STORIE DAL MONDO. EGGSPLOITATION

Rassegna di reportages internazionali a cura di Roberto Fontolan e Gian Micalessin.
Presentazione del reportage di Jennifer Lahl e Justin Baird. Produzione: The Center for Bioethics and Culture Network. Partecipa Jennifer Lahl, Founder and President of The Center for Bioethics and Culture Network, California.

 

Eggsploitation è il titolo di un documentario, premiato al California Independent Film Festival 2011, in cui si denuncia la storia di giovani donne, per lo più studentesse universitarie statunitensi, disposte a cedere, in cambio di denaro, i propri ovociti alle società che praticano la fecondazione eterologa. Un traffico multimilionario spacciato per “donazione”, che mette a rischio la salute e la stessa vita delle “donatrici”.

ROBERTO FONTOLAN:
Saluto gli ospiti, come sempre ci vediamo subito dopo la proiezione.

GIAN MICALESSIN:
Dal punto di vista giornalistico, questo documentario è attualissimo perché ci spiega da dove arrivino tanti figli, ad esempio quelli adottati dalle coppie omosessuali.

ROBERTO FONTOLAN:
Vorrei solo dare un’avvertenza: il documentario è una produzione americana. E’ stato doppiato, non sottotitolato in italiano, per favorire la comprensione di tanti amici italiani questa sera. E’ un doppiaggio che non è del tutto professionale: sono voci di persone che si sono prestate gratuitamente per favorire la diffusione di questo lavoro. Lo preciso perché non sentirete voci tecnicamente professionali mentre ascolterete il documentario. Allora, vorrei che tutti sapessero che è stato fatto per favorire un’opera di diffusione di conoscenze molto importanti. Buona visione, dopo avremo la solita mezz’ora per fare un po’ di conversazione.

“Video”

ROBERTO FONTOLAN:
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a questo lavoro e cominciare la nostra conversazione con Jennifer, che ringrazio e che vorrei tutti ringraziassimo, perché ha affrontato anche un lungo viaggio, dato che vive in California. Per me, questo lavoro apre una finestra veramente interessante e inquietante, per molti aspetti. Molti aspetti di questo lavoro sono toccanti e aprono finestre di problemi enormi: l’aspetto medico, naturalmente, che è stato molto sottolineato, l’aspetto più culturale, nel senso di ciò che sta sotto questa ricerca del figlio a tutti i costi, e che usa una linguaggio molto ambiguo perché quando si parla di donazione, di altruismo, di generosità, in realtà usiamo dei termini che non sono appropriati rispetto a quello che accade. E’ un mercato, alla fine, di vendita e acquisto, di offerta e domanda. Sono tante, le cose interessanti. Io vorrei chiedere a Jennifer, che sta lavorando da tempo su tutte queste problematiche come film maker, come regista, come attrice: come ha reagito, come reagisce l’industria, il mercato, a prodotti come questo? Hai avuto problemi nel realizzare questa inchiesta?

JENNIFER LAHL:
In genere, dico che sono una delle donne più odiate degli Stati Uniti. Quando giro e faccio vedere questo film in tutti i vari Stati del nostro Paese, chi viene dall’industria mi segue, urla, mi grida dietro. Tante donne sterili vengono e piangono, dicono che sto cercando di privarle del diritto di avere un bambino. La misura dell’efficacia del video è un po’ la misura in cui sono odiata da tutti.

GIAN MICALESSIN:
C’è una cosa che mi lascia abbastanza perplesso, aldilà del giudizio morale: chi ha stabilito le procedure in base alle quali può venire fatta questa sperimentazione? Anche perché, da quel che mi risulta e da quel poco che so, la Drug and Food Agency è abbastanza severa nell’approvare qualsiasi procedura. Quale autorità vigila su questo? E’ lasciata ai singoli Stati o c’è un’autorità federale che vigilia su questo? Come è iniziato, come è stato permesso questo processo? Prima domanda. La seconda domanda: quale parte di questi ovociti viene utilizzata a scopo di sperimentazione? Tu mi dicevi che il figlio di Elton John è nato da queste sperimentazioni e altre coppie sono andate a prendere un figlio prodotto attraverso questa sperimentazione: e quale parte, invece, viene usata per il mercato delle coppie in cerca di un figlio? Ecco, questi sono gli interrogativi che mi interessano di più da un punto di vista giornalistico, dell’informazione.

