Amicizie inesauribili. “Ciò che non muore mai”. La figura di Takashi Nagai

Redazione Web

Amicizie inesauribili. “Ciò che non muore mai”. La figura di Takashi Nagai

 

Rimini, 24 agosto 2023 – Un Auditorium isybank D3 stipato (con 600 persone collegate in streaming) accoglie  con un applauso scrosciante gli ospiti incaricati di presentare una vicenda straordinaria ma sconosciuta ai più: quella di un medico giapponese, Takashi Nagai, e di sua moglie Midori. Attraverso il percorso “Amicizie inesauribili” il Meeting per l’amicizia tra i popoli presenta esperienze di grandi testimoni del nostro tempo, volti che è bello avere come compagni di cammino, perché «lasciarsi generare da una amicizia infinita rende straordinaria la vita», come afferma Letizia Bardazzi, presidente Associazione Italiana Centri Culturali, che introduce e guida l’incontro.

Grande è stata l’opera di diffusione della storia di questa coppia di sposi da parte del Meeting: una mostra nel 2019 sulla vita del medico radiologo, visitata da più di 20mila persone, alla quale sono seguiti tanti fatti, culminati con l’incontro con il  vescovo di Nagasaki, che, venendo a conoscenza dell’operato del Comitato Amici di Takashi e Midori Nagai, ne accolse i membri con gioia e li riconobbe quali attori della causa di beatificazione. Seguì un pellegrinaggio in Giappone sulle tracce dei due coniugi, fino alla pubblicazione di tre libri sulla vita del medico giapponese: la sua biografia, il diario dei suoi ultimi anni, le lettere ai figli, con prefazioni importanti. Nella presente edizione il Meeting continua l’incontro con questi due testimoni approfondendo la figura di Midori, la sua feconda e silenziosa testimonianza di donna cattolica totalmente dedita al cammino del marito.

Attraverso le parole di Paola Marenco, medico, vicepresidente Comitato Amici di Takashi e Midori Nagai, si viene introdotti nel vivo dell’amicizia tra questi due coniugi. Takashi scrive in un mese la propria autobiografia, “Ciò che non muore mai”, nel dicembre del 1947. Ammalato e allettato fa questa fatica «per riguardare con stupore quello che un Altro ha fatto della sua vita», quella storia di amicizia inesauribile che è la storia della alleanza del Creatore con la sua creatura. Takashi è un uomo realista, leale con sè stesso e con la realtà. Scienziato, per lui la ragione ha enorme importanza, ma parte sempre dal reale, perché «Dio sfida con i fatti come ha fatto con Giobbe».  Takashi usa la ragione in modo aperto, perché l’uomo conosce anche attraverso lo sguardo e il cuore. Si lascia provocare da tutto ciò che accade, chiedendo la presenza di un Oltre, e in questo sente compagno di cammino il filosofo Pascal. Ma poiché Dio si ferma davanti alla libertà della persona, ecco che nella vita gli si presentano dei bivi, veri e propri incroci davanti ai quali è necessario scegliere. Il primo è lo sguardo della madre morente, per cui decide di andare a prendere alloggio dove abitavano dei cristiani, per verificare di persona come la fede sia ragionevole e migliori la vita. Il secondo bivio è una grave malattia, otite degenerata in meningite, che gli fa fare l’esperienza della propria precarietà e del grido per qualcosa che duri per sempre. In questo passaggio, incontra vero maestro nella professione, si appassiona alla ricerca del vero e la cura dei malati diventa lo scopo della sua vita. In terzo luogo, una sorta di rivelazione personale di una presenza a lui sconosciuta, ad Urakami durante la messa di Natale del 1932. Ma essa non sarebbe comunque bastata, occorreva la compagnia dei credenti, una “nube di testimoni” che gli rendesse visibile il Mistero. Occorreva Midori, donna di straordinaria fede che diventa per lui compagnia vocazionale alla conversione e nel matrimonio. Altro bivio e vera decisione per l’esistenza è per lui il ritorno dalla prima guerra in Manciuria: decide di chiedere il battesimo e, come creatura nuova, di vivere in modo nuovo tutto. Dedito notte e giorno alla cura dei pazienti, è accompagnato costantemente da queste domande, e su di esse lavora, impegnandosi anche nella compagnia della San Vincenzo. Poi “la svolta” in occasione di uno shock anafilattico, e la conseguente consapevolezza che ogni attimo può essere l’ultimo. In tutto ciò Midori lo accompagna con tenerezza, fino a quel giugno 1945 in cui arriva la diagnosi di leucemia. Pochi mesi dopo, in agosto, la bomba atomica, fino al momento in cui giunge il bivio più importante: quando trova le ossa carbonizzate della moglie, con il rosario accanto sciolto. Pregando in ginocchio sulle ceneri di Midori, nella distruzione generale sceglie di terminare la propria autobiografia e di aggrapparsi a ciò che non muore mai, la vita amata da Dio e la la vita che ama Dio. Con i due figli piccoli, ammalato, torna ad abitare ad Urakami, aiutando tutti «a fare quel piccolo bene che ciascuno può fare e che può vincere il male».  Dal 1948, ormai allettato, passa a vivere in una piccola capanna, “luogo dell’amore a sé stessi”, per giungere dopo tre anni di lavoro su di sé alla povertà di spirito, alla semplicità del cuore di fanciullo, felice ogni giorno in ogni circostanza. Non abbandona il mondo come gli asceti giapponesi, rimane accanto al suo popolo, in mezzo alla devastazione atomica. Medico del cuore, la gente lo cerca perché trova speranza nel suo volto, un volto luminoso che aiuta a ritrovare il gusto di vivere.  Anche noi in Occidente, nel presente momento storico abbiamo bisogno di trovare testimoni luminosi, certi di una amicizia inesauribile, che non hanno bisogno di voler cambiare le circostanze. Conclude Marenco: «Settant’anni dopo questa amicizia continua a parlarci, tanto che oggi noi abbiamo sentito la responsabilità di seguire la causa di beatificazione».

