13. Dall’amicizia all’azione, dall’azione all’amicizia, Giuseppe Tovini

Press Meeting

“Dall’amicizia all’azione, dall’azione all’amicizia. Dove questa circolazione di carità ebbe il suo corso fiorirono le opere, ed ebbero piccole o grandi che fossero, fortunate o fallite, valore apologetico, virtù rappresentativa; e dove quella si rallentò, di queste si attenuò lo splendore e l’efficacia”. Raffaello Vignali introducendo l’incontro delle 19.00 in sala Neri di presentazione della mostra dedicata al beato Giuseppe Tovini ha voluto ricordare questa frase che Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo VI, scrisse nella prefazione della biografia pubblicata nel 1953.
“Tovini non ha solo creato opere, e c’è da rimanere stupiti nel vedere quante opere è riuscito a fare,- ha detto ancora Vignali – ma soprattutto ha avuto sempre chiaro quale è il significato dell’opera”. Ma ha anche aggiunto, prima di presentare i relatori, che “con la mostra abbiamo voluto che in primo luogo fosse l’incontro con una persona”.
Edoardo Bressan, docente di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Macerata, ha quindi delineato il periodo storico nel quale Tovini visse e si trovò ad operare. Nato nel 1841, “non visse in prima persona il periodo risorgimentale. La sua vicenda – dice Bressan – è inscritta nella storia dell’Italia unitaria con il Papa prigioniero in Vaticano”, il periodo nel quale i cattolici a seguito del Non Expedit rimangono lontani dalla politica a livello nazionale. In quegli anni, la presenza della Chiesa si va concretizzando con una serie di opere nel sociale. I cattolici non si fermarono a contestare lo stato unitario ma fecero crescere un progetto che era diverso sia di quello della destra che di quello della sinistra radicale. “Obiettivo era una presenza nella società con le opere di solidarietà , ma anche le banche”. E soprattutto il grande tema della libertà di educazione: le scuole cattoliche ma anche il grande progetto dell’Università Cattolica che però vedrà luce solo molti decenni dopo. Forte anche la presenza nella comunicazione, decine i giornali locali, e l’impegno politico nei corpi intermedi, comuni ma anche province. È lo sforzo di accreditarsi come cittadini dello stato italiano a pieno titolo e non come “fratelli minori”. “Il problema non è allora un ipotetico partito cattolico ma la partecipazione alla vita della società da credenti e da uomini”
Giuseppe Camadini, presidente della Fondazione Tovini, ha delineato con un ampia ed articolata relazione i presupposti e lo spirito dell’agire del beato bresciano. “La vita va vissuta in pienezza di umanità ma nella fede” ha detto. Camadini ha fatto notare come nella seconda metà dell’Ottocento si verifichi un recupero della spiritualità di san Benedetto con l’immagine di una santità della vita ordinaria. E in Tovini si possono indicare ancor oggi tre grandi caratteristiche. In primo luogo la vita di fede, una fede intelligente e precisa, cui segue una dirittura morale ineccepibile. E, come conseguenza, l’operatività. Ma tutto il fondamento è nella fede. Camadini ha anche ricordato la figura di Tovini uomo politico e la sua attenzione al problema educativo, ma anche l’impegno gratuito. Gratuità che è un valore a volte svilito in un volontarismo senza radici, mentre “la fonte di ogni azione veramente gratuita è la fede”.
Concludendo l’incontro Vignali ha ricordato che “la tradizione non è conservare la cenere, è trasmettere il fuoco”. E questa sembra essere un’ottima descrizione della mostra, oltre che della figura in quanto tale del beato bresciano.

(L.B.)
Rimini, 24 agosto 2008