FULL OF GRACE

Première del film. A seguire dibattito con Terence "T.J." Berden, Produttore. Introduce Walter Gatti, Giornalista.

 

WALTER GATTI:
Buonasera a tutti, credo che la quantità di persone che sono qui stasera sia un segno importante, anche una risposta implicita a tante stupide polemiche che si sono sentite in questi giorni, visto che proiettiamo un film su Maria. Quest’anno è il Meeting che ruota intorno al “Tu”, noi stasera proiettiamo un film in cui il tu ruota intorno a un nome che è Maria. Ma attenzione, non stiamo parlando di un “Tu” oleografico. Provate ad immaginare, immedesimandovi come un nostro grande amico ci ha aiutato a fare con alcuni passi del Vangelo. Ecco, stasera noi ci immedesimeremo in qualcosa che, per una serie di motivi, i Vangeli non hanno raccontato, cioè il rapporto che c’era tra la Madonna e gli apostoli. Cosa si dicevano, che cosa avevano a che fare l’uno con l’altro, dopo, evidentemente, la morte e la resurrezione? E’ un vero piacere accogliere con noi T.J. Berden. Evidentemente, in questa nostra brevissima introduzione non abbiamo da svelare i segreti del film. Però, T.J. Berden, vorrei farti un paio di domande per introdurci, tenendo conto che al termine del film avremo, come negli anni d’oro, quando c’era il cineforum, il dibattito. Più che altro, avremo 10/15’ per fare alcune domande ed alcune risposte, anche perché T.J. è disponibilissimo a dialogare e rispondere alle domande che vorranno nascere. Però, introduciamoci al film, io avrei due domande semplici da porti. La prima domanda è questa: tu sei un produttore che ha reso questo film una realtà, insieme ad alcune persone di cui poi ci racconterai la storia, ma sei un produttore che è nato e ha mosso i suoi primi passi nel mondo del cinema con un grandissimo maestro che è Terrence Malick. Oggi ho sentito che in un’intervista tu dicevi che lui e un suo film ti hanno cambiato la vita e portato a fare: ci puoi introdurre molto brevemente che cosa è successo quando hai incontrato il suo film e come questo ti ha mosso ad entrare nel mondo del cinema?

TERENCE T.J. BERDEN:
Innanzitutto, grazie per essere qui, io sono molto lieto di esserci a nome del regista del film e di tutti gli altri produttori. Sono qui per un senso di amicizia. Adesso capisco meglio che cos’è il Meeting di Rimini, perché l’amicizia che abbiamo intessuto a Betlemme ci ha portato qui. Perché Terrence Malik è interessante? Perché è una domanda. Ci sono anche molti altri cineasti che a loro volta sono interessanti e che fanno film bellissimi, film con supereroi, film di intrattenimento: ma credo che per noi Malick sia una fonte di inspirazione perché pone delle domande. Come giovani cineasti, volevamo l’opportunità di raccontare una storia sui santi. Volevamo sapere se queste persone sono reali, se esistono oppure no, se hanno le stesse domande che abbiamo anche noi e che oggi ci poniamo, che mi pongo io come persona che vive a Los Angeles. E a partire da questo, volevamo rispondere attraverso i personaggi. Abbiamo dato una risposta alle persone a Betlemme e questa è stata una sorpresa, perché fondamentalmente siamo due ragazzi che vivono a Los Angeles vicino a una spiaggia.

WALTER GATTI:
Perché Full of grace?

TERENCE T.J. BERDEN:
Volevamo tornare agli inizi e fare un viaggio per noi stessi: pensavamo fosse interessante scegliere Maria, lei che ha avuto questa esperienza straordinaria, unica nel suo genere, che nessun altro ha mai avuto nel mondo. Ma lei non è una statua. Il regista non voleva fare una Maria come se fosse una statua, voleva un modello da abbracciare che potesse rispondere a delle domande, potesse dare risposte, potesse fare abbracciare la sofferenza. L’esperienza di Maria è stata un’esperienza di gioia ma anche di sofferenza: era molto saggia, aveva una saggezza che Pietro non aveva e che neanche gli apostoli avevano. Quindi, si comincia a vedere una donna che è piena di grazia, di saggezza, e anche del proprio figlio.

WALTER GATTI:
Oggi lei parla della differenza tra cultura cattolica ed esperienza cattolica. Avrebbe potuto fare un film così, senza un’esperienza cattolica?

