«Non abbiate paura della scienza». L’eredità di Francisco Ayala

Marzo 2023
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«Gli uomini, e soltanto gli uomini, sono capaci di rendersi conto che moriranno, che la loro vita terminerà. Ci risulta che nessun altro animale abbia questa consapevolezza di morte, perché nessun altro animale pratica la sepoltura rituale dei morti; altri animali gettano via i morti, o li usano come cibo, soltanto l’uomo ha la sepoltura rituale e questo indica che soltanto gli uomini hanno la consapevolezza della morte. E siccome noi siamo consapevoli del fatto che la nostra vita terminerà, ci sentiamo ansiosi e questa ansia si può calmare o può diminuire col pensiero che forse la nostra vita in qualche altro modo continuerà, col pensiero che la nostra vita ha un significato che va al di là della nostra singola esistenza».

È singolare leggere oggi queste parole di Francisco José Ayala (sulla destra nella foto, accanto a Mario Gargantini), biologo, genetista e filosofo spagnolo naturalizzato statunitense, che fu al Meeting nel 1983 e nel 2001. La frase è tratta dalla sua relazione del 1983 e si completa così: «È questa consapevolezza della morte che sta alla base, secondo me, dell’universalità delle religioni. Naturalmente io non sto parlando del contenuto delle religioni, bensì della predisposizione universale al comportamento religioso. E vorrei concludere sottolineando la natura, il carattere distintivo della specie umana, carattere che è radicato nei nostri geni, nella nostra costituzione biologica; nonostante tutte le nostre somiglianze noi abbiamo delle differenze fondamentali, differenze che possiamo riassumere nel nostro cervello grande e nella nostra capacità di formulare pensieri astratti e questo rende unica l’umanità».

Ayala si trasferì negli States nel 1961 per studiare alla Columbia University con il biologo e genetista Theodosius Dobzhansky, ottenendo la cittadinanza americana dieci anni dopo, nel 1961. Ha approfondito i temi della genetica evolutiva, in particolare delle diversità genetiche fra popolazioni, dell’origine della malaria e dell’orologio molecolare dell’evoluzione. Tra i suoi temi prediletti, trattati anche al Meeting, anche il confronto tra scienza e religione e le questioni epistemologiche, etiche e filosofiche legate alla biologia umana. Nel 2010 ricevette il Premio Templeton per il progresso nella religione.

Così, significativamente, concluse il suo intervento del 1983. «Non dovremmo mai avere paura della scienza; qualsiasi cosa che è vera per il credente non contraddice la fede. C’è stato in passato uno spettacolo molto triste a cui abbiamo assistito; noi abbiamo visto dei credenti, credenti di poca fede, che cercavano di negare l’evidenza della scienza, per paura che in qualche modo la scienza potesse contraddire le verità della religione. Non ci può essere opposizione, semmai ci può essere un complemento. Noi dobbiamo ascoltare la scienza, e non opporci ad essa».

Ecco i link delle partecipazioni di Francisco José Ayala al Meeting di Rimini, con la trascrizione dei suoi interventi.

2001 - L’evoluzione della vita sulla Terra: l’ unicità del genere umano 
1983 - Le origini dell’uomo