Rispondendo alla sollecitazione di Bardazzi ad approfondire l’amicizia tra questi due coniugi, Mario-Giuseppe Lepori, abate generale dell’Ordine Cistercense, mette in luce l’aspetto profetico di queste due figure, perché «Dio ci sorprende con segni profetici particolari quando la situazione è più difficile», e oggi l’umanità crede di poter vivere tranquilla, ma è in realtà ammalata di tragedia nel profondo. Non dovremmo lasciar perdere questa profezia espressa dai coniugi, ma anzi ascoltarla per non vivere incoscientemente, perché anche noi oggi ci troviamo a vivere in una landa atomica e rischiamo la distruzione. Nagai sulle rovine e sulla sulla polvere ha esercitato un ruolo sacerdotale e profetico. Ha preso tutto quell’annientamento e, evocando lo Spirito come Cristo, «ha elevato tutto in offerta e tutto è diventato sacrificio di amore». Solo la croce di Cristo riedifica il mondo intero polverizzato dal male con una forza nuova dall’alto, una potenza che è quella dello Spirito che non solo scende su di noi, «ma dall’alto ci attira, ci aspira, ci eleva». È la forza attrattiva della amicizia di Dio verso l’umanità. Dio attrae il nostro nulla nella sua amicizia, per pura misericordia, e così rigenera il mondo annientato.  Nelle tragedie della storia e della sua vita Nagai percepisce che tutto può essere distrutto, ma non la potenza rigeneratrice della amicizia di Cristo, dalla quale si lascia attrarre. Vive ancora sei anni e non si limita a sopravvivere alla bomba, bensì sperimenta pienezza e intensità straordinaria, cosciente di ciò che rende eterna la vita anche quando si muore. Si accorge con chiarezza che tale miracolo non sarebbe possibile senza l’amicizia bella e nobile di sua moglie Midori: vocazione, missione, santità non sarebbero state per lui possibili senza di lei, senza la sua fede e la sua preghiera ardente, la sua carità, la sua amicizia. Midori ha coinvolto Takashi nella amicizia di Cristo, senza la quale nessuna testimonianza, nessun sacrificio sarebbero profezia, «perché non sarebbero testimonianza di un Altro». Midori ha un ruolo che si limita alla preghiera e all’amore, è questo il cuore fecondo della sua missione, il fuoco dentro tutto quello che faceva, un fiume tranquillo di preghiera e amore che permette alla barca di Nagai di arrivare al mare. «Midori ha portato Nagai a una vetta di testimonianza per l’umanità che lei già viveva in gioventù e lui ha dilatato ciò che ha visto in Midori».  Che amicizia ha offerto Medori a suo marito? Di che amicizia abbiamo bisogno tutti per star di fronte alla vita e alla storia? «Non furono le sue capacità a rendere Takashi profeta di una vita che non muore mai: ha sentito e seguito Midori nell’ offrire al mondo l’esperienza di una amicizia con Dio che non può essere vinta». Anche noi quindi, che ci scoraggiamo di fronte al male, offriamo al mondo l’amore di Cristo, trasmettiamo al mondo l’amicizia di Cristo. Midori ci insegna che il metodo di questa amicizia consiste essenzialmente nel pregare ed amare, lei che fu segno incarnato della amicizia di Dio per il marito attraverso la trasparenza della carità. Così come dovrebbe essere ogni rapporto matrimoniale: un’amicizia.

(A.S.)

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