UN’AMICIZIA PER IL DESTINO

Partecipano: Shōdō Habukawa, Docente alla Koyasan University; Etsuro Sotoo, Scultore. Introduce Ambrogio Pisoni, Università Cattolica Sacro Cuore di Milano. In occasione della pubblicazione in lingua giapponese del libro Il senso religioso di Luigi Giussani.

 

MODERATORE:
Benvenuti… e benvenuti a questo incontro che vede presenti due grandi amici del Meeting. L’occasione più prossima che ha reso piacevolmente e in modo così interessante, urgente, necessario questo incontro è, come penso alcuni di voi sapranno già, è la pubblicazione in lingua giapponese del testo di Monsignor Luigi Giussani “Il senso religioso”, pubblicato pochi mesi fa dalla “Salvation printing” a Tokio e frutto di un lavoro non facile e indefesso che ha visto all’opera la piccola e operosa comunità del movimento di Comunione e Liberazione presente in Giappone, segnatamente nella città di Tokio e nella città di Hiroshima. Alcuni di questi amici sono qui presenti oggi e si deve alla loro pazienza e alla loro passione per la propria vita e per la felicità e il destino di tutti i loro connazionali questa opera, che segna comunque un momento così importante nella storia della presenza del carisma di Don Giussani in tutto il mondo. Abbiamo avuto la possibilità, lo scorso 11 giugno, di presentare la traduzione giapponese de “Il senso religioso” presso l’istituto italiano di cultura in Tokio e questo è accaduto grazie alla intelligente disponibilità del direttore dell’istituto, dottor Donati, che ancora in questo momento desidero ringraziare pubblicamente; un evento che è stato per tutti noi una grande sorpresa, perché senza alcuna possibilità di poter fare una specifica pubblicità, come sarebbe stato necessario, comunque ragionevole in qualsiasi altro momento, ci siamo trovati alle 18.30 di quella sera nella sala dedicata a Umberto Agnelli, elegantissima, dell’Istituto italiano di cultura, ci siamo trovati in circa centocinquanta. Abbiamo oggi la grande opportunità di avere tra noi due persone che ci conoscono da tempo e che, con la propria strada e con la propria storia, si sono trovate compagne con noi in questo cammino. Ve li introduco brevemente per lasciare loro la parola, perché possano testimoniare il significato che ha avuto, che ha l’incontro con l’esperienza generata dalla storia di Don Giussani e in particolare con questo libro, “Il senso religioso”. Seguendo, come mi è stato ricordato prima, la la prassi solita della etichetta, nel senso più nobile e più amichevole del termine, così come si usa appunto nella cultura nipponica, passo a presentare l’ospite più giovane, che è il nostro amico architetto e scultore Etsuro Sotoo, alla mia sinistra. Il professor Sotoo è scultore presso la Sagrada Familia di Barcellona dal 1978. Giapponese, nato a Fukuoka in Giappone nel 1953, si è laureato nel 1977 presso l’Università di Belle Arti di Kyoto ed è stato insegnante di arte in sei scuole diverse, nel 1978 ha cominciato a lavorare a Barcellona come scultore nel tempio della Sagrada Famiglia, progettato da Antoni Gaudì e dove è stato professore della Escuela del tempio fino al 1989. Dopo anni di lavoro, nel corso dei quali ha realizzato centinaia di figure scultoree, nel 2000 ha completato con i quindici angeli la facciata della Natività della Sagrada Familia iniziata da Gaudì più di cento anni prima. La sorpresa più grande e il frutto più spettacolare e commovente di questo lavoro nella vita del professor Sotoo è stato l’incontro con il Signore Gesù e nel 1991 ha domandato e ricevuto il Santo Battesimo, e di questo evidentemente siamo grati al Signore e alla sua libertà.
Alla mia destra il professor Shōdō Habukawa che finalmente, dopo otto anni, torna al Meeting, otto anni che lo hanno visto assente non evidentemente per pigrizia, in lui assolutamente impensabile come fenomeno, ve lo garantisco, ma perché trattenuto in Giappone, specialmente nel mese di agosto, dagli impegni gravosi che la comunità Shingon, la comunità buddista a cui appartiene, gli ha chiesto. In particolare, per alcuni anni è stato il responsabile civile, possiamo dire così, usando il nostro linguaggio, della comunità Shingon nel villaggio del Koyasan, e nell’ultimo anno, quello appena trascorso, gli è stato affidato il compito che normalmente viene affidato a un monaco anziano di anno in anno, di assumere la responsabilità, potremmo dire con il nostro linguaggio un po’ approssimativamente, la responsabilità religiosa della comunità buddista Shingon, e questo appunto gli ha impedito di muoversi dalla sua sede, e senza che questo evidentemente abbia intaccato la nostra amicizia che, grazie a Dio, abbiamo potuto coltivare in questi anni incontrandoci presso la sua casa. Il professor Habukawa è stato invitato alla presentazione del libro in Tokio e ha partecipato con un intervento che oggi in qualche modo ci ripropone e anche il professor Sotoo che abbiamo invitato, non ha potuto essere in quell’occasione presente fisicamente, ma non ha voluto lasciar mancare il suo apporto e ha inviato in quell’occasione un video con un suo intervento che è stato molto molto apprezzato. Il professor Habukawa è venuto volentieri anche quest’anno. Mi ha detto recentemente, quando ci siamo incontrati l’ultima volta pochi mesi fa a casa sua: “desidero tornare in Italia, innanzitutto per andare a pregare sulla tomba di Don Giussani e poi per incontrare gli amici del Meeting che sono sempre nel mio cuore”. Quello che ci ha sempre stupito dell’incontro con lui, è che avendo avuto appunto la grazia di incontrarlo per la prima volta nel 1993 e in questi quindici anni di ininterrotta amicizia coltivata in incontri qui in Italia e in Giappone, quello che ha sempre commosso noi, e desidero ricordare questo fatto perché non è affatto marginale, è che l’amicizia totalmente imprevista, corrisposta, sorprendente tra il professor Habukawa e Monsignor Giussani è diventata nella sua vita, nella vita del professor Habukawa, immediatamente un’attenzione a tutta l’esperienza del movimento, e quindi un’amicizia nel vero senso della parola così reale, così misteriosa come è reale e misterioso ogni miracolo che il Signore permette che accada nella nostra vita. Do subito la parola allora ai nostri ospiti e innanzitutto ascoltiamo l’intervento del professor Sotoo.

