Verso un’economia sostenibile. La sfida della ripartenza

Redazione Web

Rimini, venerdì 21 agosto – «Siamo usciti dalla fase uno, stiamo vivendo la transizione verso la fase due dell’emergenza Covid, l’emergenza ha accelerato i processi di cambiamento: quali sono le azioni da mettere in campo?». Con queste parole Guido Bardelli, presidente Cdo, ha introdotto i lavori dell’incontro “Verso un’economia sostenibile. La sfida della ripartenza”, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, Eni, Enel, Apt Emilia-Romagna e con la partecipazione di: Roberto Gualtieri, ministro dell’Economia e delle Finanze; Gigi De Palo, presidente Forum Nazionale delle Associazioni Familiari; Vito Grassi, vice presidente Confindustria; Giorgio Merletti, presidente Confartigianato; Luigi Sbarra, segretario Generale Aggiunto CISL.

«L’Italia di fronte alla pandemia ha mostrato unità e coesione, ha tratto da essa energia sociale, civile e spirituale; l’Europa l’ha riconosciuto dandoci più finanziamenti degli altri Stati europei»: così ha esordito Gualtieri. «I dati economici del rimestre attuale mostrano segni di un rimbalzo tale da far ben sperare di chiudere l’anno vicini alle previsioni iniziali. Il metodo messo in campo dall’Italia che ha sorpreso il mondo è stato di partire innanzitutto dalla salvaguardia delle vite umane e questo ha creato le premesse per la ripartenza, anche col sacrificio che il popolo italiano ha saputo sopportare. Abbiamo saputo dare il corretto sostegno a tutte le categorie», ha proseguito, «e al G7, a cui ho partecipato, tutte le istituzioni internazionali mi hanno esortato a proseguire su questa linea per non disperdere la capacità produttiva.

La stessa opinione pubblica europea ha cambiato il suo giudizio sull’Italia e questo ha consentito di dare all’Italia cospicui finaziamenti. Adesso viene il momento di non tradire la fiducia dell’Europa e di dimostrare che il debito che ha contratto con l’Italia è un debito buono, come ha detto Draghi. Occorre non solo una capacità del governo centrale per spendere bene questi soldi ma anche il concorso delle singole imprese, che per fare questo non dovranno pensare solo al proprio core business ma a progetti di sistema di cui molti altri potranno beneficiare. Al momento», ha aggiunto Gualtieri, «abbiamo già ricevuto 534 progetti e altri ne stanno arrivando ma manderemo avanti solo quelli che sapranno incidere profondamente nel cambiamento dei nodi strutturali: giovani, ricerca, formazione, innovazione, riduzione delle emissioni, creazione di nuova e piena occupazione».

Gli artigiani, le piccole e medie imprese che costituiscono il 90% delle aziende italiane, ha poi evidenziato Merletti, hanno resistito alla crisi e anzi hanno utilizzato questo tempo per innovare, quindi avranno un futuro: «Priorità è semplificare il carico burocratico e applicare leggi molto buone come quella dello Statuto delle Imprese. Poi bisogna cambiare mentalità e pensare più al lavoro di cittadinanza che al reddito di cittadinanza perchè il bene primario è il lavoro e non il reddito». E quale sarà il ruolo del sindacato? Secondo Sbarra «la persona è centrale, quindi bisogna fare scelte coerenti, perchè la vita umana è il bene supremo. Perciò il sindacato lavorerà su due direttrici: dare sicurezza ai lavoratori e aiutare la trasformazione produttiva spendendo bene gli aiuti europei. Nel frattempo chiediamo di prorogare le tutele emergenziali del lavoro fino a fine anno, tra cui il blocco dei licenziamenti, altrimenti andremo incontro ad un dramma sociale».

Grassi ha proseguito: «Prima della pandemia l’Italia mostrava povertà crescente e redditi in calo, ma in realtà è dal dramma delle Torri Gemelle, 20 anni fa, che siamo in crisi economica costante. Dunque l’Italia non ha mostrato come sistema-paese capacità di cambiamento. Inoltre chiediamoci: ma da quale cambiamento dobbiamo partire? Etica, cultura e politica, per citare Papa Francesco, ed esattamente in questo ordine di priorità. Ma anche un cambiamento profondo, solido e strutturale, secondo Gualtieri: «Nessuno ce la può fare da solo e l’abbiamo visto nel nostro rapporto con l’Europa quando ci ha dato i fondi nel momento in cui siamo risultati credibili. Sicuramente si dovrà partire dalla formazione di lungo periodo». De Palo ha concluso: «Le famiglie hanno preso sulle spalle questa crisi e hanno fatto il miracolo garantendo l’educazione ai figli e il sostegno agli anziani. Dobbiamo quindi garantire condizioni affinchè la famiglia sia tutelata e il vero punto è alla radice: bisogna sostenere la natalità in un’Italia capace di sostenere la famiglia. Non voglio vedere i miei figli andare a lavorare all’estero e nemmeno vedere che la nascita di un figlio sia una tra le prime cause di povertà in Italia».

(A.L.)

Scarica