TERENCE T.J. BERDEN:
Ma siamo tutti cattolici! Queste sono le nostre storie e credo che ci sia un po’ di resistenza nel fare dei film cristiani, perché abbiamo perso il valore delle cose. Abbiamo voluto fare una bella storia che mostri che queste storie sono vere, che si applicano a noi. Si può raccontare una storia che non è cattolica? Si, certo, ci muoviamo nel contesto di Malick, di Pasolini. Ma comunque Michelangelo non ha mai avuto problemi nel raccontare storie religiose. Quindi, per noi è stato una sfida, un viaggio che adesso stiamo percorrendo.

WALTER GATTI:
Ultime due cose brevissime. Hai citato Michelangelo già in un’intervista, oggi, come mai Michelangelo ti accende l’idea? Che cosa c’è in Michelangelo che ti ha mosso, che ti ha fatto scoccare la scintilla?

TERENCE T.J. BERDEN:
Perché la scintilla? Michelangelo è un uomo che ha avuto una vita durissima, un uomo che aveva bisogno di misericordia, che si è trovato di fronte alla chiesa ponendosi grandi domande. Si è messo totalmente al servizio della propria opera, del proprio lavoro. Ci sono delle storie sul Vangelo, questo è stato per noi l’aspetto più interessante.

WALTER GATTI:
Ultima domanda: qual è il miglior approccio per vedere il film?

TERENCE T.J. BERDEN:
Molto semplicemente, vi invitiamo a immergervi nel film. Il film dà, tanto quanto voi riuscite a dare al film. Potete paragonarvi ai personaggi, pensare a quello che i personaggi che ci sono nel film sono per voi nella vita. Quindi, vi auguro semplicemente buona visione.

WALTER GATTI:
Il resto alla fine del film.

DIBATTITO DOPO LA VISIONE DEL FILM

WALTER GATTI:
Qualche commento personale. Da un lato, è stato bellissimo vedere la descrizione di una chiesa affaticata, piena di dubbi. E’ bellissimo vedere gli apostoli che non sanno che pesci pigliare perché, da un lato, vi si descrive com’è ognuno di noi nei tanti momenti della vita, dall’altro si descrive la Chiesa com’è spesso. Siamo umani, siamo piccoli e di fronte a tutto questo dubbio è bellissimo vedere la risposta della Madonna a Pietro. Allora, T.J., la prima domanda che mi verrebbe da fare, poi avremo un microfono che circola. La prima domanda dal cuore è: mi pare che seguire, quel verbo attorno al quale ruota molta parte del film, era uno dei valori attorno a cui avete fatto il film. Mi viene da chiedere se è un valore per te.

TERENCE T.J. BERDEN:
Penso che il regista, che era parte di tutto il processo di realizzazione di quest’opera, era parte di una grande storia e le tre persone che ne facevano parte non avevano mai pensato di fare un film come questo. Il discorso era proprio seguire quello che stava succedendo. Pensavamo che il film in realtà fossero tre piccoli film, tre corpi, però poi, quando siamo andati sul set, abbiamo incontrato gli attori, abbiamo incontrato la persona che ha seguito la fotografia, è nato qualcosa di interessante che non era quello che pensavamo inizialmente. Esplorammo allora questa possibilità. Diciamo sempre che per noi i film sono uno strumento per un fine. Vogliamo essere in rapporto con delle persone. L’azienda che ha prodotto il film era interessata a favorire l’incontro delle persone, voleva incontrare le persone nella loro vita di tutti i giorni. Voleva semplicemente offrire a delle persone opportunità, aldilà del loro retroterra, del loro credo, aldilà del fatto se fossero cristiani, musulmani o se non credessero in niente. Volevamo che trovassero una famiglia. Per questo, molte delle persone che hanno visto il film hanno detto: “Qui c’è qualcosa di interessante, qui c’è cristianità, c’è cristianesimo”. E questa è una cosa buona, così abbiamo dato loro un modo per essere coinvolti nella passione che volevamo mettere in quello che abbiamo fatto. Abbiamo seguito i nostri interessi, i nostri interrogativi. Questo ci ha permesso di coinvolgerci nella vita delle persone. L’attrice che alla fine di tutte le riprese, sei mesi dopo, ci ha detto la sua storia: non è una madre, non ha figli, ma si è incontrato con una donna che aveva appena persa il suo bambino e si è sentita scioccata dal modo in cui è riuscita a sentire di amare questa donna. Ci ha detto che è stato grazie al film, perché si è posta di fronte a questo lavoro. Non stava rivolgendosi alla Madonna ma è entrata nell’esperienza di Maria e questo l’ha cambiata. Per lei è stata veramente un’esperienza incredibile. Sì, bisogna seguire questa strada.