ETSURO SOTOO:
Grazie, grazie Don Ambrogio, buon giorno a tutti, grazie per le parole della presentazione. Io lavoro come scultore, ho lavorato come scultore alla Sagrada Familia trent’anni, da trent’anni sto lavorando ma prima di iniziare a lavorare la pietra, prima di iniziare ad operare come scultore, cercavo qualcosa, cercavo qualcosa ma non sapevo che cosa fosse, in quell’epoca non sapevo che non era certo facile poter trovare qualcosa, difficile, difficile contribuire, aiutare in questa ricerca. Lavorare la pietra è molto difficile, lavorando la pietra ho sentito, mi sono sentito molto più sicuro, ho capito che lì c’era qualcosa che stavo cercando, senza sapere, senza rendermi però conto del tutto. Io volevo venire dove la presenza di sculture in pietra era maggiormente presente, cioè l’Europa, quindi sono venuto a conoscenza della Sagrada Famiglia. La Sagrada Famiglia mi ha fatto incontrare Gaudì. Quindi la mia strada, il mio percorso è sapere solo quello che io avevo davanti: vado lì e poi spalanco, apro delle porte e vedrò delle altre cose, aprirò un’altra porta e vedrò qualcosa d’altro, sembrava che zigzagassi senza sapere quello che sarebbe successo. Ma adesso Gaudì mi ha fatto incontrare don Giussani e mi ha mostrato dove sarei dovuto arrivare. In passato non sapevo dove sarei arrivato, adesso invece vedo, guardandomi un po’ indietro, vedo che non stavo zigzagando, non andavo a zigzag, ma era una strada molto chiara, una strada dritta, una strada diretta e quindi non mi sono sbagliato. Tuttavia c’è ancora la mia domanda, una domanda ancora più profonda e quindi ho trovato questo testo di Don Giussani “Il senso religioso”. Mi ha aiutato tantissimo questo testo, non solo per la risposta che io stavo cercando ed era difficile trovare questa risposta, ma diciamo che il tutto era già preparato, predisposto all’interno del testo per quello che io cercavo. Nasce una domanda, poi successivamente ne nasce un’altra, questo processo è arte, scienza, sembra che le cose siano scisse, separate, in realtà non è così. Nasce una domanda, trovi una risposta, dopo questa risposta insorge, nasce un’altra domanda: questo è il nostro cammino. Io desidero semplicemente trovare, incontrare la verità, per questo siamo andati avanti, scienza e arte, non solo arte o scienza, ma tutto, se viviamo a questo mondo, ci deve essere, deve esistere questa domanda. Questa domanda giapponese o europea, tutti abbiamo la stessa domanda. Io sono vissuto in Giappone e poi sono venuto in Europa, conosco tantissimi giovani, conosco tantissime persone, lo stesso tipo di domanda l’abbiamo tutti. Cinque secoli fa la stessa domanda esisteva così come nella nostra epoca, quindi questo libro lo dovete leggere e ovviamente voi siete andati molto più avanti rispetto ai giapponesi grazie proprio a questo libro, ma adesso abbiamo la versione, la traduzione in giapponese, abbiamo il libro tradotto, a partire da adesso i giapponesi studieranno, ovviamente se leggeranno questo libro. E io spero, spero che il maggior numero di giapponesi possano leggere questo libro e possano trovare la stessa domanda che perseguite voi, che nasca una domanda, che trovino una risposta e questo contribuisca a chiarire le cose a spianare la strada che è lì. Così come nel mio caso, io pensavo che la vita fosse molto oscura, ma adesso quando mi guardo indietro vedo che il cammino è stato chiarissimo, un cammino ampio, largo, luminoso; e io desidero che tutti i giapponesi possano sentire quello che sento io, e a partire da adesso, a cominciare da adesso i giapponesi potranno progredire, spero proprio di sì, grazie a questo testo di Don Giussani. Grazie a tutti di avermi ascoltato, grazie soprattutto a Don Giussani.

