HASSAN AND MARCUS

Presentazione e proiezione del film di Ramy Imam in memoria dell’attore Omar Sharif. A seguire dibattito con Wael Farouq, Docente di Lingua e Letteratura Araba all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ed i ragazzi di SWAP.

 

WAEL FAROUQ:
Buonasera e grazie per essere venuti oggi, io non voglio rubare tanto tempo, voglio lasciarvi godere questo film. Non voglio presentarlo, voglio dire solo che questo film è stato il lavoro fatto da questo gruppo di SWAP che è l’acronimo di Share With All People, un gruppo nato nella Università Cattolica tre anni fa. È un gruppo nato da una grande amicizia tra studenti cristiani e mussulmani dell’Università Cattolica, all’inizio: adesso sono tante le università di Milano, l’università Statale, il Politecnico e altre. Questo gruppo è nato quando in Egitto è caduto il governo dei Fratelli Mussulmani ed è cominciato un attacco contro le chiese coopto-ortodosse: in Egitto ha provocato tante vittime e tante chiese bruciate. Così, alcuni studenti mussulmani che si erano sentiti malissimo guardando queste notizie nei giornali e nelle tv, hanno voluto denunciare questo malessere dicendo: non ci sentiamo male perché siamo mussulmani ma questo è stato fatto nel nome della nostra religione. E così ho detto loro: andate e cercate qualcosa di nuovo per la gente. Così loro sono andati a cercare altri ragazzi di origine egiziana che hanno ancora parenti che hanno vissuto questo momento drammatico. E hanno incontrato ragazzi cristiani, ortodossi, egiziani: insieme hanno cominciato questa avventura. Quando finalmente sono riusciti a trovare alcune vittime di quella violenza, sono rimasti colpiti dalla serenità di queste persone. Perché queste persone semplicemente hanno detto: sì, siamo stati provati e abbiamo vinto il male. Ci sono musulmani che hanno attaccato le nostre chiese, le nostre case, ma siamo stati protetti dai musulmani nostri vicini. Da questa esperienza, da questo incontro con le vittime della violenza, loro hanno cambiato totalmente l’oggetto della mostra che avevano pensato di fare: da condannare il male sono passati a testimoniare il bene. Questo è diventato il punto cruciale di un gruppo composto da ragazzi di diverse fedi, dove ci sono anche cattolici e altre tradizioni religiose. La prima opera che hanno fatto è stata la mostra “Quando i valori prendono vita”; la seconda cosa a cui hanno lavorato l’anno scorso sono tati i sottotitoli per questo film. Lascio a loro di presentarlo, è una bellissima commedia, spero che vi divertiate guardandola. Il film è il cuore della loro esperienza, come l’incontro può combattere e vincere tutti i tipi di ideologia e di violenza. Questo film parla di un incontro fra una famiglia musulmana e una famiglia cristiana. Era difficile fare i sottotitoli, perché quello che fa ridere in arabo non sempre fa ridere in italiano. Così, è stato un bel percorso che abbiamo fatto insieme: trovare il modo di tenere il valore che presenta questo film ma anche mantenere il film divertente come in arabo. Secondo me, far ridere in italiano come in arabo è un altro livello dell’incontro. E voglio ringraziarli perché era un lavoro molto impegnativo, loro non sono professionisti ma lo hanno fatto con amore. Adesso lascio a loro la parola per presentare il film.

MINA SALIB:
Buona sera, noi facciamo parte del gruppo Swap: il prof. Farouq ha raccontato come è nato. Nel 2013, nasce come comunità-incontro, quindi, l’incontro e la volontà dei ragazzi di riscoprire le proprie origini e di condividerle. Per questo il gruppo poi cambia nome e diventa Swap, cioè shall with all people. Ed è per questo che io voglio condividere con voi chi sono. Mi chiamo Mina Salib, sono nato in Egitto, ad Alessandria, sono venuto da piccolo in Italia e quindi ho in me sia la cultura italiana che egiziana. Ed è nato questo desiderio di capire chi sono, quali sono le mie radici, cosa c’è di bello nel mio mondo di origine, e di trovare un equilibrio con quello che invece è il mio mondo di appartenenza al momento, quindi la cultura italiana, la cultura che sto vivendo con voi. Attualmente, frequento l’università, faccio la magistrale di architettura, e questo per me è importante. All’interno del gruppo Swap, io sono una new entry. Studio al Politecnico e il gruppo nasce alla Cattolica: mi sono aggregato. Il messaggio di Swap per me è stupendo. La mostra mi ha tanto colpito ed è appagante davvero vedere quanto ha inciso nei giovani e nei meno giovani. Vi porto l’esempio di un ragazzo tredicenne che ha deciso di fare la tesina di terza media su Swap. Si chiama Lorenzo, questo ci ha veramente resi fieri. Vuole dire che abbiamo colpito e portato un messaggio, abbiamo condiviso i valori che riteniamo importanti. Non voglio dilungarmi, lascio la parola a Marina, sperando che non vi spoileri il film.