JENNIFER LAHL:
Forse sarebbe più facile rispondere alla seconda domanda. Non è possibile saperlo perché non seguiamo tutto: quando si va a donare il sangue, per esempio, si sa da dove viene e dove va a finire. Invece, quando vengono donati ovociti o sperma, non c’è un registro, non ci sono schede, quindi non si sa dove vadano a finire. Come può succedere negli Stati Uniti? Questa era la prima domanda. Spesso gli USA vengano chiamati il selvaggio ovest della medicina: io vivo in California, dove il selvaggio è ancora più selvaggio. E’ stato lì che anche Elton John ha potuto avere questo figlio. Non c’è regolamentazione: i farmaci sono stati approvati già dal FDA, per cui un farmaco, una volta approvato, può essere utilizzato per qualsiasi scopo dato che è già un farmaco legale sul mercato. Visto che non c’è regolamentazione, i medici, i consumatori, chi vende questi farmaci può fare tutto quello che il mercato chiede.

ROBERTO FONTOLAN:
Allora, come sempre c’è la possibilità di fare domande, se alzate le mani. Nel frattempo, vorrei chiedere qualcosa al dott. Coviello che si è gentilmente prestato, anche se l’ho invitato all’ultimo momento: lui lavora con Medicina e Persona ed è Direttore del Laboratorio di Genetica Umana, un laboratorio importantissimo in Italia, all’ospedale Galliera di Genova. Volevo chiedergli il suo commento a ciò che abbiamo visto stasera. E un’altra cosa: ma in Italia potrebbe succedere una cosa del genere?

