Un nuovo giorno per il mondo: la pandemia, occasione di cambiamento globale?

Redazione Web

Rimini, sabato 22 agosto – La pandemia, i repentini cambiamenti, le minacce e le opportunità: Bernhard Scholz, presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, ha dialogato con Enrico Letta, presidente Istituto Jacques Delors nell’incontro “Un nuovo giorno per il mondo?”, intervallato da contributi video di importanti figure del giornalismo internazionale.
Desi Anwar, giornalista e conduttrice TV CNN (Indonesia), ha posto l’accento sulle opportunità, per crescere come individui, come nazione, come comunità, che la drammatica pandemia ha apportato alla società: dalla consapevolezza della problematica dell’inquinamento, capace di oscurare il cielo della capitale indonesiana, alla presa di coscienza degli aspetti sociali e della dipendenza di tutti noi da settori quali la sanità, la scuola, il terziario, in precedenza oggetto di scarsa attenzione da parte sia del governo che della società stessa.
Aleksandr Archangel’skij, scrittore, conduttore tv, giornalista (Russia), ha invece illustrato, confutando tesi negative con altrettante positive, come il Covid-19 abbia dimostrato che la solidarietà delle basi è più forte di qualunque Stato: «La società ha iniziato ad unirsi in modo gratuito: quanto più duri sono stati i confini politici tanto più forte è stata la possibilità di aprire dei contatti oltre le frontiere politiche. Una unità virtuale che ha coinvolto il mondo della cultura, dei teatri, delle chiese». E ancora, secondo Archangel’skij, i valori umanitari sono diventati importanti non solo per gli intellettuali. Ne è esempio la Bielorussia, paese in cui le proteste hanno non tanto un carattere politico quanto umanitario, con una partecipazione estesa a tutte le classi sociali.
Enrico Letta ha quindi rilevato, alla luce dei due contributi, come emergano tre parole chiave: la collaborazione, divenuta intra-generazionale ed internazionale, la società che deve essere forte e consapevole dei propri importanti valori per affrontare anche le imposizioni dettate dalla pandemia e, in ultimo, i confini che, seppur fisicamente chiusi, sono oltrepassati dalla pandemia, così come avviene con le grandi migrazioni o l’inquinamento. «Entriamo in un mondo», ha affermato Letta, «in cui è necessaria una collaborazione e una mentalità globale».

Ceferino Reato, giornalista e saggista (Argentina), cita espressamente Julián Carrón affermando che la pandemia «è un momento che ci costringe a pensare». Dall’Argentina, paese in sofferenza per il lockdown e per i risvolti economici e sociali, si guarda con ammirazione il risultato europeo per l’esito dei negoziati e il Recovery Fund, ma a livello mondiale il giornalista sottolinea la mancanza di leader globali, situazione che, unita all’aumento della povertà, potrebbe portare alla comparsa di forze oscure nazionaliste e radicalizzate, che potrebbero avere successo.
Dall’intervento video di David Brooks, editorialista del New York Times (USA), emergono, come evidenziato da Letta, altri due termini fondamentali che identificano questo momento: disuguaglianza e sfiducia. La pandemia spinge noi e i sistemi a cogliere le disuguaglianze e cercare di superarle e tale impegno deve essere ai primi posti nella lista degli impegni del post-Covid. La sfiducia, già presente in fase pre-Covid negli Usa, si è accentuata non solo nei confronti della classe dirigente, ma anche reciprocamente tra i cittadini americani stessi. E su questa mancanza di fiducia si dovrà lavorare anche a livello UE mettendola al centro dell’impegno perché la democrazia si rinnovi a fronte di una democrazia rappresentativa che ha difficoltà a seguire il passo con l’innovazione e la stessa digitalizzazione.
«È necessario», ha affermato Letta, «rinvigorire la democrazia con strade nuove: creatività, democrazia partecipativa e deliberativa». E l’Italia, che il prossimo anno avrà la presidenza del G20, ha una ulteriore opportunità per rilanciare questa fiducia in un contesto internazionale.

Christine Ockrent, giornalista, conduttrice TV e saggista (Francia), ha invece proposto un contributo video in cui è emersa l’evoluzione dell’approccio europeo: dall’inziale ricerca di una soluzione singola e nazionale alla scoperta che tale via non è percorribile e che, invece, gli europei hanno un destino comune nelle loro mani. I prossimi mesi, ha dichiarato la giornalista francese, saranno molti difficili per il tessuto sociale, messo a durissima prova e ci si troverà di fronte ad un test per i nostri sistemi democratici.
Tocca ancora ad Enrico Letta trarre le conclusioni di queste riflessioni. «Non siamo ancora salvi», ma, pur di fronte al rischio di derive nazionalistiche da contrastare sul nascere, bisogna sottolineare il rapido e lodevole esito dei negoziati, con una risposta solidale per far fronte alle problematiche economiche e sociali che deve avere al centro, come sottolineato anche da Mario Draghi al Meeting, i giovani e l’educazione. Infine, Letta ha affrontato il tema della socialità europea: «La Conferenza sul Futuro dell’Europa, che avrà inizio nell’autunno 2020, deve essere uno strumento importante per poter agire su questo argomento».
«La pandemia ha dato un’occasione all’Europa per continuare ad esistere in futuro», ha concluso Letta, «ma che deve ancora essere conquistata. In un mondo sempre più grande, essere integrati a livello europeo significa permettere ad ogni paese di non avere l’obbligo di scegliere se essere una “colonia” di grandi potenze quali Usa o Cina, ma esistere davvero in quanto europei».

(S.Z.)

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