La città il luogo delle relazioni

Giugno 2023
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Intervista a Luigi Benatti

«Il titolo del  Meeting, chiave di lettura del tema della rigenerazione urbana»

Ragionare sulla città, sulla sua nascita, sulla sua evoluzione, sugli interventi per migliorarne la vivibilità, ha a che fare qualcosa con il titolo del Meeting 2023? Cosa c’entra l’amicizia inesauribile con la riqualificazione urbana? Non stiamo mettendo insieme concetti, idee, mondi lontani anni luce? Luigi Benatti, Senior Associate dello studio bolognese Teco+Partners, che su questo tema ha accettato la scommessa di realizzare una mostra al prossimo Meeting, è convinto del contrario. «È proprio la città il luogo dove si esprime con maggior frequenza e intensità una trama di relazioni umane che nella città stessa trovano il loro scenario. La città è il luogo delle relazioni».

Questo è l’aggancio con il tema del Meeting? «Certamente. La relazione come luogo di amicizia, lì dove ognuno trova il significato della sua vita personale: questa secondo me è la chiave del tema della rigenerazione urbana. Perché se non partiamo da questo presupposto corriamo il rischio, che trova innumerevoli documentazioni in termini di insuccessi anche in tempi recenti, di costruire luoghi e spazi che non rigenerano nulla ma che anzi de-generano e provocano ulteriori problemi di convivenza e di socializzazione nelle nostre città. Per comprendere di nuovo la funzione della città occorre accettare di rimettere l’uomo al centro. Non l’economia, non il profitto, ma la persona e la sua creatività. Economia e profitto seguono ».

Dove sta l’errore? «Sta proprio nel non partire da una dinamica relazionale, non partire dal desiderio che il vero motore della trasformazione sia l’uomo con i suoi interessi e con le sue dinamiche creative». Quindi non è solo un problema di hardware, di muri da tirare su, ma di software, ovvero di chi tra quei muri ci abiterà. «Anche noi pensando alla prossima mostra del Meeting inizialmente eravamo partiti solo dall’hardware, ma a un certo punto ci siamo trovati a capire che la cosa più importante era capire cosa fa funzionare un mondo costruito di spazi e di edifici. Ci interessa indagare il software cioè la rete di relazioni. Questo è il primo tema per capire la natura della città, cosa significa anche a livello sociale costruire una città».

Suona molto bene, ma come farete a documentarlo? «In questo momento stiamo vagliando quali esempi di rigenerazione urbana prendere in considerazione per la mostra, c’è veramente l’imbarazzo della scelta. Oltretutto il nostro interesse non è sviluppare un discorso compiuto, ma proporre un percorso di esperienze che possano ognuna raccontare un aspetto della vicenda, lanciare delle provocazioni, degli spunti che ognuno poi può ritrovare nella sua città. Spunti generativi di uno sguardo, che ciascuno può portarsi a casa e utilizzare per trasformare anche piccoli ambiti di vicinato, per una progressiva riappropriazione creativa degli spazi di vita delle nostre città».

È una prospettiva che riformula completamente il lavoro dell’architetto e in generale dei professionisti che si occupano della rigenerazione urbana. «Certo, il tema è costruire un contenitore di relazioni che esistono già, a priori, che perciò non si devono adattare a un progetto che hai già in mente, ma devono essere accolte all’interno di un ambiente urbano che ne valorizza tutte le potenzialità. È il titolo del Meeting quello che spiega che cosa costruisce una città. Da qui dobbiamo partire se vogliamo rigenerare anziché creare nuovi problemi, rendendo paradossalmente le città meno vivibili. Questa dinamica di relazione si espande su tutti i temi più importanti che generano un nucleo urbano: la relazione con l’ambiente, con l’energia, con gli elementi della natura».

Può farci qualche esempio di intervento urbano che presenterete? «Uno che ci piacerebbe raccontare è il caso della Manifattura Tabacchi di Firenze (nella foto), anche per il contenuto di pensiero che questo intervento esprime. Un testo che ci ha ispirato è stato il Libro bianco “Progettare la rigenerazione urbana multistakeholder” dell’Agenzia Lama di Firenze, che pone il tema della rigenerazione urbana come coscienza, un testo molto semplice e rapido da leggere ma anche profondo, che fa capire bene di cosa stiamo parlando e del punto di coscienza al quale è arrivato il mondo che si occupa di questi temi. Anche alcuni recenti interventi, come quello di Mario Botta su Il Giornale dell’Architettura, intitolato “L’uomo oggi non è più al centro” sono stati di ispirazione».

Quali sono gli aspetti più significativi delle Manifatture in ordine alla mostra che vedremo in agosto nella Fiera di Rimini? «Ho trovato molto interessante il modo con cui hanno curato il tema della temporaneità. Se vuoi che certi luoghi diventino luoghi di vita, devi curare anche un processo, che inizia nel momento in cui i luoghi sono ancora da rigenerare. Così, per fare un esempio, metti a posto la struttura semidistrutta quel poco che basta e poi inviti tutta la città a esprimersi su come si possa rivitalizzare quel luogo».

Come sarà strutturata la mostra? «È ancora presto per una risposta definitiva, mi piacerebbe aprire con una sezione in cui si possa dare a un pubblico non necessariamente composto da esperti, alcuni concetti, ma anche sensazioni ed emozioni attraverso video di grande impatto. Una seconda sezione invece presenterà alcuni interventi di riqualificazione urbana che ci sembrano significativi, ognuno per un aspetto particolare. Qui vorrei che le persone avessero modo di prendersi il loro tempo, leggere attentamente, approfondire, farsi un’idea. Infine la sezione conclusiva, senza peraltro voler tirare le fila di un discorso che rimane sempre molto aperto e complesso, ma per provocare, emozionare, suggerire spunti che poi possono essere anche oggetto di confronto con i curatori della mostra. Siamo consapevoli che si parla di un tema che è un mare magnum: più che un punto conclusivo quello che vorremmo rimanesse è un punto di partenza. Come orientarsi, da dove partire, qual è il punto di riferimento, la stella polare a cui guardare nei processi di rigenerazione urbana?»