MODERATORE:
Ringraziamo il professor Sotoo per questa sua testimonianza. Ascoltandolo credo che alcuni almeno tra i presenti abbiano potuto sentir riecheggiare alcune espressioni, alcune parole che abbiamo imparato, alcuni hanno imparato, leggendo questo testo di Don Giussani, là dove proprio all’inizio, nei primi tre capitoli, descrive il fondamento di quella che egli chiama la “esperienza elementare” oppure la parola “cuore” recuperata nel suo significato originario biblico di “radice dell’io”. Ecco, là dove Don Giussani scrive “il cuore della mamma eschimese, il cuore della mamma italiana, il cuore della mamma giapponese è lo stesso cuore” è l’esperienza che il professor Sotoo ha vissuto e che ci ha riproposto questa mattina. Queste due parole, la parola “cuore” e la parola “realtà”, ci ha sempre insegnato Don Giussani, sono due grandi alleati nell’avventura irripetibile che ogni uomo vive nella breve stagione della sua vita. Credo che possiamo tutti insieme fare nostro il suo augurio che, esistendo oggi questo testo anche in lingua giapponese, sia di fatto una possibilità per questo grande popolo, per questa grande tradizione immediatamente religiosa, così che possa confrontarsi con questa proposta così piena di stima e di apertura verso il cuore e la libertà di ogni uomo. Grazie professor Sotoo.
Adesso ascoltiamo la testimonianza del nostro grande amico professor Habukawa.