DOMENICO COVIELLO:
Intanto ringrazio per l’invito e ringrazio Jennifer per il video che ha prodotto e per le problematiche che ci ha presentato. Io non mi occupo di fecondazione assistita ma mi occupo di test genetici. Nel fare i test, si rivolgono naturalmente al laboratorio di genetica anche le coppie infertili che devono seguire tutta la procedura per la fecondazione assistita. Mi capita di parlare con queste coppie, di seguire le storie di queste coppie e di vederne le problematiche. Mi ha fatto piacere vedere il video: è stato molto interessante per quanto riguarda la problematica medica vissuta dalla donna, la parte che io non seguo. Quello che posso dire è che invece, insieme a quella parte, c’è tutta un’altra parte di problematiche che seguono tappa per tappa il percorso della fecondazione. Qui abbiamo visto una descrizione molto precisa delle varie tappe che le coppie devono seguire, partendo dalla stimolazione ovarica fino al prelievo dell’ovocita. Prima di questo, c’è tutta una lista di esami genetici richiesti alle coppie, una procedura che varia molto da Stato a Stato: anche per questa parte, non c’è una regolamentazione precisa. Quindi, anche l’abuso di test genetici varia molto dai singoli centri che li applicano. Per completare brevemente la serie di problematiche, posso dire che, nella fase prima dell’intervento, le coppie vivono questa problematica e va sottolineato un cambiamento nella concezione della vita delle persone. Da qui parte tutto il processo: se teniamo conto di queste considerazioni, possiamo anche capire come mai, così, semplicemente a cuor leggero, vadano a finire nei problemi che ci hanno presentato. Io penso che il problema principale sia il passaggio che è avvenuto negli ultimi trent’anni, da un società che prima era essenzialmente una comunità, dove la persona era e si sentiva inserita, ad una società che oggi invece è basata sull’individualità, sull’individuo. La tecnologia ha aiutato a rendere la persona più indipendente ma, allo stesso tempo, ha abituato la persona a pensare a se stessa, all’individuo, prima che al problema della comunità o ai problemi che possono esserci nelle comunità. Pensare a risolvere il proprio problema. Una frase che è stata detta nel video è: “La fecondazione assistita ha dato la soluzione all’infertilità”. Questa è una cosa che si sente dire oggi: in realtà, non è una soluzione ma una scappatoia: non viene ad essere curata la persona che era infertile e che quindi diventa fertile. Anzi, trovata la scappatoia della fecondazione assistita, anche gli studi sull’infertilità sono diminuiti. Solo alcuni ricercatori continuano a fare studi per trovare le cause e le cure all’infertilità, perché esiste la scappatoia della fecondazione assistita. Questa è una prima considerazione. Il fatto che una persona è abituata a pensare a se stessa e a risolvere i propri problemi, pone anche il fatto di pensare ai diritti che la persona ha, in quanto singolo. Allora viene distorta anche la concezione del figlio: mentre il figlio è stato sempre visto come un elemento della comunità e non una proprietà individuale, a questo il punto il figlio diventa invece un oggetto. Questo si vede anche nel modo di approccio delle persone quando vengono a chiedere i test genetici: io ho diritto di fare questo e voglio che mio figlio non abbia problemi genetici, quindi vorrei sapere come è e quali problemi ha il mio DNA, perché voglio evitare malattie. A questo punto, l’esigenza diventa il desiderio di avere un figlio a proprio modello, con le proprie caratteristiche: è quello che abbiamo visto nel video quando si diceva che vengono prelevati gli ovociti dalle studentesse universitarie perché si pensa che abbiano un quoziente intellettivo maggiore. Questo si riflette poi anche sul mercato. Il video è utilissimo per sottolineare tutte le difficoltà mediche che possono venire incontro alla fecondazione assistita, perché queste problematiche non sono solo dovute alle donne che vendono l’ovocita ma le stesse problematiche sono dovute anche a tutte le donne che vanno a fare una regolare fecondazione assistita. I problemi medici ci sono in ogni caso. Secondo me, noi, in Italia, siamo un po’ più fortunati degli Stati Uniti, perché c’è una regolamentazione maggiore e quindi non avviene quello che sta avvenendo negli Stati Uniti. Ma dobbiamo sorvegliare questa situazione e prenderne ancora più coscienza, capire che non è solo un problema medico ma anche un problema di concezione dell’uomo e della vita. Il fatto di portare avanti una problematica che riguarda l’esigenza di una persona che vuole quasi un oggetto, è la questione da combattere, rivalutando invece la questione del figlio come dono che viene dato e che quindi è un affido: i nostri figli ci sono affidati fino a quando non sono in grado di essere uomini. Poi, infatti, sono persone differenti da noi. Questo è secondo me il concetto che dobbiamo recuperare. Un ultimo commento, per quanto riguarda il film, sull’aspetto della ricerca: è un fattore importante in Italia, ed è importantissimo il dibattito che tutti avete seguito sulla stampa, l’utilizzo delle cellule staminali embrionali o l’utilizzo delle staminali adulte. Naturalmente, poi, non molti conoscono l’aspetto tecnico dato dal fatto che le staminali adulte esistono: spesso la stampa non fa distinzione, fa una gran confusione parlando semplicemente di cellule staminali. Esistono quelle adulte, naturalmente c’è un po’ da lavorare sul numero, e quindi la ricerca, nell’utilizzo di staminali adulte, deve avere numeri adeguati, mentre l’industria della fecondazione assistita in provetta avrebbe a disposizione cellule staminali embrionali in un numero sicuramente maggiore e con un costo minore. Questo è un argomento che non è nuovo e non è del tutto completo, per giustificare il non utilizzo delle staminali embrionali: in realtà, si è visto che il vero argomento è quello della non sicurezza delle staminali embrionali, in quanto non sono controllate. Ho fatto solo questi accenni solo come stimolo al dibattito. Mi fermerei qui.

ROBERTO FONTOLAN:
Osservazioni, domande, come sempre alzate la mano: noi ne avremmo tante ma vorremmo sentire anche voi.

DOMANDA:
Volevo soltanto un paio di delucidazioni di carattere finanziario, perché è impressionante la mole di denaro che questo mercato sposta e dare tra i 20.000 e i 60.000$ a una studentessa, è una bella cifra. Quindi, prima di tutto: per una donna sterile che vuole avere un bambino attraverso questo processo, se alla donatrice vengono donati 50.000$, quale è il prezzo che viene dato ad un bambino? Quanto deve pagare una donna sterile per avere un figlio? Poi, un’altra cosa: prima si parlava di assicurazione medica. Per come funziona in America, è a pagamento del singolo cittadino. Nel caso l’assicurazione di una studentessa non copra un intervento di emergenza causato da danni avvenuti durante l’estrazione di ovociti – può capitare, non tutti hanno un’assicurazione che copre questo tipo di intervento -, la clinica copre il costo dell’intervento o va a spese della donatrice?