MARINA ESKANDAR:
Buonasera a tutti e grazie di essere qui con noi a condividere questo percorso che abbiamo iniziato a fare. Probabilmente alcuni di voi ci conoscono già perché due anni fa siamo venuti qua portando la mostra. Sono felice di vedere ancora nuove persone e quelli che ci hanno conosciuto allora. A me, l’ingrato compito di presentare un film senza dire di che cosa parla. Avete sicuramente visto il titolo, Hassan and Marcus: già dal titolo, si verifica nel film un incontro tra una persona, che è evidentemente Hasan, con un nome musulmano, e Marcus, che ha un nome cristiano. Il nome mostra l’identità di queste persone già al loro primo contatto. Il film è uscito nel 2008, è stato scritto da Yussuf Maaty, per la regia di Ramy Imam. Nel 2008 vuol dire che – per contestualizzarlo – siamo ancora negli anni della presidenza di Mubarak. Qualcosa durante la nostra mostra avevamo raccontato di qual era la situazione in quegli anni: all’epoca non si parlava molto delle difficoltà evidenti nei rapporti tra cristiani e musulmani. La denuncia di questo film ha causato anche problemi a livello del giudizio che è stato dato. Molti estremisti hanno incitato a boicottarlo. Ma nonostante ciò è stato comunque visto. Vi dico alcune cose che hanno detto gli attori e l’autore, in modo da darvi un’idea di quale fosse l’intuizione delle persone che hanno partecipato a quest’opera. “Il film si concentra sull’unità nazionale tra musulmani e cristiani, sul patriottismo e sulla cultura dell’altro, perché la mancanza di questi elementi è molto più pericolosa dell’estremismo, della delinquenza, e del terrorismo”. Lo scrive un giornale egiziano. I commenti arrabbiati, gli inviti a boicottare la proiezione del film rendono comunque chiaro che vi è ancora molto da fare per cambiare i pregiudizi, ma l’intento del film è anche ridere dei pregiudizi, superarli con l’ironia e con il sorriso. A volte, il sorriso riesce ad abbattere barriere che nessun dialogo potrebbe abbattere. Uno dei protagonisti dichiara che attraverso quest’opera lui dichiara guerra agli estremismi, ma lo fa con un’opera artistica. Per chi si ricorda dalla mostra quale sia la risposta degli egiziani a una violenza o all’estremismo, è sempre un gesto di bellezza. Ora vi dico una cosa del finale, senza rovinarlo. Non lascerà delle certezze, secondo me: questo è il mio giudizio e sono curiosa di sentire il vostro. Vi invito poi a scriverci sulla nostra pagina Facebook: sul sito troverete i nostri contatti. Secondo me, lascia non tanto certezze quanto proposte. Aspetto i vostri commenti e vi auguro buona visione.

WAEL FAROUQ:
Voglio dire una cosa veloce. Come vedete, Mina Salib e Marina Eskandar sono tutti e due cristiani. Forse qualcuno si chiede dove sono i musulmani: due anni fa ho fatto io questa domanda, quando abbiamo presentato la mostra, perché ho visto che c’erano solo Mina, Marina e Monica. Ho detto: ragazzi, è meglio se c’è anche quella ragazza musulmana con il velo, così la gente vede. E loro mi hanno detto: ma professore, siamo qui per presentare un’esperienza unica, non una religione. Mi ha colpito questa frase. Su questa unità voglio far loro gli auguri, perché ieri, il 22 agosto, era la festa della Madonna in Egitto. E la Madonna per noi musulmani, come per voi, è un punto di unità. In Egitto, ieri, milioni di persone, musulmani e cristiani, sono andati alla montagna dove c’è una grotta in cui noi crediamo che la Madonna con il Bambin Gesù, durante la fuga in Egitto, abbia passato del tempo. La maggioranza dei milioni di persone che fanno un pellegrinaggio per visitarla, per chiedere la benedizione, è musulmana. Così, chiuderei con una preghiera per la Madonna, per l’unità fra noi, unità che lei rappresenta come figura religiosa, sacra per i musulmani, esattamente come per i cristiani. Buona visione e grazie.

Video.

Data

23 Agosto 2016

Ora

15:00

Edizione

2016

Luogo

Sala Poste Italiane A4
Categoria
Incontri

Relatori