato come nel dono di sé a Cristo si incontrano i fratelli nelle loro necessità e li si serve». E ancora: «La scuola, per don Lorenzo, non era una cosa diversa rispetto alla sua missione di prete».

Letizia Bardazzi, presidente Associazione Italiana Centri Culturali, presentando i relatori afferma. «Cento anni fa nasceva il priore di Barbiana, vogliamo riscoprire la modernità di questa figura. Nel libro di Eraldo Affinati “L’ uomo del futuro. Sulle strade di don Lorenzo Milani” (Mondadori), si dice: “Don Milani è inafferrabile, un pensiero in movimento; non ci lascia un’opera, ma energia, l’inquietudine prima dell’azione”. Come ridare voce a don Milani? Quale è il suo apporto profetico?».

Eraldo Affinati, scrittore e fondatore della Scuola Penny Wirton, che insegna gratuitamente l’italiano ai migranti, dice che «i ragazzi di Barbiana oggi sono i migranti, i minori non accompagnati che hanno lo stesso problema linguistico, degli invalidi spirituali che hanno difficoltà a raccontare le loro esperienze. Sono reduce da un viaggio in Ucraina, un paese in sfacelo», prosegue. «Quattro anni senza scuola, i ragazzi a casa: tutto ciò fa pensare a don Milani, sia come necessità di ridare loro un futuro sia come obiezione di coscienza. Don Milani mi ha insegnato uno spirito critico: noi siamo in una realtà penultima. Come Dietrich Bonhoeffer, pastore protestante, don Milani ci insegna l’assunzione di responsabilità. Dobbiamo andare a cercare i ragazzi che non stanno qui al Meeting, i ragazzi che non si avvalgono dell’ora di religione, pur avendone sete. Don Milani è stato un maestro, profeta e scrittore. Il maestro spezza il pane dell’istruzione ed esistono tanti don Milani nel mondo. Un uomo che ha fatto la rivoluzione in sé stesso, perché già da bambino, figlio di persone facoltose, voleva mischiarsi con gli altri bambini».

Agostino Burberi, presidente Fondazione Don Lorenzo Milani, uno dei primi sei ragazzi che frequentò la scuola del sacerdote, racconta che «lo scopo della fondazione non è celebrare, ma piuttosto attualizzare le idee di don Milani. In occasione del centenario della sua nascita ci sono state tante scuole e tante famiglie in visita a Barbiana. Ma cosa ci ha insegnato don Milani? Innanzitutto l’obbedienza, come quando accettò di fare il parroco di Barbiana. Poi il fatto di evitare la superficialità: richiamava tutti allo studio. Il suo metodo era fatto di rigidità, ma amava i suoi allievi come figli». Burberi cita poi la lettera di don Milani a Nadia, in cui il sacerdote la esorta ad abbondonare l’università e a dedicarsi agli scugnizzi portandoli al livello della terza media: un amore incondizionato per gli ultimi.

S.E. Mons. Giovanni Paccosi, vescovo di San Miniato, interviene sulla relazione tra don Milani e la Chiesa: «Sono stato coordinatore del comitato diocesano su don Milani e ciò mi ha permesso di riprendere questa figura. Ricordo che al liceo facemmo una mostra contro la guerra intitolata “I Care”, “mi sta a cuore” (il messaggio che campeggiava su una parete della scuola di Barbiana). Il vescovo Piovanelli e tanti altri mi hanno molto parlato di don Milani. In lui e nei suoi compagni di seminario rimaneva una ferita. Diceva ai compagni che, da figli di agricoltori, rischiavano di uscire dal seminario come borghesi. La sua originalità è nella purezza del suo “sì” a Cristo: don Bensi, suo confessore, ricordava che l’anima del giovane Lorenzo Milani si era spalancata sotto un bombardamento domandando “vorrei salvare la mia anima”. Tutta la vita di don Milani è lo sviluppo del momento della sua conversione, in cui decise anche di farsi prete. Don Milani viveva della sua obbedienza alla chiesa. Lui viveva un amore “classista”, perché aveva scelto i poveri. Quando uscì “Il Vangelo secondo Matteo” di Pasolini rimase colpito perché Gesù era tra i poveri. Ma non è così semplice, perché non è vero che i ricchi sono cattivi e i poveri sono buoni. Quando Gesù muore i poveri fuggono e restano Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea. I poveri sono per don Milani un luogo sociale».

Nel 2017, in occasione della sua visita alla tomba di don Milani, papa Francesco ebbe a dire: «Non posso tacere che il gesto che ho oggi compiuto vuole essere una risposta a quella richiesta più volte fatta da don Lorenzo al suo vescovo, e cioè che fosse riconosciuto e compreso nella sua fedeltà al Vangelo e nella rettitudine della sua azione pastorale. Oggi lo fa il vescovo di Roma».

(G.P.)

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