JENNIFER LAHL:
Lei si riferisce ad aspetti molto finanziari di questo commercio. Per quanto riguarda l’assicurazione privata, alcune assicurazioni coprono queste procedure ma la maggior parte no. E’ particolarmente evidente che coloro che possono avere accesso a queste procedure sono i più ricchi. Quelle che vendono i propri ovociti hanno più bisogno di soldi. In generale, la donatrice non li riceve, i 50.000$, è solo un modo per attrarla con gli annunci sui giornali. A questa ragazza, era stato detto che poteva prendere 50.000$, poi, quando è andata allo screening iniziale, le hanno detto: “Sono solo 15.000$”. In pratica, è una specie di trucco: spesso la donatrice può realizzare 10/15.000$, non di più.

ROBERTO FONTOLAN:
La prima parte della domanda riguardava, penso di interpretare bene, il costo complessivo dell’acquisto del bambino per una coppia. Scusate i termini un po’ brutali.

JENNIFER LAHL:
E’ come il menù di un bar, varia a seconda dei servizi che si vogliono: una selezione per il sesso oppure una diagnosi genetica pre-impianto, se si usa un surrogato, se si usa anche una fonte di sperma o meno. Dipende dalle cose che si vogliono. In generale, il costo varia da 50.000 a 60.000$ per un ciclo, per provarci una volta. Come diceva il video, la maggior parte di questi cicli falliscono. Ho incontrato delle donne che hanno speso addirittura un milione di dollari, per cercare di “acquistare” un bambino.

DOMANDA:
Sono molto contenta che sia stato proposto questo dibattito al Meeting perché è un tema che mi sta provocando tanto nel mio lavoro. Faccio la psicologa alla Mangiagalli a Milano: quello con cui ci troviamo ad avere a che fare, è la parte delle riceventi, per cui stiamo iniziando a vedere tutti i risvolti, le implicazioni psichiche e psicologiche sulle donne che hanno fatto ricorso ad una ovodonazione o, in alcuni casi, ad una embrio-donazione, la donazione di entrambi i gameti. Mi interessava capire se lei sa se sono stati fatti degli studi anche su questo aspetto delle donne che ricevono, perché noi iniziamo a vedere che è una tematica che forse vale la pena di iniziare a guardare.

JENNIFER LAHL:
Non ci sono studi che prendano in esame questa problematica particolare, almeno per mia conoscenza. Soltanto adesso cominciamo a fare studi sui figli che provengono da questi processi di donazione degli ovociti, per vedere quale è il loro impatto, quali sono le implicazioni psicologiche. La questione è che si tratta di una tecnologia nuova, che esiste da soli trenta, trentacinque anni. In generale, nel mondo, quando è nata Louise Brown erano tutti felici, perché pensavano che in questo modo si potesse aiutare la gente. Nessuno in quel momento ha pensato che quello che si faceva fosse sbagliato, che avrebbe causato dei problemi, perché comunque c’era una scappatoia e non si doveva più esaminare a fondo il problema dell’infertilità. A quel punto, si è iniziato a parlare dei vari rischi per la salute, dei farmaci, delle procedure, ecc. In effetti, è un esperimento sociale che è ancora in atto: possiamo essere partecipi di questo esperimento per ricostruire il nostro corpo riproduttivo, nel senso che abbiamo decostruito l’aspetto procreativo e adesso dobbiamo cercare di ricostruirlo. Questo era l’obiettivo del film, sollevare dei quesiti. C’è tutta una serie di problematiche che la società sta trascurando. Ha detto: lo possiamo fare. Ma non si è mai chiesta: lo dobbiamo fare?

DOMANDA:
Io posso anche parlare in italiano ma non sono italiana. Sono una collega di Jennifer. Volevo sottolineare che si può morire per molto meno di 50.000$, in Europa e nel mercato degli ovociti: che poi non sono studentesse, non sono scelte perché sono brillanti o perché hanno il quoziente intellettivo molto alto, ma semplicemente perché sono disponibili e vengono pagati cifre tipo 200 euro, qualche volta qualche cosa in più, qualche volta molto meno. Io mi sono interessata a questo discorso perché una ragazza rumena che lavorava in una fabbrica è stata invitata a vendere gli ovociti per 150$.

ROBERTO FONTOLAN:
Scusi, signora, lei cosa fa?