TRADUTTRICE:
Il prof Habukawa mi ha incaricato di ringraziare gli organizzatori del Meeting per averlo invitato a partecipare e tutti voi per la vostra presenza.
Faccio un brevissimo riepilogo della storia che precede l’incontro di oggi.
Il 29 giugno del 1987 Mons Giussani ha visitato il Monte Koya. Dal 1989 al 2000 il prof Habukawa ha partecipato ogni anno al Meeting. Ora è molto felice di ritornare dopo essere stato lontano dall’Italia per otto anni a causa degli impegni assunti nell’Ordine Shingon del Monte Koya. Attualmente il prof Habukawa è un prelato emerito nell’Ordine Shingon, che ha svolto i ruoli di maggiore impegno e prestigio ed è nel novero di coloro che possono essere eletti alla carica onoraria di più alto livello, quella di presidente dell’Ordine. Prego adesso il professor Habukawa di iniziare il suo intervento.

MODERATORE:
Colgo l’occasione per ringraziare la signora Paola De Felice, che ancora una volta è qui con noi ad accompagnare il professor Habukawa che conosce da tanti anni e che è il suo maestro nella sua esperienza umana e spirituale. La ringraziamo del lavoro che ha fatto per preparare questo incontro, senza del quale non sarebbe stato possibile.

SHÕDÕ HABUKAWA:
Buongiorno, signori, signore, Thank you very much, grazie. Mi chiamo Shõdõ Habukawa, ho ricevuto Il senso religioso di Don Luigi Giussani quasi 15 anni fa.
Quest’anno, grazie all’impegno straordinario di Sadahiro Tomoko e Marcia Kaeda, membri del CL di Hiroshima, Il senso religioso è stato pubblicato in una splendida edizione giapponese. Dico splendida perché per la copertina è stata scelta l’immagine di catene montuose nella luce dell’alba e del tramonto, dei paesaggi vividi in cui aleggiano melanconia e speranza che esprimono perfettamente l’ardente aspirazione e la ricerca dell’infinito enunciata nel sottotitolo.
La presentazione del testo in giapponese si è tenuta l’11 giugno all’Istituto di Cultura Italiana a Tokyo. Hanno partecipato fra gli altri don Ambrogio Pisoni, il rappresentante di Comunione e Liberazione che ha organizzato l’evento, il Nunzio Vaticano Monsignor Alberto Bottari di Castello e l’ex rettore dell’Università Sophia di Tokyo e dell’Università Gregoriana, il rev. Giuseppe Pittau.
Dal palco, lo sguardo vivido, capace di penetrare il cuore degli astanti e pieno di profondo amore del ritratto di don Luigi Giussani riempiva l’intero spazio avvolgendo i partecipanti. Dopo il discorso della emerita professoressa Sadahiro Tomoko sul processo della traduzione ho ripercorso dall’inizio a oggi le tappe del mio rapporto con don Giussani.
Rievocandone attraverso il suo libro l’insegnamento, mi sono nuovamente meravigliato e commosso. Accennerò qui due o tre punti fondamentali.
Il contenuto principale, che costituisce la base della fede e del pensiero di don Giussani, è innanzitutto la sua visione dell’essere umano e la dignità attribuita alla miriade di fenomeni del mondo manifestato. Questa dignità fa risplendere la ragione dell’essere umano, che lo caratterizza come entità vivente, della stessa luce delle costellazioni che illuminano il cielo.
Sulla base della natura originaria della ragione, pura e integra come la luce delle stelle nel cielo notturno, veniamo guidati al “cuore dell’esperienza religiosa” (n.d.t. traduzione giapponese del titolo del libro). La premessa che fa risplendere la ragione è “aprire il proprio cuore alla miriade dei fenomeni”.
Per far capire questo, viene detto che anche un unico fiore di campo possiede quella dignità. Noi esseri umani non riusciamo a conoscere pienamente i fenomeni attraverso il livello normale della coscienza. Per comprendere la loro autenticità originaria dobbiamo liberarci dei pregiudizi derivanti dal nostro eccessivo amore di noi stessi.
Inoltre nel testo ci viene insegnato ad avere rispetto e venerazione per tutti gli eventi quotidiani, a stare in guardia contro la tendenza all’ideologizzazione e vengono indicati con sollecitudine quei fondamentali elementi che si trovano oltre il dominio potenzialmente distruttivo della ragione. In tal modo viene affermata la saggezza che porta ad una corretta visione dei fenomeni. Questa saggezza ha un carattere omnicomprensivo che include le teorie materialiste e la conoscenza scientifica.
Penetrando negli strati più profondi dell’essere diventa visibile la natura universale originaria che si trova in ogni singola entità. Quando ci si rende conto che ognuna di esse possiede tale esistenza universale originaria si diventa consapevoli che tutte le forme di esistenza sono universalmente collegate fra loro.
Per questo il centro del pensiero di don Giussani è l’ecumenismo, basato sulla volontà di elevare la personalità umana attraverso la conoscenza e l’assimilazione di altre culture, che eleva e amplia il livello dell’io. Se si estende la conoscenza personale a tutto il mondo allo stesso tempo diventa possibile raggiungere un livello ancora più profondo dell’essere. Praticando senza stancarsi l’apertura interiore verso i fenomeni nella nostra vita quotidiana, ad un certo momento arriviamo agli strati più ampi e profondi dell’essere e, con una subitaneità indescrivibile, da quegli strati profondi inizia a parlarci la nostra natura originaria, che in tal modo arriviamo a conoscere. La rivelazione è propriamente questa chiamata della divinità e la sua epifania, che risultano dalla preghiera.
In tale momento noi esseri dall’esistenza limitata, attraverso l’aiuto delle divinità che hanno esistenza illimitata, riceviamo il beneficio di partecipare ad un livello spazio-temporale infinito.
Quasi vent’anni fa Monsignor Giussani mi chiese di parlare a tutti voi del modo di raggiungere l’esperienza mistica e così ho fatto nel corso dei molti anni in cui ho partecipato al Meeting. Oggi riaffermo qui che il modo di raggiungere l’esperienza mistica che è al cuore della religione, di cui vi ho ora parlato, consiste nell’instancabile invocazione della divinità attraverso la preghiera.
Concludo qui ringraziando nuovamente tutti i collaboratori del Meeting ed in particolare la signora Emilia Smurro e naturalmente Don Giussani che ora dimora nel cielo, Don Ricci anche lui purtroppo scomparso e Giovanni Paolo II.
Grazie!