WALTER GATTI:
Grazie, la seconda domanda che mi viene spontanea è questa: voi avete raccontato la fetta iniziale di cristianesimo in un modo molto semplice, molto realista. Noi vediamo persone, vediamo volti. Mi colpisce molto quando la Madonna, nelle ultime scene, rivolgendosi agli apostoli, dice: “Ma vi ricordate la prima volta che lui vi ha guardato?”. E’ un modo molto umile, semplice, diretto di raccontare il cristianesimo che ad esempio, io, ma penso molti qui, trovano confacente, vicino, emozionante per sé. Ecco, la domanda è: questo film è uscito a gennaio negli Stati Uniti, come gli americani hanno reagito alla storia che avete raccontato e alla modalità così umile, semplice, poco platinata con cui avete raccontato tutto questo?

TERENCE T.J. BERDEN:
Molte persone sono rimaste colpite, qui avete una chiesa bellissima, costruita nel 1400, siete veramente circondati dalla bellezza ovunque andiate. Noi abbiamo cose che sono forse vecchie di poco più di duecento anni. E’ quello che consideriamo molto antico, una cosa inimmaginabile. Come americani ci sentiamo un po’ distaccati, avevamo questo timore che anche il pubblico si sentisse distaccato dall’inizio. Siamo puritani, anche come cattolici questa è la nostra storia, veniamo da una tradizione di popoli che hanno lasciato tutto e tutti e sono andati in America. Quindi, l’esperienza cristiana in America è ancora una specie di esperimento, ma siamo stati comunque segnati dall’esperienza protestante che ha un’interpretazione molto letterale. Anche quella cattolica è un’interpretazione molto letterale del cristianesimo. L’azienda per cui lavoro, “Outside the box”, ha impostato tutta una serie di presentazioni negli Stati Uniti, in pratica ha dato accesso al film gratuitamente. Siamo un’organizzazione non profit, quindi riusciamo a guadagnare qualcosa dalla vendita dei DVD, però abbiamo visto che c’era una necessità di portare questo film nelle parrocchie e far sì che le persone, solo guardando il film, niente di più, potessero poi raggiungere gli altri, rincontrarsi nelle comunità: quello che succedeva a Betlemme e quello che abbiamo fatto qui, quasi entrando in chiesa e portando il film alle persone. Il risultato è stato una risposta molto molto positiva, molta gratitudine. Penso che questo momento di Comunione e liberazione sia poi veramente un dono che ci è stato fatto. Non è però un’esperienza che si vive comunemente nella chiesa in America: qui abbiamo avuto la possibilità di aiutare le persone a tornare alle origini e accompagnarle lungo la storia del Vangelo. Un’esperienza molto positiva.

WALTER GATTI:
Qualche minuto per alcune domande evidentemente ce lo abbiamo. Credo che ci sia il microfono da qualche parte. Ecco qua, abbiamo una mano alzata, pregherei tutti quelli che alzano la mano di alzarsi in piedi, prendere il microfono, dire il proprio nome in modo tale che T.J. possa vedervi.

DOMANDA:
Complimenti per il film, credo possa essere utile proprio come scoperta dell’ elemento, che non so quanto fosse consapevole in loro, della tradizione. Il film èlegato ai due protagonisti che sono Maria e Pietro. Il riferimento costante, attraverso i flashback, attraverso Maria e Pietro, all’inizio, attraverso l’annunciazione, alla storia di Maria con Gesù e il riferimento a Pietro, con il richiamo costante alla barca nel lago di Tiberiade. Questa è la struttura di fondo, a mio parere. Che cosa emerge? Quello che la tradizione più antica dei padri ha riferito a Maria Maddalena, che viene richiamata alla fine, al momento della resurrezione, e a Maria, la madre di Gesù, che veniva definita “apostola apostolorum”. Non so quanto questo sia stato consapevole nel regista ma è chiarissimo: gli apostoli hanno trovato difficoltà nella fede dopo la risurrezione. Il ruolo di Maria, la madre di Gesù, e il ruolo di Maria Maddalena nella tradizione costante dei padri è dire agli apostoli: “Gesù è risorto”, una testimonianza. A me sembra che il film rispecchi molto acutamente questo elemento. Ma mi fermo, vorrei soltanto dire che la realizzazione del film è felice laddove questo aspetto del richiamo alla vita precedente di Maria e alla vita precedente di Pietro è più efficace. Mi rammarico che la parte centrale venga affidata molto di più alla parola. Grazie.

WALTER GATTI:
Grazie Monsignor.