DOMANDA:
Mi interesso di bioetica, specialmente del discorso dei diritti delle donne in questo campo. La storia di questa ragazza di nome Alina è finita anche al Parlamento Europeo: avrebbe dovuto firmare un contratto dove dichiarava che non avrebbe detto mai a nessuno quello che aveva fatto. E’ finita in una clinica, un bunker, in Romania, dove ha avuto una reazione tale alle medicine che le hanno dato da trovarsi in fin di vita. Era quasi morta: sono riusciti a salvarle la vita ma è rimasta infertile a 18 anni. Aveva venduto i suoi ovociti perché voleva sposarsi con il fidanzato. La famiglia, che era ortodossa, rimase scioccata quando questa storia venne fuori.

GIAN MICALESSIN:
Scusi, signora, io sono totalmente ignorante. Quindi avviene anche in Europa? In Italia, no, però.

DOMANDA:
Posso dirle che le italiane sanno benissimo queste cose e le praticano come una forma di turismo. Ci sono pacchetti completi che puoi acquistare andando in Spagna dove fanno tutto, il trattamento e anche la vacanza. Non ci sono frontiere, in Europa: non dico che dovrebbero essere pagate di più, dico che queste cose dovrebbero essere vietate. Grazie a qualche iniziativa, anche di donne italiane, qualche anno fa siamo riuscite a fare passare una risoluzione che vietava questo traffico di tessuto umano a pagamento. Ma ora la scusa è che i soldi servono a pagare le spese.

GIAN MICALESSIN:
Signora, quali sono i Paesi in cui si può fare? E’ interessante capire.

DOMANDA:
Ci sono tantissimi Paesi: c’è un’enorme industria, una delle prime in Europa. nella Repubblica Ceca. Ma anche in Spagna e in Inghilterra, dove vi pagano 750 sterline per una donazione di ovociti. Il caso è stato sollevato recentemente, perché cominciavano a scarseggiare le donne disposte a farlo. Morire si può. Ma le povere donne in Europa muoiono per molto poco.

DOMANDA:
Visto che non l’ha fatto nessuno, stasera, credo siano doverosi due ringraziamenti: uno a Josephine Quintavalle, che avete appena sentito. Tra l’altro, è una delle esperte intervistate nel video, non so se l’avete riconosciuta. Ha dato un contributo fondamentale anche per quanto riguarda l’edizione italiana. Penso che se non ci fosse stata lei, questa sera non avremmo visto questo video. Il secondo ringraziamento che mi sento di fare è al centro radiotelevisivo della comunità di Nomadelfia, che ha veramente dato un grosso contributo, non professionale ma volontario.

ROBERTO FONTOLAN:
Un terzo ringraziamento a lei, avvocato, che l’anno scorso ci ha creato questo contatto.

DOMANDA:
Aggiungo solo una breve considerazione. Questo documentario è importantissimo perché elimina due mistificazioni: la questione della pseudo-donazione è tutto fuorché un atto di liberalità, e soprattutto è grave il fatto che sia uno sfruttamento. Ora, il principio culturale che sta dietro questa cosa è preoccupante: l’idea che i desideri diventino diritti. Questa cosa che sta passando anche nel nostro ordinamento, per cui si è solidali con Gianna Nannini perché è giusto che a 55 anni abbia un figlio senza capire che cosa c’è dietro tutto questo, è il dato drammatico. Come drammatico è il silenzio dei mass media: il fatto che comunque ci siano interessi tanti e tali per cui le lobby potenti riescono a non far passare questi messaggi. E’ uno dei dati drammatici di tutto questo. La domanda: può capitare in Italia? Ma certo: è solo forse un problema di tempo. Chi è dentro i dibattiti di bioetica, sa che è un problema politico. Dato che tutto si disciplina con una norma, è un problema politico.

ROBERTO FONTOLAN:
Quale è il diaframma fra il poterlo fare o meno in Italia? Qual è l’impedimento oggettivo?

DOMANDA:
Oggi l’impedimento oggettivo è il dato normativo: la legge approvata dal Parlamento dice che non puoi farlo. Ma nulla vieta che una diversa maggioranza politica, in un diverso Parlamento, approvi una legge diversa. Questo interroga molto anche chi fa politica, come fa politica e perché fa politica. Perché poi tutto si traduce così: il business dietro e il braccio armato della legge. Su questo dato culturale, invito tutti quanti a riflettere.

ROBERTO FONTOLAN:
Grazie.