MODERATORE:
Ringraziamo… ringraziamo davvero di cuore la testimonianza del professor Habukawa e semplicemente voglio riprendere due, tre parole che mi hanno impressionato particolarmente e che sono ancora una volta la sorpresa di questa amicizia così feconda proprio perché così inaspettata. Perché ci ha ricordato qual è la natura della nostra ragione e perciò qual è il grande compito della vita: aprire il cuore continuamente a quello che egli ha chiamato la miriade dei fenomeni, non permettere che il nostro cuore rimanga chiuso nel già saputo. Ecco ci ha ricordato che il grande nemico della vita, così come Don Giussani descrive in modo così efficace nel nono capitolo del “Senso religioso”, il grande nemico della vita non sono i nostri errori o i nostri peccati, ma il grande nemico della vita è il pregiudizio. È il grande nemico, perché ci impedisce di aprirci a una novità che sempre invece occorre a noi, corre incontro alla vita, corre incontro a noi per farla diventar più grande. E invece il pregiudizio è l’inizio della morte, e il pregiudizio, come ci ha ricordato poco fa, nasce dall’eccessivo amore a noi stessi, il grande amore a noi stessi, l’eccessivo amore a noi stessi che conduce alla morte, ed è il contrario della povertà di spirito che ci dispone come un bambino pieno di stupore alla novità che ci viene incontro ogni giorno. Per questo, questa apertura instancabile trova il suo nome più vero nella parola “preghiera” e “domanda”, perché possiamo partecipare dell’esperienza del Mistero.
Per concludere questo incontro c’è una sorpresa, c’è una sorpresa. Conoscendo il grande amore del professor Habukawa per la nostra storia, per la nostra cultura, tutto nato dall’incontro così sorprendente con Don Giussani… ma prima voglio ricordare un episodio di cui sono stato gratuitamente testimone e che dice tutta la profondità stupefacente di questo incontro tra di loro. Eravamo ad un pranzo presso l’Istituto Sacro Cuore di Milano, era, se non ricordo male, l’agosto del 1992, prima che il professor Habukawa venisse qui al Meeting, e durante il pranzo ad un certo punto il dialogo cadde sul fenomeno della musica. Il professor Habukawa disse, sempre grazie al traduttore presente, evidentemente, disse: “ma a me piace moltissimo la musica italiana” e poi aggiunse: “in particolare la musica napoletana” e questo sorprese tantissimo Don Giussani che dice: “come mai, perché?” e lui rispose in napoletano, scusate la mia pronuncia: “turn’a Surriento”. Questo colpì ancora di più Don Giussani e tutti noi quattro o cinque che eravamo al pranzo con loro e Don Giussani, curioso per natura, come ogni uomo degno di questo nome domandò: “perché turn’ a Surriento?” Habukawa rimase attimo in silenzio, sospeso, e tutti noi in attesa della sua risposta e poi disse una parola sola, in italiano: “malinconia”. Don Giussani fu così colpito da questa risposta, che dedicò il suo intervento da lì a poche settimane a quella che nell’esperienza di Comunione e Liberazione normalmente viene chiamata “la giornata di inizio d’anno”, dell’anno sociale, dedicò il suo intervento proprio sottolineando la profondità di questa parola. Malinconia vuol dire domanda, vuol dire nostalgia del cuore per l’infinito che ci fa e che attendiamo di poter incontrare. Ma non è tutto, terminato il pranzo arrivò la macchina del Meeting per accompagnare il professor Habukawa qui e noi lo accompagnammo fin sui gradini della scala. La macchina era in cortile, lui salì con i suoi amici sulla macchina e come sempre fa, dal sedile posteriore si volse verso il lunotto, verso di noi che eravamo lì in quattro, sull’ultimo gradino della scala che lo salutavamo, e lui instancabilmente agitò la mano finché la macchina fatalmente girò l’angolo e sparì alla nostra vista. Quando la macchina girò l’angolo, uscì dal cancello Don Giussani, si volse verso di noi e disse: “ecco, se quest’uomo fosse vissuto ai tempi di Gesù, sarebbe restato uno dei dodici” e ci lasciò tutti senza fiato, come era suo costume fare con noi, grazie a Dio. Allora abbiamo preparato una sorpresa per i nostri ospiti: due canti, il primo, avendo qui la grazia di avere amici di Sorrento, è Turna a Surriento, il canto che così tanto ama il nostro amico e che anche noi amiamo, evidentemente.

