Una nuova visione per l’Europa

Redazione Web

Rimini, giovedì 20 agosto – Bernhard Scholz, presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, ha introdotto l’incontro, sottolineando che 21 luglio 2020 sarà ricordato come una data storica per l’Europa, perché dai paesi membri è stato istituito un fondo per il rilancio da 750 mld. Questa occasione, ha osservato, richiede a tutti gli Stati una responsabilità solidale ed a ogni governo lungimiranza nello sfruttarla.
Luca Beccari, segretario di Stato per gli Affari Esteri, la Cooperazione Economica Internazionale e le Telecomunicazioni della Repubblica di San Marino, ha porto i saluti della Repubblica al Meeting, ed ha colto l’occasione per auspicare che presto sia conclusa positivamente la trattativa con l’Europa per l’associazione alla comunità di San Marino (assieme ad Andorra ed al Principato di Monaco).
David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo, ha partecipato all’incontro rilasciando un’intervista nella quale ha risposto a tre domande. La prima ha riguardato i punti decisivi per proseguire nella strada di integrazione europea. «Precisare la governance del Parlamento Europeo», ha risposto Sassoli, «poi dotare l’Unione di risorse proprie e di conseguenza costruire una adeguata programmazione del prossimo bilancio settennale, che mantenga le promesse di sviluppo ecologicamente sostenibile e politiche per i giovani».

Si è quindi aperto un dialogo, sempre da remoto, con Luciano Fontana, direttore de Il Corriere della Sera, e Maurizio Molinari, direttore di Repubblica.
Scholz ha domandato a Fontana se ritenga l’ Europa e l’Italia pronte ad affrontare le sfide che la contingenza propone. Per il direttore, «L’Europa si trova di fronte ad una sfida decisiva per la sua esistenza; negli ultimi anni si è sviluppato nei cittadini un sentimento di disaffezione verso le istituzioni europee, originato anche dal modo in cui sono state affrontate le recessioni degli ultimi decenni ed il fenomeno dell’immigrazione. L’Europa, di fronte alla pandemia, ha fornito una risposta fuori dai vincoli dell’egoismo nazionale, ma il cambio di passo è ancora tutto da costruire. Quanto all’Italia, è necessario che presenti progetti all’altezza della situazione, quelli che costituiscono il “debito buono” ricordato qui al Meeting da Draghi, e che si occupino soprattutto dei giovani».
Ma l’Italia è pronta ad affrontare questa sfida di programmazione? «Purtroppo ho molti dubbi, determinati soprattutto dal modo in cui stiamo procedendo» ha replicato Fontana. «Non vedo alcuna forza politica che abbia un’idea delle ragioni del nostro declino. La Commissione Colao, gli Stati Generali hanno proposto una messe di interventi, ma nessuno è stato capace di definire quelle quattro o cinque azioni strategiche di cui l’Italia ha veramente bisogno: salute, ricerca, infrastrutture, riconversione dell’economia e istruzione, istruzione, istruzione».

Scholz ha così posto la seconda domanda a Sassoli: il Parlamento Europeo può essere valido strumento del superamento delle differenze, emerse negli ultimi anni, tra stati del sud, nord ed est Europa? Il presidente ha esordito citando Jean Monnet, per cui «l’Europa si farà attraverso le sue crisi», e quella indotta dalla pandemia obbliga ad una risposta comune. Tuttavia, secondo Sassoli, «una risposta comune necessita un adeguato strumento decisionale che rispetti i principi della democrazia, che si fonda sul compromesso». Pertanto, l’attuale sistema che prevede la possibilità anche per un solo paese di bloccare col veto le decisioni della maggioranza, non è democratico: «Il veto è lo strumento degli egoismi nazionali che impediscono una efficace lotta alle diseguaglianze».
Scholz ha poi coinvolto nel dialogo Molinari, chiedendogli se creda in un effettivo cambio di passo dell’Europa. Il direttore di Repubblica ha fatto constatare che la reazione al Covid, forse più per la paura delle conseguenze, sta spingendo molti leaders europei in una direzione impensabile fino a poco tempo fa; soprattutto la posizione assunta da Francia e Germania, fa ben sperare: l’azione di Angela Merkel in tema di diritti digitali è significativa.
Ma questo cambio di passo potrà rafforzare l’Europa, da alcuni percepita come una istituzione burocratica lontana dai suoi cittadini? Secondo Sassoli ciò è possibile: «La pretesa lontananza dell’Europa è una falsa rappresentazione, perché l’Europa funziona, oltre e più che a Bruxelles, attraverso i governi e le istituzioni nazionali. Ma il punto fondamentale è che non tutto può essere affidato alla politica, bisogna che i cittadini partecipino e aderiscano al progetto europeo. Noi abbiamo bisogno dei cittadini per fare l’Europa: come si diceva ai tempi della fondazione, serve un’Europa dei popoli e non delle nazioni».

Da Fontana un’ipotesi su come ciò possa accadere: «Sviluppando l’integrazione politica oltre quella economica: attraverso una politica estera comune, una difesa comune, comuni istituzioni di ricerca, ma soprattutto aumentando gli strumenti di partecipazione democratica, con le riforme di governance auspicate da Sassoli». Anche per Molinari, la risposta passa attraverso lo sviluppo di una maggiore solidarietà, declinata attraverso azioni dirette alla lotta alle diseguaglianze, ai cambiamenti climatici, alla protezione dei diritti digitali.
Sholz ha concluso il dibattito chiedendo a quale dei tre poteri dal individuati da Joseph Nye (hard, soft e smart) l’Europa debba mirare. Secondo Fontana «È nel dna dell’Europa di incarnare uno smart power», come concorda Molinari, ribadendo che l’Europa può fare la differenza a livello mondiale, attraverso la battaglia sui diritti digitali.

(C.C.)

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