DOMANDA:
Io avevo una domanda e una curiosità. La domanda era se lei aveva intenzione di trovare delle modalità per diffondere, per vendere questo film, che penso potrebbe essere un utilissimo strumento anche da noi per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, nelle scuole, nelle università. La fecondazione eterologa è appoggiata anche in virtù del concetto del diritto alla maternità e alla paternità. La curiosità invece era questa: se, come diceva il film, non esistono elenchi o altri modi per rintracciare nome e cognome delle donatrici, come è accaduto a lei di poter raccontare queste storie, incontrare queste ragazze?

JENNIFER LAHL:
Il video viene venduto al sito Eggsploitation.com: da quando è uscito, l’abbiamo venduto a migliaia, in oltre 25 Paesi. Da quando è uscito, tantissime donne mi hanno contattato e mi hanno detto che avevano una storia: oggi sono sul sito. Molto spesso mi viene chiesto come ho trovato queste donatrici. Lavoro con Josephine Quintavalle già da dieci anni e mi occupo di questi argomenti. Quando le ragazze hanno problemi, vanno su Internet, su Google. Una volta, una donna mi ha contattato e le ho chiesto: “Come mi ha trovato?”. E lei mi ha detto: “Ho scritto su Google egg donation nightmare, donazione di ovociti incubo, e la prima voce che è uscita è stata Eggsploitation”. Quindi, sono state loro a trovare me.

DOMANDA:
Buonasera! E’ il primo intervento che faccio ad una conferenza, quindi sono un po’ emozionato. Vorrei chiedere gentilmente alla signora Lahl la posizione dello Stato su questa faccenda: perché le donne di fatto sono ingannate. Vengono loro nascosti i rischi di questa operazione. Lo Stato non si accorge che la donazione si è trasformata in un mercato di organi?

ROBERTO FONTOLAN:
Passa il microfono al tuo vicino.

DOMANDA:
Volevo dire che ho provato un così grande sdegno solamente quando, durante un documentario su Auschwitz, vidi gli esperimenti che faceva il dottor Mengele sui gemelli ebrei. L’idea che due persone possano voler creare dal nulla un figlio come lo desiderano, è indice di una mente perversa. Questo mi preoccupa: se queste persone ragionano così, non è che in futuro anche quelli che possono avere figli naturalmente possano farsi allettare dalla prospettiva di creare un super-figlio? E poi, volevo chiedere qual è la posizione della Chiesa riguardo a queste questioni.

JENNIFER LAHL:
La domanda sullo Stato è riferita agli Stati Uniti?

ROBERTO FONTOLAN:
Si!

JENNIFER LAHL:
Noi abbiamo una cattiva medicina, abbiamo perso di vista cosa significhi essere medici adeguati, genitore, padre, madre, come diceva prima il dottore. Abbiamo perso nei confronti della comunità: ognuno pensa a se stesso. Io credo che probabilmente questo possa rappresentare parte del problema per cui oggi ci troviamo in questa situazione. Perché lo Stato non ferma questo processo? Perché siamo avidi. Come diceva anche il documentario, c’è un business di 6 miliardi e mezzo di dollari l’anno: il dottore dice che non ci sono problemi, il paziente che vuole disperatamente questo trattamento pensa che non ci sono problemi. La cultura sta andando nella direzione dell’idea che tutti quanti possono avere bambini, donne single, uomini, tutti. Le persone magari mi guardano e pensano: “Perché lei si pone dei problemi? A tutti gli altri va bene”. Questa è la realtà culturale in cui ci troviamo oggi. Non abbiamo più il senso della famiglia, dell’essere madre, padre, di avere dei bambini. Non abbiamo nemmeno un ruolo ben adeguato per la scienza e per la medicina, perché si trova sempre una scappatoia. E questa scappatoia permette veramente a tanti di arricchirsi. Per quanto riguarda la domanda dell’altro ragazzo, all’Università di Stanford c’è un professore, un avvocato, che aveva profetizzato che tra 50 anni tutti avrebbero voluto utilizzare il laboratorio per generare dei bambini senza lasciare nulla al caso, come accade in Gattaca, il film che conoscete. Perché lasciare le cose alla natura, al caso, quando abbiamo la possibilità di creare tutto perfettamente in laboratorio? Questa è la profezia.