Canto

TRADUTTRICE:
Vi presento Mayuko Sakurai, che studia in Italia, è una cantante lirica, è venuta a perfezionarsi in Italia e dalla notte di Pasqua ha il suo nome Cristiano, è Gloria. Ci canterà due brani presi dai canti popolari del Giappone che hanno un rapporto con il tema che lei stessa sta approfondendo e che ci è stato illustrato. Leggo proprio solo per capire l’argomento: “I pini agitano i rami dove sarà la luce di un tempo, è in una valle silenziosa, temendo la tempesta. E che gioia, la primavera è arrivata sul fiume, la gente sale e scende dalle barche. Vagano i petali dei fiori, gocce d’acqua brillano sulle foglie”. Mayuko Gloria Sakurai, un omaggio ai nostri ospiti.

Canto

MODERATORE:
Ringraziamo di cuore la nostra amica e ringraziamo tutti voi per la pazienza e l’attenzione con cui avete partecipato a questo evento. Che quello che è avvenuto ancora oggi possa aiutarci tutti a riconoscere la grandezza della proposta che ha investito la nostra vita e che anche quest’anno sta dando forma a questo Meeting che si testimonia e si documenta e si conferma ancora una volta sorprendentemente nella sua natura: un grande luogo d’incontro e perciò proposta di certezza e di speranza per tutti. Grazie.

(Trascrizione non rivista dai relatori)

Data

25 Agosto 2008

Ora

11:15

Edizione

2008

Luogo

Sala B7
Categoria
Incontri