Dalla gratitudine alla Città Bianca: ecco perché si fa il Meeting a Ostuni

Agosto 2020
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di Gianluca Porta

«Ho sempre detto a mia figlia che volevo costruire il Meeting anch’io. E quest’anno è successo». Quando si ascolta Angela parlare del perché abbia deciso di fare il Meeting a Ostuni, la parola che ripete più spesso è “gratitudine”. Dopo tanti amici invitati a Rimini negli anni, la possibilità di riproporre la stessa bellezza nella propria città è travolgente. Ed è la fonte da cui nasce uno sguardo nuovo.

Ogni aspetto dell’organizzazione, dalla scelta delle mostre a quella degli incontri rivela il desiderio di Angela e dei suoi amici di fare «una cosa per tutti», per abitanti di Ostuni e per i molti turisti che ad agosto si riversano nella città pugliese. Da questo la scelta di proiettare in differita l’incontro di Carrón, perché, afferma Rita, «la speranza non è ottimismo, ma una certezza. E io voglio che i miei concittadini incontrino la sede della mia certezza».

Anche la ricerca di uno spazio adatto è stata pervasa dalla stessa gratitudine: il direttore del Museo Civico, dopo aver visto la mostra “Francesco e il Sultano” a dicembre, voleva andare al Meeting. Quando poi ha scoperto che ci sarebbe stato, in forma diversa, nella propria città, ha deciso di mettere a disposizione gratuitamente gli spazi che aveva. E oggi, nel centro di Ostuni, tra la piazza principale e la cattedrale, ogni turista visitando la città non può non vedere quello che Angela e i suoi amici hanno creato.

Ad oggi, ogni evento è sold out e persino ieri sera, mentre a pochi chilometri di distanza c’era Max Gazzé in concerto, la sala in cui si proiettava l’evento del Meeting era piena. Così come la proiezione dello spettacolo di Dostoevskij e tutti gli incontri che sono stati proposti. Angela non ha dubbi: sa che quello che lei e i suoi amici stanno facendo ha toccato il cuore di tutti e chi viene e vede non può che esserne commosso.