CSI, proposte sportive per la generazione Z

Aprile 2023
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Sport al Meeting, parla Vittorio Bosio, presidente del Centro Sportivo Italiano

L’attività sportiva è spesso fortemente paradigmatica della dinamica agonistica della vita, così come è anche (soprattutto) portatrice di valori. Cosa ispira la vostra azione educativa?

Spesso, lo sport è usato come metafora, ma, sotto il profilo educativo e nel nostro modo di immaginarlo, è prima di tutto esperienza. Il corpo nel tempo e nello spazio della pratica sportiva; lo spirito di squadra; il sacrificio e l’abnegazione dell’allenamento; la tensione agonistica come sguardo che cerca gli orizzonti e risultati migliori… Sono molte le dimensioni che si possono scoprire attraverso lo sport. Per il Centro Sportivo Italiano APS, emergono nelle relazioni tra atleti, allenatori, dirigenti e giudici di gara nella comunità sensibile e accogliente che si chiama società sportiva.

La digitalizzazione ha modificato sostanzialmente la socialità dei giovani. Come l’associazionismo sportivo può innovarsi per andare incontro alle nuove esigenze della Generazione Z?

La generazione Z è la protagonista di attenzioni specifiche da parte del CSI, incluso un progetto co-finanziato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Dobbiamo imparare a pensare che vita reale e vita digitale coesistono. Come è stato detto, Oggi non c’è più la dimensione On-Line. C’è quella On-Life. Ma il segreto per vivere bene questa condizione è saper unire il bello della vita reale con il bello del digitale. Lo sport è ancora esperienza reale, ma deve integrarsi, nell’uso di APP, nelle formule di gioco, nelle innovazioni dei regolamenti, nella proposta di discipline non convenzionali, con le esigenze di una generazione che fruisce dello sport in maniera diversa da quella precedente. La generazione Z è abituata a manipolare contenuti, dalla sostenibilità ai diritti umani, dagli highlights al menu di scelte. Tutto ciò interroga l’associazionismo sportivo. Come CSI abbiamo istituito un osservatorio, insieme ad istituti accademici, proprio per comprendere le nuove logiche che devono animare la proposta sportiva non futura, ma attuale. Saremo vincenti se sapremo accogliere tutti i giovani, rinnovando lo sport nelle formule, ma anche attingendo a discipline sportive meno convenzionali, come, ad esempio, quelle “urban”, oppure le tante esperienze sportive miste, che si vivono sempre con maggiore coinvolgimento.

Lo sport può essere volano di sviluppo dei territori. Qual è il compito delle società sportive in fatto politiche sociali e promozione di benessere, socialità, integrazione, inclusione?

Uno dei nostri obiettivi è passare dalle politiche sportive alle politiche attraverso lo sport. Sui territori, le società sono proprio questo: strumenti di politiche di accoglienza, educative, scolastiche, culturali, occupazionali, ecc., attraverso lo sport. Si pensi alla nuova fase di gestione sociale degli impianti, come alla capacità inclusiva dello sport. Ma non solo. Nelle società sportive, lo sport diviene strumento che produce benessere di comunità, perché favorisce una rete di relazioni fra singoli, associazioni, istituzioni. E le relazioni sono il migliore antidoto alla solitudine. E così, mentre si garantisce il benessere di tutti si ottiene un altro risultato, che è il valore aggiunto del benessere di comunità, del welfare locale e del business sociale: si sconfigge la solitudine. Lo sport stesso diviene dono e bene comune, ovvero bene relazionale. In questo ambito si realizza il welfare delle società sportive, già esse un dono speciale, già esse bene prezioso. E i beni producono bene, valore aggiunto… beneficio sociale, economico, ambientale, educativo. Gerarchicamente, è la parola educazione che, avvicinandosi alla parola sport, acquisisce un primato che si traduce in azione. L’opera educativa pone al centro del suo agire la carità. Infatti, non è possibile aiutare lo sviluppo di nessun uomo, se non lo si guarda a partire dall’insieme di esigenze ed evidenze fondamentali che lo costituiscono. Solo così è possibile condividere il suo vero bisogno, senza ridurlo a un progetto ideologico. Lo sport è, allora, bene comune, bene relazionale, strumento di sussidiarietà relazionale.

Quali progetti il CSI mette in campo per sostenere l’azione delle società presenti in maniera capillare sin nelle periferie del Paese?

Portare lo sport nelle piazze, nelle carceri e al servizio delle persone con disabilità, è quanto il CSI fa dalla sua fondazione nel 1944. I progetti che mettiamo in campo sul territorio, attraverso i nostri 154 comitati territoriali e regionali, sono davvero tantissimi e hanno l’obiettivo di sostenere l’attività delle oltre 12mila società sportive affiliate. Le tematiche di intervento spaziano dai minori, all’inclusione, dalla disabilità ai progetti nelle carceri. Dai comitati alle società sportive di base, c’è un esercito di persone che con tanti piccoli gesti aiutano ragazzi, giovani e adulti a vivere meglio. Chi si fa carico della vita di una società sportiva per promuovere l’attività educativa e formativa, che è caratteristica del CSI, si trova sempre immerso nella realtà sociale, nel contatto con le famiglie, con i ragazzi, con i problemi da risolvere. Ecco allora che lo sport è generatore di valore sociale, di prevenzione sanitaria, contrasto a malattie del nostro tempo che spesso fanno soffrire i nostri ragazzi e le loro famiglie.

Può anticipare qualcosa della presenza del CSI al Meeting 2023?

Il padiglione sport sarà come sempre un grande “centro sportivo”: un luogo di incontro e aggregazione per bambini, ragazzi, giovani ma non solo, insomma, un’attenzione a tutte le fasce d’età perché come ci ricorda il titolo del Meeting 2023, l’intera esistenza umana è un’amicizia inesauribile. Oltre alla possibilità di provare tante discipline sportive, tutte da scoprire, stiamo collaborando alla realizzazione di un convegno sui valori dello sport a servizio della crescita dell’uomo.