TERENCE T.J. BERDEN:
Grazie, quello che ha detto sulla tradizione è molto interessante perché una delle prime domande che riceviamo in America è sempre: “perché non è scesa Maria?”. Letteralmente, perché non è andata su. Perché, soprattutto nelle rappresentazioni artistiche italiane, si vede questa assunzione di Maria, rappresentata in maniera grande. Ma non capiscono la nostra missione, l’interesse verso l’insegnamento. Sì, Maria era senza peccato, però è morta di una morte come il figlio. La verità ha due posizioni, una certa visione va da un lato e una visione va dall’altro. Entrambe sono ragionevoli ma a nostro avviso, per capire la tradizione, dovevamo leggerla attraverso la nostra esperienza. Per noi aveva senso che lei seguisse lo stesso percorso del figlio fino alla fine. Stando a quanto ha commentato l’Arcivescovo, posso dire che non volevamo inventarci nulla, però attraverso questa forma d’arte volevamo mostrare le cose in modo nuovo rispetto a come la Chiesa ha sempre raccontato.

WALTER GATTI:
Grazie, altre domande? Alzare la mano. Se può, alzarsi in piedi e dire il nome.

DOMANDA:
Annalisa, come si può chiedere una copia del suo lavoro? E’ disponibile per le parrocchie? Io sono interessata a presentarlo nella mia, se ci può dire come si può fare.

WALTER GATTI:
Chiedo scusa, allora, T.J., visto che è uno dei temi che ci interessano di più, sicuramente rispondi a questa domanda e poi dicci anche a che punto siete per quanto riguarda la distribuzione sul mercato italiano.

TERENCE T.J. BERDEN:
Grazie per questa domanda. Negli Stati Uniti è disponibile ovunque: su iTunes, nei nostri centri commerciali. La distribuzione laica è coperta. L’anno scorso ho avuto la fortuna di incontrarmi con Papa Benedetto e la cosa che mi ha detto è stata: “Avete fatto un bel film”. Abbiamo usato la distribuzione laica, che porta il nostro film ovunque: è una cosa positiva perché più persone potranno accedere al film. E non abbiamo una distribuzione religiosa. Negli stati Uniti è anche disponibile in DVD, con download digitali. Ma la cosa più interessante per noi come produttori è che vogliamo portare il film nelle parrocchie, nei centri culturali e instaurare un dialogo come questo con le persone, magari anche degli scontri, perché no? Negli Stati Uniti, in un mese abbiamo fatto dieci rappresentazioni nelle parrocchie. Sta veramente prendendo piede, potete anche andare a vedere il nostro sito Internet per capire come organizzare questa iniziativa. In Italia siamo proprio all’inizio, c’è una metodologia diversa. Federico, Marcello Cesena e Angelo Mattioli sono amici che abbiamo in Italia che mi hanno aiutato a capire come funziona con la sensibilità italiana. Ci stiamo quindi preparando, stiamo cercando di vedere come può funzionare perché qui è diverso rispetto agli Stati Uniti. Ci aspettiamo di avere un’ampia distribuzione in Italia, speriamo che il film venga presentato a dicembre nei cinema, poi in DVD, poi in televisione. Un modo semplice per seguirci è vedere il nostro sito, i social media.

WALTER GATTI:
Ecco, io coglierei uno degli spunti che ha lanciato poco fa T.J., anche perché se qui ci sono rappresentanti di centri culturali, di reti, di parrocchie, sicuramente varrebbe la pena che chi è interessato ad entrare in rapporto con loro li inviti. Alla fine di questa nostra serata ci possiamo scambiare delle mail in modo tale da creare nei prossimi mesi delle opportunità, delle occasioni. La settimana prossima T.J. sarà in Sicilia, a Catania, per presentare il film. C’è spazio ancora per una domanda.

TERENCE T.J. BERDEN:
C’è qualcuno a cui non è piaciuto? Va bene lo stesso, con sincerità. Gli Italiani non vogliono scontrarsi, eh?

WALTER GATTI:
Oppure è piaciuto a tutti! Allora, ultimissima domanda, la faccio io. Quando è finito il film? Quando l’hai visto per la prima volta? Qual è stato l’impatto?

TERENCE T.J. BERDEN:
Un sacco di emozione, ho pianto, ho riso, ho vomitato. E’ stato un processo molto lungo. Ogni volta che lo guardo, c’è qualcosa che mi sorprende. Questa sera c’era Maria che diceva: “non perdiamo altro tempo!”. E non avevo mai sentito quella frase prima, l’ho visto almeno mille volte. Quindi è continuamente una sorpresa, per me, vedere che questa cosa adesso è viva. Speriamo per i prossimi film di fare una cosa su san Paolo con una distribuzione ancora più ampia.

WALTER GATTI:
Ci dobbiamo lasciare assolutamente con un applauso per T.J. e per il suo team di lavoro.

Data

21 Agosto 2016

Ora

21:00

Edizione

2016

Luogo

Sala Neri CONAI
Categoria
Incontri