Sfide: un approccio sportivo alle dinamiche aziendali

Redazione Web

Rimini, 20 agosto – Può lo sport parlare la lingua  dell’azienda? L’incontro “Training to win. Diventare squadra. Come imparare a passarsi la palla tra campo e azienda”, che si è svolto nel padiglione C7 dello Sport Village, ha messo a tema nell’intensa programmazione sportiva del Meeting, offerta in collaborazione con Master Group Sport, il contributo delle dinamiche sportive alla costruzione di un gruppo di lavoro e all’ottimizzazione delle risorse personali in ambito aziendale. L’appuntamento di dialogo pomeridiano allo Sport Village è stato preceduto alle 12 dall’incontro Buu al razzismo. Quando lo sport vince il razzismo”, con Luca Danovaro, chief marketing officer di F.C. Internazionale, e Piero Vietti, responsabile dell’inserto sportivo de “Il Foglio”,  oltre che dalle numerose manifestazioni sportive di giornata del padiglione, tra cui i training di FC Barcellona, FC Internazionale Milano, Federazione Italiana Pallacanestro, Omag S. Giovanni in Marignano per la Lega Volley Femminile, una dimostrazione di tchoukball, a cura del CSI e di Tchouball Italia, e l’esibizione di ginnastica acrobatica a cura della Polisportiva Riccione sezione ginnastica acrobatic team Riccione.

«Training to win è un servizio di formazione di Randstad Sport che utilizza la metafora dello sport per tradurre dinamiche proprie dei contesti aziendali e scolastici, nell’ottica di stimolare la collaborazione interpersonale», ha spiegato Jack Sintini, campione di volley, ora sales manager per Randstad Sport. Le sfide sportive hanno molto da dire alle difficoltà che si incontrano in ambito aziendale e non solo: a proposito di cambiamento e adattamento di fronte alle novità professionali, Sintini ha parlato del primo grande trasferimento della sua carriera da Ravenna a Treviso e della sfida del tumore: «Avevo raggiunto tutto, ma mi sono ammalato di cancro e per circa un anno sono dovuto restare lontano dai campi. Ora posso dire che è stato un periodo molto utile, diverso. Dopo sette cicli di chemio e il trapianto di midollo sono stato bene e ho giocato per altri cinque anni, ma da quell’esperienza sono nate tantissime opportunità, tra cui il mio lavoro attuale».

Moreno Torricelli, campione di calcio, parlando di team building, ha ricordato gli anni della Juve di Lippi: «La grande qualità di Lippi è stata formare un gruppo veramente unito. Ha inventato la cena obbligatoria del giovedì solo tra compagni di squadra, innescando un senso di appartenenza potentissimo».  La costruzione del gruppo passa però innanzitutto dalla presa di coscienza delle qualità personali, sottolinea Samuele Robbioni, counselor in psicologia dello sport e docente Randstad HR Solutions: «Lo sport ci insegna a lavorare sulle qualità delle persone. Siamo abituati fin da piccoli a soffermarci sui nostri limiti, però tante volte ci dimentichiamo di valorizzare le cose che sappiamo fare veramente bene. I coach più bravi con cui ho lavorato sono quelli che durante la sessione d’allenamento, certo, fanno ragionare gli atleti su quello che possono migliorare, ma a fine allenamento se sei bravo a tirare un calcio di rigore passi mezz’ora a tirare un calcio di rigore, perché la consapevolezza di quello che sai fare bene trasformerà i tuoi limiti in punti di partenza. La leadership non è altro che una forma di consapevolezza».

(L.V.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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