DOMENICO COVIELLO:
Bisogna partire dal fatto che il desiderio dell’uomo, in senso negativo, è controllare tutto quello che può controllare. La parte positiva è la curiosità, il desiderio di sapere il più possibile, la parte negativa è voler controllare o avere la presunzione di poter controllare tutto. In questo si inquadra quello che si diceva prima: ma se è possibile evitare di avere la malattia A o B, io voglio controllare! Su questo, si inserisce l’industria, il business. E’ ciò che è successo negli Stati Uniti. Negli Stati Uniti non c’è uno Stato: ci sono tanti Stati e c’è quel far west per cui, nella parte più a ovest, c’è più libertà di fare quello che si vuole. Se uno non viene in casa tua a romperti le scatole, tu fai quello che vuoi, l’importante è che non vieni in casa mia perché lì, poi, diventa un problema di proprietà. In Italia stiamo assistendo a quello che già un po’ avviene nel resto del mondo: i test genetici vengono richiesti su Internet, dove c’è già la possibilità di farli perché ci sono compagnie private che danno questi messaggi, in parte ingannevoli, in parte parziali. Essendo parziali, ti fanno poi credere qualcosa che non è vero. Ti dicono: possiamo darti la risposta per tutto un gruppo di malattie, per cui potrai sapere se ti ammalerai di queste malattie. Ma non ti dicono che non è una risposta precisa, che sono solo probabilità, cose basate su pochi strumenti. Su Internet, abbiamo già questa possibilità per alcune malattie, per un gruppo di malattie. Invece, questa cosa sta venendo fuori per lo sport, per la dieta: in Italia abbiamo un sito dove fanno i test genetici per adattare meglio la dieta alla tua persona. Quello che non viene detto, è che è solo l’interpretazione del risultato che c’è scritto sul referto di questo test genetico. Poi, sono cavoli tuoi: ti arriverà questo risultato, loro ti daranno un indicazione generica ma poi, soprattutto per i test genetici di malattia, tu dovrai andare dal tuo medico di famiglia, perché alla fine, quando uno non capisce, torna dal medico di famiglia. E lui non è preparato, si spaventa, inizia a farti fare tutta una serie di test clinici perché ha paura di non riuscire a diagnosticare qualcosa che potresti avere. Alla fine, diventi un malato immaginario perché questi dati non sono ancora validati, confermati da studi clinici seri. Sta già accadendo: quello che sicuramente potrà succedere, perché il costo del sequenziamento del DNA sta scendendo continuamente, è che arriveremo al punto in cui potremo avere molte più informazioni sul nostro DNA. Ma quello che non viene detto è che quello che c’è scritto nel DNA, diventerà quello che noi pensiamo. Esiste qualcosa sopra il DNA, che si chiama epigenetica – epi perché si attacca sopra il DNA – che che può contenere e non lasciare che si esprima quello che c’è scritto nel codice genetico. Diciamo che il sogno, la fantasia di molte persone è controllare tutto. Ma più cose sai, più ti accorgi di quante cose non sai. E’ un sogno irrealizzabile. Quello che non viene detto, è che bisogna partire dalla realtà, conoscerla e accettarla, saperci convivere.

ROBERTO FONTOLAN:
Grazie. Ancora un’ultima domanda.

DOMANDA:
La mia domanda si riferisce alle donatrici. Come è possibile accettare, anche solo per una questione economica, o di solidarietà, di farsi massacrare così? Io avevo un’amica che l’ha fatto e ha preso un sacco di medicine, è stata malissimo. Mi sembra assurdo. E’ perché abbiamo medicalizzato tutto?

JENNIFER LAHL:
E’ stato interessante fare le interviste a queste giovani donne: sono tutte molto intelligenti, non bevono, non fumano, sono attente alla loro salute. Era solo un fatto di soldi che le induceva a farlo, come dicono anche nel video.

DOMENICO COVIELLO:
In Italia non avviene ancora per soldi. Il problema è che quando ti sottoponi a questo trattamento, non ti dicono tutto prima ma lo scopri piano piano. Uno scopre tutte le difficoltà mentre c’è già dentro. Tante donne, alla fine del trattamento, dicono che, se solo avessero saputo, avrebbero preferito l’adozione.

ROBERTO FONTOLAN:
Bene, vorrei ringraziare Jennifer e Coviello per questa interessante e profonda occasione di riflessione. Abbiamo capito che sotto tutto c’è un problema di concezione.

Data

22 Agosto 2012

Ora

21:45

Edizione

2012

Luogo

Sala Neri GE
Categoria
Testi & Contesti